Potrebbe essere un nuovo capitolo dell’Antologia di Spoon River. “Malalingua”, il nuovo singolo (e video) della cantautrice siciliana Francesca Incudine, è la storia di un’artista che parla dal muro del cimitero dove è sepolta. Ma è anche la storia di quello stato di sospensione in cui ha vissuto l’arte tutta durante il lockdown, quando l’intero mondo artistico “è rimasto muto – spiega l’autrice – come un abito dismesso, invisibile e immobile e senza il suo pubblico, stampellato di qua e di là, ma privato di visione, futuro e verità”.
“Malalingua” sono le parole a mezza voce, i bisbigli e le chiacchiere intorno all’arte e agli artisti che diventano lame, malelingue a tagliare sentenze (“dicevanu è pazza… forsi quarchi jornu s’ammazza…passa fora li nuttati…va cantannu ppi li strati…” dice la canzone), in un tempo in cui l’arte è diventata un divertissement perdendo la sua forza e la sua radice culturale e trasformativa (“dicevanu cc’ha fari, cancia strata, cancia vita…”). “Malalingua” è il sapore amaro di chi riceve onori e consensi solo di forma, ma allo stesso tempo la risata folle, il passo ostinato, la luce che disturba e che vuole riportare l’attenzione sulla verità delle cose che solo l’arte sa illuminare.
Così, il video firmato da Raffaele Pullara, regala immagini agrodolci. Gli artisti si preparano ad entrare in scena. Si sovrappongono i ricordi, scorrono tra le esibizioni. Una ragazza osserva. È l’arte che guarda se stessa in uno stato nostalgico e ipnotico che alla fine pietrifica gli artisti in scena; il ritmo è incalzante, in contrasto con l’immobilità in cui loro si trovano. Risvegliati dal torpore prendono atto del fatto d’esser soli e isolati e, forti e uniti nella dignità del loro essere umani e artisti, si inchinano di fronte ad una platea vuota.
“Malalingua”, fa parte del progetto “Voci fuori dal muro” e apre la strada al nuovo disco di Francesca Incudine, la cui uscita è prevista per il prossimo inverno. Sarà il terzo album dell’artista siciliana, che con il precedente, “Tarakè”, ha vinto la Targa Tenco 2018 per il miglior disco in dialetto.