A Capo d’Orlando, nel messinese, il centro “Sant’Oscar Romero” compie due anni. Era stato costituito nel 2020 dall’associazione dei socialisti cristiani europei e dall’associazione esperanto Nebrodi, in occasione del quarantesimo anniversario del martirio dell’arcivescovo di Sn Salvador.
Óscar Arnulfo Romero y Galdámez fu infatti assassinato il 24 marzo 1980 da paramilitari fascisti e ultranazionalisti: quest’anno il Centro a lui intitolato celebrerà per la prima volta la festa del “vescovo dei poveri” nella cittadina tirrenica, con l’idea di farla ospitare ogni anno da una delle tre parrocchie locali. Pertanto, giovedì 24 marzo alle 18, nel corso della messa officiata da Padre Nello Triscari presso la Chiesa di Cristo Re, sarà celebrata la memoria liturgica del compatrono di Caritas Internationalis, nonché patrono delle Americhe, di El Salvador, dei cristiani perseguitati e dei comunicatori fedeli a Cristo.
Canonizzato da Papa Francesco il 14 ottobre 2018, il martire salvadoregno è venerato anche da altre confessioni cristiane, in particolare da comunità anglicane e luterane. Secondo il docente universitario ed esperantista Antonio Matasso, «il martirio di monsignor Romero rappresenta un sacrificio, ma anche un lieto messaggio di pace, giustizia, libertà e dignità, ancora una volta attuale. Detti valori, che in Sant’Óscar erano intimamente congiunti alla sua fede cristiana e da essa discendevano, sono condivisi non solo dal movimento ecumenico ma anche da quello esperantista, il cui scopo è da sempre quello di favorire il dialogo e la comprensione tra gli uomini.
Un fine che stiamo perseguendo anche in questo mese appena trascorso dall’aggressione del regime russo contro l’Ucraina”. Il “Santo dei campesinos” era consapevole di quanto i fascisti salvadoregni di Roberto D’Aubuisson, mandante dell’omicidio, fossero seriamente intenzionati ad ucciderlo; essi esibiscono ancora oggi la croce nel simbolo del loro partito di estrema destra, chiamato “Arena”, «allo stesso modo in cui Putin ed altri sovranisti e fanatici nazionalisti si mostrano credenti, ma senza esserlo», conclude Matasso. Le formazioni della destra salvadoregna hanno assassinato, oltre all’arcivescovo martire della democrazia e della pace, decine di migliaia di contadini ed oppositori, preti compresi, tutti vittime dei famigerati “squadroni della morte”.
Alle chiese Romero ha lasciato un monito di coraggio col suo esempio, condensato nelle seguenti parole: “come cristiano devo dire che non credo alla morte senza la resurrezione”. Il Centro “Sant’Óscar Romero”, impegnato in iniziative ecumeniche per il dialogo interconfessionale e per l’amicizia tra i popoli, persegue le stesse aspirazioni di libertà e giustizia sociale proprie della testimonianza cristiana del del “vescovo dei poveri”, il cui processo di beatificazione fu peraltro a lungo ostacolato, per essere infine sbloccato per decisione di Benedetto XVI. Ciò ha consentito al successore Francesco di concludere poi anche la causa di canonizzazione. Durante la liturgia di giovedì pomeriggio verrà letta la preghiera composta in onore di monsignor Romero da Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta recentemente dichiarato Venerabile: l’intenzione della supplica sarà dedicata dai fedeli orlandini alle popolazioni sofferenti dell’Ucraina.