La sua colpa è stata quella di aver ucciso un suino e per questo è stato sequestrato. È successo ad un anziano cacciatore che è stato sequestrato da tre persone che ora dovranno rispondere di sequestro di persona pluriaggravato, furto pluriaggravato, detenzione illegale di arma comune da sparo e atti persecutori aggravati.
Il provvedimento trae origine dall’evento verificatosi nel dicembre scorso quando due anziani cacciatori avevano raggiunto l’agro del comune di Ficarra per una battuta di caccia. Uno di loro si era allontanato momentaneamente dal compagno dopo aver abbattuto ed eviscerato un suino che si stava pericolosamente avvicinando a loro ed è stato bloccato da cinque soggetti sopraggiunti in zona che gli hanno impedito la fuga.
Inizialmente all’uomo è stata sottratta la chiave dell’auto in suo uso e imposto di prendere parte ad una videochiamata con un soggetto che gli è stato indicato come il presunto proprietario del maiale ucciso che avanzava veementi lamentele e minacce. Alle resistenze opposte, l’anziano cacciatore è stato costretto a salire a bordo della propria auto su cui prendeva posto anche uno dei cinque intervenuti che lo costringeva a percorrere diverse decine di chilometri per raggiungere l’abitazione dell’uomo che poco prima si era dichiarato proprietario del suino, specificando di essere impossibilitato a recarsi a Ficarra in quanto si trovava ai domiciliari. Tutto avveniva sotto lo stretto controllo degli occupanti del veicolo che seguiva, a bordo del quale viaggiavano gli ulteriori componenti del gruppo di aggressori.
Condotto di fronte al presunto proprietario del suino, l’anziano è stato trattenuto contro la propria volontà per circa 2 ore in un’abitazione, minacciato per l’accaduto e al contempo costretto a fornire informazioni sull’identità del proprio compagno di caccia, richiesta a cui l’uomo aderiva sotanto parzialmente.
Una volta rilasciato, l’anziano cacciatore ha raggiunto l’abitazione del proprio amico e, dopo averlo informato dell’accaduto, lo invitava a riprendersi il fucile di sua proprietà che aveva riposto in auto. I due amici hanno riscontrato che l’arma era stata rubata dall’abitacolo dell’auto dagli aguzzini dell’uomo, nel momenti in cui questi era costretto a restare nell’abitazione.
I fatti così esposti sono stati denunciati nell’immediato ai carabinieri della stazione di Ficarra che avviavano approfondite indagini sul grave evento verificatosi, in sinergia con il nucleo operativo e radiomobile della compagnia dei carabinieri di Patti. Sin da subito le progressioni investigative hanno permesso di delineare, anche per sua stessa ammissione, la leadership del presunto proprietario del maiale ucciso che, con fermezza e determinazione, assurgendo al ruolo di mandante in ogni fase, si avvaleza degli altri componenti del gruppo a lui assoggettati, per la materiale esecuzione di quanto da lui impartito.
Al di là della grave condotta l’uomo, avvalendosi delle predette persone a lui vicine e di conoscenti delle vittime, nei giorni seguenti iniziava una vera e propria attività vessatoria finalizzata a risalire all’identità dell’ulteriore componente della battuta di caccia e al risarcimento del presunto patito danno, anche in relazione ad asserite precedenti uccisioni di maiali di sua proprietà, mai denunciate alle autorità. In particolare, l’attività persecutoria si estrinsecava attraverso minacce e molestie realizzate dagli indagati mediante due spedizioni para-punitive, finanche presso i rispettivi domicili delle vittime, molteplici telefonate e un’incessante opera di intermediazione condotta attraverso diversi conoscenti delle vittime. Il fine ultimo era quello di costringere anche il secondo anziano cacciatore a recarsi al suo cospetto, poiché intenzionato ad ottenere il risarcimento del danno lamentato.
Una estenuante condotta procurava ai malcapitati un fondato timore per l’incolumità propria e dei rispettivi familiare, derivante soprattutto dalla forza di intimidazione prodotta dal sequestro di persona eseguito in danno dell’anziano cacciatore. Nel corso dell’intervento finalizzato all’esecuzione della misura cautelare dall’Autorità giudiziaria di Patti oggi sono state eseguite diverse perquisizioni, anche in zone diverse dalle abitazioni dei destinatari del provvedimento restrittivo che hanno permesso di rinvenire in un’area rurale e nella disponibilità di uno degli ulteriori due indagati, l’arma asportata nel dicembre scorso al cacciatore.
In relazione alla gravità della condotta dei singoli indagati, nei confronti del mandante dei delitti per i quali si è proceduto è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere, mentre per i restanti due destinatari del provvedimento restrittivo è stata disposta la misura degli arresti domiciliari con divieto di comunicare con soggetti diversei dai familiari conviventi e dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, con l’obbligo di permanenza al proprio domicilio nelle ore notturne.
Dopo le formalità di rito, su disposizione dell’Autorità giudiziaria, i soggetti arrestati sono stati rispettivamente condotti nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, e al domicilio indicato dall’indagato interessato.