Si potranno osservare da (relativamente) vicino i grifoni che hanno i nidi arrampicati sulle Rocche del Crasto, ad Alcara Li Fusi, dove sono curati, tutelati e coccolati; o si potrà raggiungere San Piero Patti dove il quartiere arabite è una vera casbah antica con le sue viuzze strette; o salire fino al monastero basiliano di Frazzanò che sembra abbracciare le nuvole. Insomma, eccoci al secondo weekend dei Borghi dei tesori e il plotone dei visitatori è pronto di nuovo a riempirsi gli occhi di bellezza. Sono stati quattromila nel primo finesettimana, a sciamare tra i piccoli comuni: un’invasione pacifica, gioiosa, attenta, con la voglia di riscoprire il territorio attraverso le sue comunità.
Comunità che si aprono in un abbraccio al visitatore: è uno scambio continuo, da un lato la curiosità, dall’altro la voglia di accogliere. E questo weekend – sabato e domenica, 27 e 28 agosto – si replica, e così pure il prossimo, il 3 e 4 settembre: la formula è sempre la stessa, sul sito www.leviedeitesori.com si possono acquistare i coupon per i luoghi, da 10 visite, da 4 visite, da 1 visita singola; per esperienze e passeggiate ci sono coupon dedicati. È consigliata la prenotazione, i posti si stanno velocemente riempiendo, ci si può anche servire del servizio di pullman di AutoService (calendario sempre su www.leviedetesori.com) che raggiunge da Palermo i borghi, andata e ritorno in giornata e zero stress: il viaggio insieme, da cui nascono anche amicizie, poi sul posto ogni partecipante può scegliere quale itinerario seguire.
C’è infatti chi ama andar per chiese e cappelle antiche: quelle di Chiusa Sclafani paiono scolpite nel marmo da quanto sono belle, e così anche quelle di Isnello, veri merletti di legno che punteggiano il borgo dove amano le stelle; Prizzi è un presepe arroccato di viuzze tra cui ballano i “diavoli”; Castronovo conduce alle Grotte di Capelvenere, una piccola e preziosa Pantalica sulle sponde del fiume Platani; ha aperto i suoi tesori e così anche Centuripe che spalanca le porte della Matrice con il suo trionfo di stucchi. C’è chi vuole inerpicarsi verso gli eremi: come la Madonna dell’Olio di Blufi dove sabato alle 17, la musicista Valeria Cimò condurrà un incontro-concerto sul tamburello; oppure l’antichissimo eremo trecentesco del Giubino, a Calatafimi, dove domenica sera alle 21 si esibiranno orchestra e coro Sheherazade, per raccogliere fondi per il restauro del santuario. E a Mirto domenica ricorderanno la figura dell’etnomusicologo Alan Lomax e si ascolterà alle 18 Antonio Smiriglia, artista etno pop di Galati Mamertino. Senza dimenticare che i visitatori dei Borghi dei Tesori accedono con biglietti scontati al Segesta Teatro Festival.
Preferite i castelli medievali? Solo imbarazzo su dove dirigere lo sguardo, a Vicari (al debutto questo weekend) c’è un maniero medievale e il borgo unisce palazzo Pecoraro Maggi con le sue otto tele restaurate e ritrovate dal Comune con una storia bellissima; c’è Giuliana dove le visite sono condotte da cavalieri e dame in costume; Caccamo dove si racconteranno la storia di una suora infelice e dei suoi melograni; Naro dove il castello chiaramontano si affaccia sul borgo barocco; a Sutera il castello bizantino era arroccato a oltre 800 metri, su Monte San Paolino; a Geraci i Ventimiglia eressero anche la cappella trecentesca superstite, e a Licodia il castello era dei Santapau che, si racconta, avrebbero costruito un passaggio segreto per fuggire in caso di assedio. Sempre a Licodia non perdete sia l’affresco bellissimo che raffigura la Crocifissione nella Grotta dei Santi, che la vicina Cunziria (in territorio di Vizzini), ghost town degli antichi conciai. E ancora in tema fortini, ecco Mazzallakkar che anche quest’anno è risorto dalle acque del lago Arancio a Sambuca, e al tramonto è di una bellezza che innamora; mentre a Portopalo si sale in barca per raggiungere la fortezza spagnola sull’isoletta di Capo Passero, né più né meno alla maniera dei corsari. Altri spunti? A Contessa Entellina apre le porte l’Abbazia di santa Maria del Bosco, il rifugio dei monaci eremiti, a Montevago la memoria del terremoto è diventata street art, ma le macerie della Madrice possiedono una forza immensa; a Caltabellotta riapre le porte la casa rabbinica con i resti della sinagoga, grande exploit di quest’anno, ma bisogna visitare anche l’atelier dello scultore Rizzuti; a Vallelunga Pratameno ci si siede tra i banchi di una scuola monarchica, a Palazzo Bongiorno a Gangi, gli affreschi bellissimi colmi di simboli alchemici sono di mano del Fumagalli; a Pollina vi spiegheranno che la manna è un vero toccasana, per corpo e mente, a Savoca si visiterà la cripta del Convento dei Cappuccini con le 17 mummie di notabili del posto; a Burgio si può partecipare ad un’unica passeggiata ma è talmente piena di luoghi da vedere, di gente da incontrare, che ritornerete soddisfatti. Gettonatissimi i percorsi nella natura, per scoprire anfratti, pianure e cascatelle: a Santo Stefano Quisquina si può già prenotare un inedito tour verso le sorgenti del prossimo weekend. E spesso proprio i trekking condurranno alle necropoli monumentali, come l’incredibile Tomba del Principe, scavata nel gesso, a Sant’Angelo Muxaro dove si potrà anche fare una passeggiata al tramonto che, oltre alla tomba, comprende l’area archeologica, percorrendo un sentiero panoramico con vista sulla valle del fiume Platani e sui monti Sicani.
TRA CANTINE, FILARI, CASEIFICI E PASTICCERIE
Un aperitivo al tramonto tra i filari; tra le nonne ad impastare i biscotti o tra le monache per carpire le ricette; visitare una masseria e contare i grani antichi, o un caseificio e veder filare la vastedda; decidere quale olio è più piccantino o quale vitigno sta bene con i formaggi. Insomma l’amore per la terra passa per almeno tre dei cinque sensi, se poi uniamo note jazz da ascoltare con un calice di vino in mano, magari in un castello medievale, allora siamo al completo. I Borghi dei Tesori quest’anno hanno cucito esperienze belle, saporite, intriganti: c’è chi apre le porte delle antiche abbazie e chi si perde tra cantine e masserie, chi conta i vetusti frantoi e chi invita a laboratori di comunità. Questo secondo weekend del festival si srotola anche sull’enogastronomia. A partire da Giuliana dove, al tramonto, viene servito l’aperitivo sulle terrazze del castello federiciano. A Contessa Entellina è un rincorrersi di cantine e caseifici: dai vigneti del Baglio Carrubba e dai filari della Rocca, a quelli dell’azienda Entellano per la vendemmia a mano; alle arnie curate con amore da Gioacchino Giallo al caseificio Roccella per la vastedda dop. Per la ricotta ancora immersa nel siero, si deve raggiungere Chiusa Sclafani dove la famiglia Pollichino lavora il latte di pecora come una volta; se invece si vuole scoprire perché un formaggio si chiama “Nuvola” si va al caseificio Petra a Petralia Soprana, magari mentre i piccini imparano a impastare i biscotti. E se a Baucina le suore Collegine aprono il convento dove nascono le conserve, a Geraci vi riveleranno le ricette degli agnellini di biscotto delle monache di clausura; e a Piana degli Albanesi l’attenzione sarà tutta per sua Maestà il cannolo. Nell’azienda Trubia di Blufi nasce la pasta di grani antichi che va essiccata lentamente sì, ma a basse temperature; a San Mauro Castelverde si va per frantoi e ovviamente cultivar, per arrivare ad un ulivo di 1800 anni. Aperitivi al tramonto in cantina a Calatafimi dove ci si muove anche tra busiate e rosolio; a Bivona vi condurranno tra le vanedde medievali, ma vi faranno assaggiare la famosa pesca locale; sui Sicani, a Santo Stefano Quisquina, degustazione di formaggi pecorini al caseificio Li Chiani, vicino ai luoghi di santa Rosalia. Per i maccheroni fatti in casa, Graniti offre lo sfondo dei murales; a Mirto si parla di tessuti d’epoca, ma tra i prodotti tipici. A Piedimonte Etneo le degustazioni sono a Borgo Presa: alle cantine Lizzio di fronte al murale di Ligama, e alle cantine La Gelsomina sulla rive del torrente Santa Venera.