Un’opera dell’artista spagnola Evita Andújar e un paio di scarpe rosse, emblema della lotta contro la violenza di genere e gli abusi sulle donne a tutte le latitudini. In occasione della celebrazione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Centro d’arte Raffaello ha scelto di accendere i riflettori sul tema della condizione femminile esponendo, nella vetrina della sede di via Emanuele Notarbartolo 9/E a Palermo, l’opera “Nascondiglio”, presente in galleria insieme ad altri dipinti della pittrice che, nel marzo 2023, terrà una sua personale negli stessi spazi.
Un modo per esprimere solidarietà e vicinanza incondizionate alle donne che sperimentano sopraffazioni, non necessariamente fisiche, solitudine e abbandono. Con uno sguardo rivolto però alla possibilità di rinascere e rinnovarsi.
“Ogni anno, la nostra vetrina espone un’opera a fianco di un paio di scarpe rosse –– spiega Sabrina Di Gesaro, direttore artistico del “Centro d’arte Raffaello” – che rappresenta un segnale per simboleggiare la nostra attenzione al tema”. “E anche oggi, alla nostra maniera, attraverso uno strumento potente come l’arte – prosegue – noi desideriamo contribuire a veicolare un messaggio di forte condanna contro ogni forma di violenza sulle donne”.
“In occasione della data del 25 novembre 2022 – prosegue – abbiamo voluto dare spazio a un ritratto di donna dell’artista andalusa Evita Andújar, che pone l’accento su ogni singola sfumatura dell’animo femminile”. Un’osservazione critica dell’impiego distorto dei soggetti femminili nei canali di comunicazione contemporanea.
“Il focus del lavoro di quest’artista – osserva Sabrina Di Gesaro – è un’analisi multisfaccettata e senza filtri della dimensione femminile nel suo ambito più intimo, nei suoi labirinti più segreti, ma è anche una riflessione sull’apparire della donna attraverso i selfie nei social e i ritratti di sé nelle realtà virtuali che la restituiscono al mondo esterno”.
“I soggetti femminili di Evita Andújar – aggiunge – sono donne del nostro tempo, di un oggi che le segna, le disfa, le liquefà: così l’esposizione diviene una lente attraverso cui guardarsi a fondo, osservarsi dentro, nelle proprie contraddizioni, nelle lacrime, nella forza e nella gioia”.
“Il nostro augurio – conclude il direttore artistico – è continuare a consolidare un percorso verso la consapevolezza di chi siamo rispetto a ciò che mostriamo, all’insegna di un ritrovato rispecchiamento rispetto alle nostre vocazioni più profonde e di un riscontro puntuale tra immagine e verità”.