Sicilia: nuovi appuntamenti per “teatri di pietra 2022”

Settimana ricca di spettacoli per Teatri di Pietrache andranno in scena in cinque sititra Milazzo,Agrigento, Trapani, Siracusa, Caltanissetta. Mercoledì 17Passato, Presente, Pasolinial Complesso monumentale Castello Ex Convento Benedettine di Milazzo. Giovedì 18:Passato, Presente, Pasolininell’Area Archeologica Eraclea Minoa di Cattolica Eraclea (AG),Sogno di Aiace al Parco Archeologico Lilibeo Baglio Tamburello di Marsala(Tp), Menecmi al Teatro Antico Akrai di Palazzolo Acreide (Siracusa). Venerdì 19 in sena Sogno di Aiaceal Parco Archeologico Palmintelli di Caltanissetta.Domenica 20replica diPassato, Presente, Pasolinial Teatro Antico Akrai di Palazzolo Acreide (Siracusa) e Lunedì 21 Passato, Presente, Pasolinial Parco Archeologico Palmintelli di Caltanissetta.Tutti gli spettacoli avranno inizio alle 21.00, biglietto 12,00 euro.

PPP Presente, Passato, Pasolini

Mda – Mimo Danza Alternativa

dal Carteggio e Pilade di P.P.Pasolini

regia e coreografia Aurelio Gatti

musica Marcello Fiorinicostumi Marina Sciarelli Genovese

con Valeria Busdraghi, Lucia Cinquegrana, Elisa Carta Carosi, Arianna Di Palma, Matteo Gentiluomo, Polina Lukanska, Paola Saribase Gipeto, Chiara Meschini, Sebastiano Tringali

Un progetto di danza, teatro e musica che affronta l’urgenza(e la necessità)di un profondo cambiamento, sociale, culturale, economico, attraverso la visione complessa e poliedrica di Pasolini, poeta e intellettuale multiforme, eclettico, estremamente libero, che ha vissuto immerso nelle contraddizioni del suo presente riuscendo con la stessa lucidità a leggere i segni di scenari futuri e a non distogliere mai l’attenzione dal passato: “L’unica cosa che può contestare globalmente la realtà attuale è il passato. Per fare vacillare il presente basta metterlo a diretto confronto con il passato”. Guardiamo a Pasolini come fosse un tragico greco, sostanzialmente impolitico perché ossessionato, fino alla morte, dall’urgenza delle passioni ancestrali, dai tumulti del cuore, dalle dinamiche esistenziali.Ci riferiamo a un intellettuale critico della modernità perché costante omologazione, attraversato da “fascismi”come abbrutimento e passivazione della ‘massa’, come culto della violenza senza scopo, come conformismo gregario da caserma.Ci si ispira a uno scrittore capace di denunciare un presente che riduce la vita a finzione e predilige le ipocrisie, mostrandone la lacerazione di essere ‘con se stessi e contro se stessi’.

E forse proprio questa attenzione al “sociale dentro e fuori l’uomo” e alla sua contraddizione irrisolvibile, alla ricerca di una comunicazione non linguistica, pre-linguistica, là dove il dionisiaco insidia la certezza luminosa di Apollo, esprime la contraddizione tragica del contemporaneo che rende Pasolini attualissimo. Contraddizione come una permanente e irresolubile coesistenza degli opposti, perché “senza contraddizione/conflitto non c’è ‘vita”.

Tutto questo per noi è materia di teatro e sostanza del progetto. Pasolini, in un tempo molto diverso ma molto preparatorio del nostro, ha sfidato il nulla, ha colto quella riduzione dell’io a soggetto funzionale alla produzione e al consumo, ha espresso la solitudine dell’uomo lasciato solo di fronte a un potere che non sa che farsene del volto umano per la sua programmazione del mondo. È sorprendente scoprire la consistenza e attualità di Pasolini, scoprire quella sua profezia sulla società moderna e contemporanea, le cui conseguenze oggi stiamo vivendo. Foss’anche, solo, per andare in fondo a quelle stesse domande ed esigenze poste e mai affrontate.Ed è allora che al coro di Pilade“E’ lui la diversità fatta carne, venuta a fondare nella città una matrice di tradimenti e di nuove realtà? A mettere in dubbio l’ordine, ormai santo, in cui viviamo nel segno della più pura divinità?Risponde il Vecchio:Oh, un Diverso, certo.[…]La Diversità, appunto. Malavera Diversità Quella che noi non comprendiamo, come una natura non comprende un’altra natura. Una diversità che dà scandalo.
Quasi a richiamare “…l’eroica vocazione a non arrendersi mai…”.

“La più grande attrazione di ognuno di noi è verso il Passato perché è l’unica cosa che conosciamo e amiamo veramente”. Passato e presente convivono in uno sperimentalismo in cui forme, linguaggi e generi suggeriscono la messa in scena come una strategia espressiva per analizzare e riflettere sulla realtà del nostro tempo.Da Pilade, Affabulazioni, La Rabbia e la Divina Mimesis.

Sogno di Aiace

di Ritsos

con Viola Graziosi

regia Graziano Piazza

La storia dell’eroe greco attraverso la voce di una donna. Una donna, forse una proiezione, un miraggio, e un uomo, Aiace, evocato attraverso la voce di lei, ripercorrono insieme la storia dell’eroe greco, il più valoroso dopo Achille. Pieno di dolore per non essersi aggiudicato le armi di Achille dopo la sua morte, accecato da Atena, Aiace fa strage di greggi, credendo di vendicarsi sugli Achei, ma, tornato in sé, non riesce a sopravvivere alla vergogna. Dai fasti delle vittorie fino al grottesco tragico epilogo, la donna riveste i panni dell’eroe attraverso le sue parole e le sue folle azioni, fino ad assumerne quasi le sembianze. Non più moglie e madre e amante, muta e impotente, ma eroina dei nostri giorni.

L’Aiace di Ritsos, scritto tra il 1967 e il 1969, è una rilettura della tragedia di Sofocle attraverso la quale il poeta, considerato tra i più grandi del 900, offre una visione lucida e cruda della sua contemporaneità umana e politica. “Nel mettere in scena oggi questo testo – spiega il regista – ho voluto capovolgere le parti per interrogare il lato femminile, sensibile dell’eroe, quella voce muta che finalmente arriva al centro della scena e prende parte alla battaglia del vivere. L’Aiace di Ritsos è un eroe per forza, umiliato dall’impotenza della ‘normalità’, di ciò che gli altri gli impongono di essere. Un Uomo che combatte le sue vicende quotidiane, teso verso un percorso mitico, ma a cui il destino fa compiere azioni ridicole e che, infine, scopre la liberazione di perdere ogni cosa. Dramma interiore di quanto al di là del genere il mito ci abita, ci muove, ci sorprende nelle piccole pieghe quotidiane della nostra esistenza contemporanea, ci permea di grandezza e di impotenza nello stesso tempo”

Menecmi di Plauto

  1. Zucchi Produzioni

regia Augusto Zucchi

scene Antonio Fraddosio –  costumi Adelaide Stazi

con Dario Riggio, Fernando Masullo, Marco Santolamazza, Giulio Schifi

Antonio Corazza, Floriana Diluciano

e Augusto Zucchi e   Anita Torrasi

Shakespeare e Goldoni con I Gemelli veneziani e la Commedia degli errori si sono ispirati a Tito Maccio Plauto, il primo drammaturgo che ha raccontato la storia di due gemelli, che dopo essere stati separati neonati, si ritrovano in età matura, identici anche se caratterialmente opposti e la loro somiglianza ingenera una serie di ambiguità ed equivoci fra amici e parenti. Il doppio e l’equivoco sono alla base del teatro. Noi abbiamo trasferito la commedia ai giorni nostri ambientandola in un campo Rom.

 

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