Sarà inaugurato il 18 dicembre a Novara di Sicilia, nel messinese, l’archivio storico comunale. Si tratta della più importante raccolta pubblica di documenti per la storia istituzionale, politica, economica, sociale e culturale della comunità lungo quattro secoli che apre per la prima volta alla consultazione e alla fruizione pubblica. E tra i faldoni spunta anche un misterioso fondo antico.
Novara di Sicilia, ntico borgo arroccato tra i Nebrodi e i Peloritani, apre al pubblico il suo archivio storico comunale e restituisce alla collettività un prezioso scrigno di documenti per ricostruire l’identità e la memoria. Con una storia lunga 400 anni.
L’Archivio storico comunale sarà inaugurato sabato 18 dicembre alle ore 10,30 nei locali del plesso scolastico di via Michelangelo, ove ha sede. Interverranno il sindaco Girolamo Bertolami, il presidente del Consiglio comunale Girolamo Sofia, la direttrice della Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo Ester Rossino e il responsabile dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI) di Roma, Leandro Ventura.
A seguire, al Teatro Casalaina (via Bellini 64) si terrà la presentazione dei lavori di riordino dell’Archivio storico comunale, con gli interventi di Elena Montagno, funzionaria responsabile per procedimento di interesse culturale della Soprintendenza Archivistica, Angela Puglisi responsabile dell’Archivio storico comunale e Giovanna Giallongo, archivista, che nel settembre 2019 ha iniziato e portato a termine nel giro di due anni il complesso lavoro di riordino e inventariazione dell’Archivio, avviato da altri nel 1990 e interrotto a più riprese. Il riordino è stato fatto con il contributo finanziario del Ministero della Cultura. I locali che ospitano l’Archivio storico sono stati sistemati con nuovi arredi e armadi ed è stata allestita un’ampia sala per la consultazione con impianto wi-fi.
L’Archivio storico comunale comprende 3200 pezzi tra buste, registri, liste e volumi che coprono l’arco di tempo dal 1542 al 1979. I fondi sono denominati “Ufficio del conciliatore”, “Monte Frumentario” (istituzione che distribuiva ai contadini poveri il grano per la semina), “Congregazione di Carità”, “Patronato Scolastico”, “Ente Comunale Assistenza”.
È stata proprio la Giallongo a scoprire il “Fondo Antico”, di cui finora non si conosceva l’esistenza. Si tratta di 63 volumi con le coperte di cuoio o di pergamena riguardanti gli atti di Introito ed Esito dell’Universitas di Novara (1600-1800) e 40 carte sciolte (1542-1615). Tra queste, le trascrizioni delle pergamene degli anni 1364, 1369, 1399, i cui originali furono depositati nel 1843 nell’Archivio provinciale, oggi di Stato, di Messina. Si tratta di documenti che consentono agli studiosi di conoscere i passaggi di proprietà dei feudi intorno Novara. Le pergamene contengono i privilegi che assegnarono l’antica terra di Noarìa al principe Vinciguerra di Aragona (1364), alcune giurisdizioni alla terra novarese (1369) e la concessione della terra di Noarìa al barone Bartolomeo Gioeni (1399).
Interessanti sono anche le informazioni sulle antiche chiese del luogo e sul primo monastero dei Cistercensi fondato in Sicilia, sotto il regno di Ruggero II, proprio nella terra di Novara dal monaco Ugo di Francia, che in seguito diventerà santo patrono del borgo. Il casuale ritrovamento di questo fondo, nascosto dietro alcuni faldoni, cela un piccolo mistero: i volumi non erano mai stati classificati negli inventari e nelle catalogazioni effettuate nell’Ottocento e nel Novecento. Né esiste un verbale di epoca successiva che attesti la donazione da parte di una delle famiglie notabili del luogo, che avrebbe potuto eventualmente custodire la documentazione. Davvero inspiegabile come per oltre due secoli i 63 volumi siano rimasti invisibili agli occhi di archivisti e catalogatori.
Attraverso l’archivio si può leggere non solo la storia medioevale e della prima età moderna, ma anche quella più recente, fatta di piccole e grandi gesta: dalla partecipazione ai moti risorgimentali – che, per punizione, costò al borgo la perdita di importanti terre – alle due guerre mondiali, dalla rivolta delle donne nel 1944 contro le forti imposizioni fiscali del Comune, alla progressiva emigrazione, iniziata sul finire dell’Ottocento e che ridusse la popolazione dai quasi 12 mila agli attuali 1193 abitanti.
Ed è proprio l’ampio repertorio di lettere e cartoline inviate dagli emigranti e conservate nell’archivio, che ci fa conoscere non solo i flussi di emigrazione e le rotte dei viaggi (Canada, Brasile, Messico, Francia, Spagna, Germania, Svizzera) ma ci trasporta in un mondo di speranze, nostalgie e disillusioni, dal forte coinvolgimento emotivo.
Tra i personaggi che popolano le carte, è possibile studiare le figure di importanti figli del borgo: dal medico Salvatore Furnari, famoso chirurgo oftalmologo e membro di numerose accademie scientifiche in Francia e in Italia, vissuto nella Parigi dell’Ottocento, allo scultore Salvatore Buemi, che operò a Roma tra il 1890 e il 1916 e le cui opere sono presenti in diversi musei italiani e stranieri.
Emergono anche le radici storiche del presente. Ad esempio, la produzione del Maiorchino, il tipico formaggio della zona, oggi al centro di un torneo (il lancio del Maiorchino) che ogni anno attira un numeroso pubblico di visitatori e turisti tra le stradine medievali, è attestata già nelle carte del Settecento.
Importante nella vita sociale della comunità è il ruolo del teatro comunale Casalaina e della banda musicale, presenti sin dai primi anni dell’Ottocento, e della contradanza, il tipico ballo siciliano, che qui è ancora in uso nelle feste più importanti dell’anno. A far da corredo alle informazioni storiche è, infine, la rappresentazione topografica del territorio, che è possibile studiare relativamente agli ultimi due secoli con le numerose mappe conservate nell’Archivio storico.
L’evento potrà essere seguito in diretta streaming dal seguente link:
https://www.youtube.com/channel/UCXYY1oeCv_IKZ6dNQyTYZsw/live
oppure da https://8×8.vc/pointservice/archiviostoriconavara