Capo d’Orlando: la voce dei bambini della scuola di Piscittina “donne, vita, libertà”

La piazza di Capo d’Orlando, si è fatta promotrice nel manifestare solidarietà alle donne iraniane. A seguito dei fatti accaduti in Iran il 13 settembre 2022, rivolta civile e media internazionali, hanno dato voce e visibilità alla protesta che chiede l’abolizione della legge che obbliga le donne ad indossare il velo, la fine della repressione e dell’impunità.

Dal 12 al 16 ottobre in Piazza Matteotti, ci sono e ci saranno una serie di manifestazioni in solidarietà della condizione femminile in Iran. Giorno 14 ottobre i ragazzi delle classi quarta e quinta elementare del plesso di Piscittina Istituto Comprensivo G. Paolo II, hanno dato il loro contributo con un corteo che ha sfilato per tutta l’isola pedonale del paese con degli striscioni al grido “Donne, Vita, Libertà”. I ragazzi molto curiosi, hanno fatto molte domande per capire un paese dove il contesto civile, è molto diverso da quello italiano ed europeo. I rappresentanti delle associazioni orlandine nelle qualità hanno accolto le classi e sfilato insieme a loro. Franca Sinagra per l’Associazione di Toponomastica Femminile, Francesca Pietropaolo e Donatella Ingrillì per l’Associazione Recitando e Parolando e Nicola Chiaromonte per l’Associazione Homo Faber, presente anche Nino Cappa e tutte le insegnanti delle classi che hanno coinvolto i ragazzi nel progetto.

La piazza è stata allestita con un palco di sagome femminile, accanto alle quali, i ragazzi hanno recitato alcuni versi, per conoscere, approfondire e sostenere il contesto in cui versano le donne in alcuni stati islamici.

Domenica alle 18:00 ci sarà la manifestazione conclusiva.

La sottomissione alla quale sono poste le donne in alcuni stati islamici è storia vecchia, il 13 settembre Mahsa Amini, è stata arrestata a Teheran dalla cosiddetta “polizia morale” iraniana. «

Non è insolito che regolarmente donne e ragazze siano sottoposte ad arresti, detenzioni arbitrarie, torture ed altri maltrattamenti per non aver rispettato l’obbligo discriminatorio di indossare il velo. Secondo alcuni testimoni oculari, Mahsa Amini è stata picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. In poche ore, è stata trasferita all’ospedale di Kasra dopo essere entrata in coma. È morta tre giorni dopo. Le autorità iraniane hanno annunciato indagini negando contemporaneamente qualsiasi illecito, ma questo non è bastato a fermare le numerose mobilitazioni della società civile dilagate su tutto il territorio nazionale.»

Il numero delle donne morte a seguito di questa rivolta non è ancora chiaro. Anche tra la società civile, donne e uomini hanno perso e continuano a perdere la vita per testimoniare la lotta verso libertà. Tutto il mondo si sta mobilitando ed il taglio della ciocca dei capelli è diventato simbolo di rivolta.

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