Il museo Archimede e Leonardo di Siracusa torna ad accogliere residenti e turisti. Dopo due anni di chiusure e riaperture a singhiozzo a causa dell’andamento altalenante dei contagi e delle misure di contenimento, domani, sabato 9 aprile, la struttura nel cuore di Ortigia riaprirà. Una ripartenza che riempie di gioia Maria Gabriella Capizzi, direttrice del museo Archimede e Leonardo di Siracusa, che si chiede: “Quale vaccino dovrà sviluppare il mondo della cultura per non farsi trovare impreparato alla ripartenza?”
Molto prudente l’atteggiamento della direttrice che spiega: “Per superare lo stallo determinato dalla situazione emergenziale, non basterà riaprire i siti di cultura, bisognerà tornare a offrire accoglienza. I musei del post-Covid hanno saputo esprimere una capacità di resilienza di non poco conto. Sul settore culturale si è abbattuta una tempesta che non lascia sul terreno solo detriti ma segni di una trasformazione profonda. Ed è quella legata al rapporto con il pubblico e la società, riscoprendo la prossimità e il confronto con le proprie comunità, diventando più inclusivi e aperti”.
Maria Gabriella Capizzi continua: “I musei costituiscono un presidio culturale, al pari delle biblioteche e degli archivi, una risorsa per le comunità locali, uno spazio di contatto e di confronto su tutti i problemi della contemporaneità, quindi un luogo di risorse resilienti. Le persone hanno modificato il proprio approccio alla cultura e le proprie aspettative. Sono cambiate le regole del consumo culturale e il pubblico vuole essere sempre più coinvolto come parte attiva”.
La cultura quindi non si ferma. “Anzi. È più che mai importante, in un momento come questo – prosegue la direttrice del museo Archimede e Leonardo di Siracusa – mantenere il contatto con i propri pubblici, restare capaci di trasmettere emozioni, esperienze, stimoli, intensificando la comunicazione. Ovvero creare una comunità attorno alla cultura. Il patrimonio storico e millenario della Sicilia di per sé non può fare nulla da solo e la bellezza non salverà il mondo se prima noi non la difendiamo. La cultura non si spolpa, non si prosciuga ma si apprezza, si nutre, si alimenta man mano che passa il tempo, invece di sfinirla, esaurirla. La cultura non è qualcosa che si trova ma è qualcosa che si costruisce. Non possiamo negare che ci sia un problema da questo punto di vista. Non possiamo sempre e solo parlare di flussi turistici e di numeri, di incassi, sbigliettamenti, sono alibi. Alla gente la cultura piace, coinvolge, affascina, incuriosisce, che si tratti di musei, musica, cinema, teatri. L’esperienza culturale, se raccontata con passione, ispira sensazioni positive. Tutti speriamo di ritornare alla normalità ma non dobbiamo dimenticare cosa è successo. Il Covid ha colpito duro e adesso è un nostro dovere offrire al pubblico la possibilità di rigenerare la mente e lo spirito con l’arte, la bellezza e la creatività. E se non siamo in grado di generare reddito, dobbiamo essere capaci di mostrare la nostra ‘utilità nel sociale’. La cultura ha sempre generato benessere e nelle circostanze attuali il nostro ruolo di addetti ai lavori è essenziale”.
Maria Gabriella Capizzi conclude: “Molti dei miei progetti sono stati volutamente stoppati. Il Covid ha messo seriamente in crisi l’intera impresa culturale, perché non mi occupo solo del museo ma produco iniziative che coinvolgono tutto il mondo della cultura. Era un continuo aprire e chiudere e il più grande sforzo è stato quello di non abbandonarmi alla sfiducia e soprattutto di dare forza a chi mi stava accanto. Dunque, con la fine dello stato emergenziale, la mia risposta a questi oltre due anni di pandemia, sarà esplorare nuove vie. In questi mesi sono stati messi a nudo ritardi e prudenze e, al tempo stesso, si è presentata una significativa opportunità di rinnovamento. Ora sono a una svolta. I cambiamenti in atto mi condurranno a riflettere sulla ‘vita nova’ del museo in una prospettiva diversa”.