Le tensioni socio-economiche europee continuano a crescere, in un clima che ha riportato l’umanità ad un livello di miserabile regressione umana. L’Europa continua ad essere nel baratro e l’Italia il paese degli stati membri con un servilismo che tocca il primato. Inutile la voce della volontà popolare che grida all’articolo 11 della Costituzione Italiana, inutili gli slogan delle piccole imprese che chiudono, dei sindacati inesistenti, dei costi di vita che incalzano a fronte di ogni certezza che crolla. In uno scenario internazionale che ormai da due anni risulta ambiguo e spietato, diviene chiaro al mondo intero, quale l’unica legge a cui anela l’ascesa del potere umano. Non vi è spazio per il progresso sociale se non nella misura in cui, conviene a chi si impone di decidere le regole del gioco. Ma la storia, anche se non insegna, traccia le sorti del mondo .. e non è ridicolo riportare al presente un’antica frase biblica “Muoia Sansone con tutti i Filistei” .. !
In merito agli ultimi avvenimenti Antonio Mazzeo giornalista e pacifista (altre volte intervistato dalla nostra testata) ha rilasciato le seguenti dichiarazioni alle nostre domande. La visione di Mazzeo, dopo essere stato in Ucraina per una Missione Pacifista, è chiara e poco confortante. Uno sguardo alla guerra, all’Europa, al mondo che ci attende. Un giudizio su chi si occupa di informazione oggi, per riportare all’attenzione di tutti, la liberazione del giornalista Assange.
Scarcerazione per Assange, libertà democratica in un occidente sempre più represso, il grido di pace che si fa sempre più forte, sono frasi sentite e risentite. Oggi più che mai, queste parole appartengono a tutti gli esseri umani, perché se i potenti si nascondono dietro banderuole di finta democrazia, il popolo nutre un forte sentimento di necessaria serenità, di ritrovata libertà. Nessun potere conosce l’essenza della libertà perché schiavo del potere stesso, ma esigere la pratica della democrazia e della pace tra i popoli nel mondo, è un dovere di qualunque istituzione, in qualunque parte del mondo. Nessun potere potrà mai dirsi democratico se non rende unità, pace e giustizia tra i popoli.
- Poche settimane fa (insieme alla carovana della pace) è terminata la missione in Ucraina, cosa hai visto? Cosa hai capito? Cosa sai dirci di questo conflitto che non conosciamo del tutto?
Ero già stato in Ucraina i primi di aprile (a Leopoli). Non nascondo però che quest’ultima missione mi ha provato ancora di più. Mi ero illuso che dopo 8 mesi di distruzioni e morte fosse cresciuta la consapevolezza tra la società civile ucraina che andavano perseguiti sforzi per avviare un dialogo costruttivo tra le parti per una risoluzione giusta e pacifica delle cause di conflitto. Invece purtroppo è ancora generale l’indisponibilità di aprire qualsivoglia trattativa con l’aggressore russo fino a quando non sarà sconfitto sul campo di battaglia. E ciò significa che questo sanguinoso e tragico conflitto è destinato a durare ancora tanto, tanto tempo e che anzi rischia di inasprirsi ancora di più. L‘escalation a cui abbiamo assistito in questi ultimi giorni (l’attentato al ponte di Kerch in Crimea e il devastante bombardamento missilistico russo contro Kiev e altre importanti città ucraine) sono una conferma di quello che abbiamo colto negli incontri con i nostri interlocutori (uomini di governo, diplomatici, organizzazioni umanitarie, pacifisti e obiettori di coscienza). Ma se cresce pericolosamente l’ultranazionalismo è anche vero che in Ucraina sono tanti gli “invisibili”, le ragazze e i ragazzi che hanno scelto di non imbracciare il fucile e che sperano ancora in un cessate il fuoco e nell’apertura di canali di dialogo, anche dal basso, con Mosca. Insieme agli obiettori di coscienza e ai disertori russi e bielorussi sono l’unico barlume di luce che abbiamo colto all’orizzonte, mentre ci si prepara ad un inverno che sarà ancora più drammatico dal punto di vista umanitario per la popolazione civile e ancora più sanguinoso dal punto di vista militare. Dicevo che sono tornato ancora più provato di prima. Ritengo infatti che l’uso di armi nucleari non sia una folle minaccia dell’uomo forte del Cremlino o degli strateghi NATO. In questi mesi, per responsabilità di tutti, l’umanità ha fatto un passo ancora verso il baratro dell’olocausto.
- Hai speso tutta la tua vita a boicottare le armi e le guerre in tutte le parti del mondo, perché nel 2022 ci troviamo di fronte al baratro di un conflitto mondiale dove l’Europa ne è protagonista ?
Proprio perché la comunità internazionale intera ha scelto la folle corsa al riarmo e al saccheggio selvaggio delle sempre più limitare risorse del pianeta, dilapidando quantità impressionanti di denaro mentre due terzi della popolazione mondiale è stata condannata alla morte per fame.
Alimentare l’industria e la “cultura” bellica non può che avere una sola devastante conclusione: la guerra come unico mezzo di risoluzione di ogni controversia. Un’economia di morte che produce morte e devastazioni ambientali inimmaginabili. L’Europa che abbiamo sognato, un continente di pace e promozione e difesa dei diritti umani e della giustizia sociale, non è mai esistita. Un’utopia mancata che ora si rivolta contro ogni suo cittadino. Con i drammatici effetti di questi mesi.
- Quello che sta accadendo in Ucraina che conseguenze avrà secondo te, in primis per l’Italia e in generale anche per l’Europa ? E Quali saranno, gli scenari economici e politici?
Innanzitutto lo spettro dell’olocausto nucleare, cioè del rischio di estinzione dei suoi abitanti e dell’umanità intera. Peccato che lo comprendano solo papa Francesco e qualche sparuto e fragile gruppo di intellettuali NoWar. Come ci hanno preannunciato in tanti, l’inverno glaciale dell’Europa dell’Est ci condurrà a un’emergenza umanitaria (in Ucraina e nei paesi confinanti) come non si conosceva dai tempi della Seconda guerra mondiale. Saranno milioni le persone che non avranno accesso alle fonti energetiche per il riscaldamento e l’inflazione galoppante (anche frutto di speculazioni di transnazionali e holding commerciali) spingerà all’indigenza un numero impressionante di cittadini fragili, pensionati, disoccupati, donne, bambini. Una crisi socio-economica che rischia di alimentare altre crisi che potrebbero sfociare in nuovi e vecchi conflitti, non solo nelle aree più povere del pianeta (continente africano, Asia, ecc.) ma anche alle porte e dentro casa (Balcani, Grecia, Mezzogiorno d’Italia, ecc.).
- Questo sabato a Milazzo ma anche in altre parti del mondo, si terrà la manifestazione internazionale “24 ore per Assange” perché Assange si è ritrovato ad essere prigioniero .. quale i capi d’accusa pubblici e quali quelli velati ?
Julian Assange è un giornalista “reo” di aver commesso quello che ogni vero giornalista dovrebbe fare: rivelare i crimini di guerra perché i lettori possano ripudiare la guerra, tutte le guerre. Grazie a lui e alla sua creatura, WikiLeaks, la comunità mondiale ha potuto conoscere le ignobili falsità con cui la Casa Bianca e alcuni suoi alleati occidentali hanno tentato di occultare sistematiche violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani, bombardamenti contro popolazioni in Iraq e Afghanistan, torture, sparizioni forzate, ecc.. Per questo Washington deve vendicarsi, chiedendone l’estradizione per processarlo (e condannarlo) per spionaggio a una pena che lo terrebbe in assoluto isolamento fino alla morte. Assange per tanti come noi che nel nostro piccolo proviamo a svelare le occulte trame delle guerre planetarie e gli infami interessi economici delle lobby industriali-militari, è un modello di etica e professionalità. Specie in questi mesi in cui la narrazione main stram dei media ha sposato la logica della distruzione e della guerra ad ogni costo, in cui i “giornalisti” indossano elmetto e giubbotti antiproiettile per fare da megafono di generali e delle peggiori fazioni paramilitari. C’è un giornalismo di pace e per la pace, minoritario, e un giornalismo di guerra per la guerra. Julian ha scelto e sta pagando a carissimo prezzo la scelta di sposare il primo. E adesso c’è chi lo vuole annientare per annientare la comunità dei media indipendenti NoWar.
- Qual’ è la sorte che credi attende Assange, o meglio, quale il modo per riportarlo alla libertà ?
La sorte segnata dalla Casa Bianca è la lenta condanna a morte in un carcere di massima sicurezza negli USA. Per riportarlo alla libertà, la diplomazia internazionale dovrebbe solo rispettare e far rispettare il diritto e le convenzioni internazionali. A noi il dovere di mobilitarci perché i nostri governi ricordino che la giustizia è fondamento dello stato di diritto. Così come la pace e la condanna di ogni forma di violenza.
- Oggi il mondo dell’informazione è diventato un labirinto multiforme. Di fronte ad una tecnologia senza pari, di fronte a un mondo così istantaneo, come mantenere i principi fondamentali di giornalismo e quale il modo per poter fare al meglio questo lavoro ?
Nonostante le formule imposte agli studenti dei corsi di giornalismo – penso al “dovere di essere neutrali” – credo che un giornalista, un buon giornalista, debba essere di parte. Cioè essere partigiano della pace, del disarmo, della nonviolenza, strenuo difensore dei diritti umani e della giustizia sociale. Mai piegarsi al “senso comune”, cioè agli interessi delle holding che espropriano e devastano risorse naturali o che perseguono la logica del profitto condannando miliardi di persone alla morte per fame. Il giornalista “vero” deve avere e farsi dei “nemici”: i produttori di sistemi di distruzione di massa, gli inquinatori dell’acqua, del suolo e dell’aria, le organizzazioni criminali e mafiose, ecc.. Deve decidere sempre da che parte stare, quella dei diseredati, delle vittime dei conflitti e mai dalla parte di uno solo dei suoi carnefici. O perlomeno provarci, anche a costo di mettere a repentaglio soldi, “successo” e la vita stessa.
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