Giornata di protesta, fuori dai cancelli della Centrale A2a di San Filippo del Mela, nel messinese, per i lavoratori delle aziende dell’indotto. Dal 2018 le organizzazioni sindacali di Fim, Fiom e Uilm hanno aperto un confronto sulle condizioni contrattuali e salariali dei lavoratori e le proteste hanno prodotto un ricambio di imprese terze appaltatrici, incrementi salariali ed un importante un protocollo sottoscritto in Prefettura per un corretto governo dei flussi occupazionali, finalizzato alla continuità occupazionale dell’indotto anche in fase di cambio appalto.
Dopo tre anni e diversi tentativi di fare inserire anche l’azienda appaltatrice ErgoMeccanica (azienda gelese a cui sono stati affidati la gran parte degli appalti e che nel 2020 ha visto aumentare il proprio fatturato del 54,38% rispetto al 2018) all’interno del protocollo sottoscritto in Prefettura, anche l’incontro della settimana scorsa tenutosi in Sicindustria non ha portato ad alcun accordo. Così, questa mattina, si è arrivati all’azione di sciopero di circa 400 lavoratori.
“Non solo assistiamo ad una paralisi del processo di stabilizzazione – sottolineano Giuseppe Crisafulli, Daniele David e Pasqualino Rizzo rispettivamente segretari provinciali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil – registriamo anche una discriminazione nei lavoratori più sindacalizzati ed una precarizzazione brutale dei contratti di lavoro, tramite l’utilizzo del lavoro somministrato, del contratto a tempo determinato e del distacco a comando da aziende terze. La crisi pandemica ha interessato il contesto produttivo e condizionato l’attività sindacale (che comunque non è mai terminata), con l’attivazione della Cassa Integrazione e una sempre più evidente strategia di disciplinamento forzato dei lavoratori. Continueremo le azioni di sciopero sin quando non ci sarà un’apertura al confronto per arrivare al rispetto dell’accordo sottoscritto in Prefettura e in Sicindustria con la costruzione di un bacino per favorire il ricambio generazionale e il rientro di tutti gli operai non assunti o licenziati per rappresaglia antisindacale”.