“Steam”, la mostra personale di Marica Fasoli sarà inaugurata il 4 giugno alle 18.00 a Catania, allo spazio espositivo KoArt/Unconventional place. La mostra, a cura di Ivan Quaroni, prevede l’esposizione di quindici tecniche miste su carta, dai colori brillanti e iridescenti che rappresentano degli origami costruiti e poi decomposti dalla stessa artista.
“Steam” è acronimo di Science Technology Engineering Art Mathematics e rimanda ad una visione costruttivista, che mette ingioco contemporaneamente capacità intellettive e riflessive, manuali e creative, stimolando il confronto con gli altri e sviluppando lo spirito critico, competenze indispensabili per un inserimento attivo nella società attuale”. Il suo significato viene perfettamente traslato e identificato con le opere dell’artista.
L’arte degli origami costituisce una scienza della “piegatura” che permette di sviluppare concentrazione, manualità e creatività. In Giappone si tramanda di generazione in generazione e i bambini sono educati a sviluppare la meditazione e le abilità cognitive attraverso un processo basato esclusivamente sulla geometria e sulle leggi matematiche. La carta, così fragile e duttile, costituisce l’elemento esclusivo e fondamentale per elaborare sculture sempre più ardite che diventano dei veri e propri capolavori artistici. Da tali considerazioni nasce il processo inventivo di Marica Fasoli che fa degli origami l’oggetto principale della sua ricerca.
“Nelle opere di Marica Fasoli – afferma Ivan Quaroni – la pratica pittorica iper realista, che in passato ha caratterizzato la sua ricerca, sembra essere stata sostituita da un nuovo interesse per il campo delle espressioni aniconiche. Questo slittamento formale e linguistico è, in realtà, il risultato di una ritrovata sensibilità nei confronti dell’oggetto, anche se questo si offre allos guardo dell’osservatore sotto forma di diagramma geometrico. Recentemente, infatti, il tema iconografico che domina i suoi lavori è l’origami di cui Marica Fasoli riprende non l’esito finale, il manufatto che può rappresentare un animale (vero o inventato che sia), ma la sua matrice, cioè il foglio di carta che, una volta disfatto l’origami, reca i segni delle piegature, cioè le tracce di tutti i complicati passaggi che hanno permesso di trasformare una superficie bidimensionale di un oggetto volumetrico. Quando osserviamo un dipinto di Marica Fasoli – prosegue – ciò che vediamo è un complesso diagramma di linee, minuziosamente lumeggiate, dettagliatamente riportate su tela come effetto di un processo di mimesi che si fa, allo stesso tempo, pratica spirituale. Come i mandala tibetani che, una volta costruiti, vengono distrutti per ricordarci la caducità dell’esistenza, così gli origami di Marica Fasoli vengono svolti e dispiegati per mostrarci la matrice di cui sono fatti. Questi diagrammi conservano, infatti, la memoria del loro procedimento costruttivo, quella fitta trama di pieghe che è anche una sorta di enigmatico manuale d’istruzioni. Solo chi, come l’artista, sa costruire origami, conosce la giusta sequenza delle piegature, l’arcano enigma (matematico e spirituale) che presiede alla sua creazione.
Rappresentare pittoricamente il foglio di carta con le tracce di tale procedimento significa rappresentare l’origine stessa dell’atto creativo e, insieme, restituire nell’immagine di uno schema geometrico una pletora di complesse funzioni matematiche”.
In una vita che fluisce velocemente gli origami permettono di trovare quell’equilibrio, quel senso di calma, di quiete, di consapevolezza e di benessere, attraverso una visione cosmica, che trasforma i pensieri e cerca di guardare oltre, senza sforzo, apprezzando ciò che l’Universo ci dona ogni giorno.
Da un lato misticismo, elevazione dello spirito, dall’altro pragmatismo costruzione, approccio sperimentale di causa/effetto, codificazione sul piano teorico (sc. pura) e applicazione sul piano pratico (sc. applicata): l’opera di Marica racconta tutto questo, ma ciascuno potrà rivedersi e ritrovarsi in maniera sempre diversa attraverso di essa. Mighel de Unamuno sosteneva che gli origami sono “la scienza in grado di aprire i più vasti orizzonti al pensiero, portandolo verso contemplazioni sublimi”.