Palermo: si inaugura la mostra “Un pulviscolo di scrittura”

Sarà inaugurata domani, sabato 4 dicembre, “Un pulviscolo di scrittura”, la mostra personale di Enzo Patti allestita nella stanza di carta a Palermo. Si tratta di un corpus di 20 opere asemiche, inchiostro su carta e bugiardini, in mostra per la prima volta in uno spazio sospeso nel tempo, la piccola libreria custodita nel cuore di Palermo con le sue pareti di carta che si sviluppano in altezza all’interno del campanile della chiesa di San Giuseppe dei Teatini.

Uno dei luoghi più iconici della città da scoprire con storie che si intrecciano dal suo leggendario sottosuolo sino agli splendidi tetti, grazie ad un’idea del libraio Pietro Onorato che ha dato vita ad un ciclo di mostre di artisti asemici, a partire da Grafemi asemici di Franco Panella appena terminata, a cui segue quella di Enzo Patti che ci traghetterà nel 2022. La mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 6 gennaio prossimo, ogni giorno da lunedì alla domenica, durante gli orari di apertura della libreria, escluso il martedì mattina, giorno di chiusura.

Pulviscoli di scrittura è una cronografia immaginaria e involontaria del periodo pandemico. A un anno dalla sua ultima mostra, Enzo Patti decide di esporre una selezione di opere inedite realizzate tra il 2020 e il 2021, nelle frammentazioni degli spazi sospesi della pandemia, che si raccolgono intorno al tema del pulviscolo, della polvere e della polverizzazione. Lasciati supporti più materici come le tavole di legno, l’artista sceglie carta e inchiostro dialogando con la loro caducità temporale. Paesaggi contemporanei si costruiscono intorno a calligrafie apparenti, alfabeti astratti che si ingrandiscono e rimpiccioliscono fino a scomparire, in cui talvolta la figura umana vaga isolata e si allunga su pittografie immaginarie.

Una produzione asemantica caratterizzata da una costante sperimentazione del segno grafico, che contraddistingue Patti già a partire dai primi lavori negli anni ’80, come precursore di un movimento che troverà il suo cappello sotto il termine “asemico” solo negli anni ’90. La sua scrittura asemica è oggi approdata a un minimalismo grafico composto da quattro segni, lettere di sua invenzione, che definiscono il suo personale alfabeto: verticale, obliqua, trattino orizzontale e arco di cerchio. Tensioni gestuali che liberate nel foglio diventano finto testo, paesaggio criptico, in cui i glifi di una scrittura inventata si fondono a pittogrammi più distinguibili come figure umane e animali, sfere, punti. Operazione che richiama alla mente l’enciclopedia surreale del Codex di Serafini, dove le immagini divengono illustrazioni di un testo asemico.

E polvere sia, da Calvino il tema della mostra. All’interno della sua celebre raccolta “Collezione di Sabbia”, Italo Calvino nell’articolo ‘La città scritta, epigrafi e graffiti’, indagando i mutamenti temporali e sociali nel rapporto tra città e scrittura, scrive: “La città ideale è quella sulla quale aleggia un pulviscolo di scrittura che non si fissa né si sedimenta”. A cucire il senso di questa indagine calviniana all’arte di Enzo Patti sono state Sara De Chiara e Pauline Marck nella nota biografica che ha accompagnato ‘Scrivere Disegnando. Quand la langue cherche son autre’ una delle più importanti e recenti mostre collettive di asemic writing a cura di Andrea Bellini e Sarah Lombardi, presso il Centre d’Art Contemporain Genève, Skira 2020, in cui espone lo stesso Patti.

“La città ideale […] è dunque libera da messaggi imposti dalle autorità – scrivono De Chiara e Marck -. Un’eco simile è presente nei “paesaggi asemici” di Enzo Patti nei quali i grafemi di un alfabeto sconosciuto lontano o futuro invadono le strade e le mura delle città di carta labirintiche, si fondono nell’acqua o si condensano sulle colline inghiottendo le siluette umane che li attraversano”.

Una lettura critica del proprio lavoro che è diventata per l’artista stesso ispirazione: “Mi sono ritrovato nel tema del pulviscolo, della polvere, che sta trovando espressione in molte mostre in giro per il mondo. Il pulviscolo è la scrittura che non si fissa – spiega Enzo Patti -, che non fai a tempo a leggere perché cambia continuamente, come la polvere per strada si disperde e scompare, come la scrittura dei giornali, come le opinioni che cambiano in continuazione fino a polverizzarsi sotto i nostri occhi. È una scrittura che non si fissa, labile come quella dell’inchiostro su carta, che sebbene sia il supporto scrittorio in assoluto più diffuso, a differenza del bronzo, del marmo, di una scultura o anche di un dipinto a olio, è destinato a non durare nel tempo”.

Come da statuto dell’arte asemica, Enzo Patti non lancia messaggi, le sue figurazioni non nascono per comunicare precisi significati, sono mappature immaginarie tessute su una scrittura dotata di segno, senza significato, ma il cui senso è restituito dalla libera lettura e interpretazione dello spettatore.

In una recente tesi di laurea pubblicata dall’Accademia di Belle Arti di Brera, Caterina Mainardis annovera Enzo Patti tra le figure di rilievo dell’asemic writing italiano, sottolineando il suo ruolo di promotore del movimento sia come membro attivo all’interno dei vari gruppi internazionali nati in questi anni sul web, sia come cofondatore e direttore artistico del Museo Sociale Danisinni, che ha dato vita alla prima collezione permanente in Sicilia di opere asemiche, calligrammi e poesia visiva: oltre 120 opere donate da artisti da ogni parte del mondo a sostegno delle operazioni di rigenerazione in chiave artistica nell’omonimo rione, a cui Enzo Patti ha preso parte durante i suoi ultimi anni di insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Palermo.

Enzo Patti, Favignana 1947, si è formato, vive e lavora a Palermo dal ’64. Espone dal ’66 e, dai primi anni ’80, partecipa quasi esclusivamente mostre collettive locali, nazionali e internazionali sul tema della scrittura e/o del libro d’artista. Ha realizzato decorazioni parietali in spazi sia privati che pubblici, scenografie per i teatri “Ai ruderi” di Gibellina e greco-romani di Segesta e Siracusa, ha illustrato libri di carattere divulgativo sulle leggende e la storia delle mafie in Italia e insegnato Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, istituto con il quale collabora nella realizzazione della “Collezione libri d’artista dell’Accademia”, ideata e diretta da Toni Romanelli. È autore con Valentina Console del progetto “Rambla Papireto” per la rigenerazione del quartiere Danisinni, e cofondatore del Museo Sociale Danisinni. Espone in Italia e all’estero.

Recenti partecipazioni a collettive: Scrivere Disegnando. Quand la langue cherche son autre, Centre d’Art Contemporain Genève (2020); Global Multimedia Poetry Stands (2021); Joseph Beyus, Green Image 100, Palazzo Moncada, Caltanissetta (2021); La Poesia come arte plurisensoriale, l’Olfatto, Fondazione Berardelli, Brescia (2021)

Recenti a Palermo: Non ho parole, La stanza di Carta (2019); I tre Cavalieri, Mostra dei disegni per “Osso, Mastrosso, Carcagnosso” illustrazione libro (ed. Rubettino 2010) e spettacolo (musiche di Emilio Galante) Festival di Morgana, Museo delle Marionette Antonio Pasqualino (2019); Manonscritti, La scrittura asemica/Giornata di studi, Accademia di Belle Arti (2019/2020); Visual per “Una Marina di libri”, Parco di Villa Filippina (2021).

 

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