Catania: operazione antidroga, disarticolato un gruppo mafioso

Era specializzato nel traffico di grosse quantità di hashish e cocaina il gruppo mafioso disarticolato questa mattina a Catania dai carabinieri del comando provinciale. Dodici persone sono state raggiunte dalle ordinanze emesse dal Gip e dovranno rispondere di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso.

L’indagine è stata denominata Alter Ego ed è stata coordinata alla locale direzione distrettuale antimafia e condotta dal nucleo operativo della compagnia di Catania piazza Dante. È stato delineato il ruolo rivestito da alcune figure di spicco di diverse famiglie mafiose all’interno dello scenario criminale etneo, mettendone in luce relazioni, contatti e dinamiche riferiti al traffico di ingenti quantità di droga e al loro verosimile approvvigionamento anche oltre i confini regionali e nazionali. Nel corso dell’operazione è stata sequestrata droga per un valore di 5 milioni di euro.

L’operazione, inoltre, ha permesso di individuare un canale di rifornimento attraverso il quale affluivano sul territorio di Catania notevolissimi quantitativi di droga proveniente da Albania, Olanda, Calabria e Puglia e che successivamente venivano distribuiti alle piazze di spaccio del centro etneo, della provincia di Siracusa ed anche a Malta.

Nel corso delle indagini, inoltre, sono stati arrestati tre uomini intenti a scaricare da un autoveicolo scatoli di cartone con il marchio di una nota casa produttrice di pasta, al cui interno erano stati nascosti be 242 kg di hashish.

Nel corso delle indagini i militari dell’Arma hanno operato diversi sequestri di droga che, una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato ai criminali circa 5 milioni di euro con la sua vendita al dettaglio.

Le indagini sono state avviate dopo arresti e sequestri, correlati tra loro, eseguiti dai carabinieri in un breve lasso di tempo nell’estate del 2018. Era il 26 agosto quando in località Villaggio Sant’Agata venivano arrestate in flagranza di reato tre persone, fra cui Gregorio Drago, sorprese a scaricare da una BMW numerose scatole di cartone con il marchio Barilla che nascondevano, fra i pacchi di pasta, 242 kg di hashish con una precisa sigla identificativa. Le indagini successive hanno permesso di ipotizzare il coinvolgimento nel reato anche di Orazio Musumeci e Antonio Sebastiano Battaglia, esponente del clan Santapaola che aveva noleggiato l’auto utilizzata per il trasporto.

Pochi giorni dopo, i militari eseguivano una perquisizione nell’abitazione di Santo Sicali, detto spaccatello, durante la quale, oltre ad essere rinvenute e sequestrate una somma pari a più di 300.000 euro in contanti e un’agenda nella quale erano annotati nomi, pseudonimi e cifre riferite al traffico di droga, venivano trovate circa 20 confezioni di pasta Barilla vuote, ma identiche a quelle oggetto del primo sequestro.

Infine, nell’abitazione di Rosario Zagame, ritenuto esponente della famiglia mafiosa Cappello-Bonaccorsi, circa un mese dopo, sono stati trovati altri 57 kg di hashish, oltre a 1,6 kg di cocaina e armi, contrassegnati dalla stessa identica sigla.

Le indagini hanno permesso, inoltre,di attribuire la fornitura di entrambi gli ingenti quantitativi di hashish allo stesso Sicali, ma anche di ipotizzare la centralità e la peculiarità del suo ruolo nello scacchiere del traffico di droga, in ragione della sua capacità di intrattenere simultanei contatti con affiliati e famiglie mafiose anche contrapposte.

Sicali, infatti, sembra agire con cautela studiata, conducendo una vita apparentemente regolare dedita alla famiglia e ai cavalli (da qui il nome dell’operazione). Al contempo l’uomo sembra godere di una certa autonomia e riconosciuta affidabilità, conquistate sul campo grazie alla ritenuta capacità di trafficare grosse forniture di sostanze stupefacenti tramite canali di approvvigionamento aperti in Italia e all’estero, comportandosi come un vero e proprio broker capace di calmierare i prezzi, assicurare profitti e assecondare rapidamente le richieste dei clienti.

I militari del nucleo operativo di piazza Dante, nel corso di mirate perquisizioni eseguite il 19 aprile del 2019 avevano sequestrato nella sua abitazione 72.000 euro in contanti e in terreno di sua proprietà a San Giuseppe La Rena 21 Kg di cocaina suddivisa in panetti e nascosti in una canaletta dell’irrigazione unitamente ad una pistola con matricola abrasa e vario munizionamento.

Le indagini hanno anche permesso di acquisire elemtni probatori rilevanti in ordine al verosimile coinvolgimento dei soggetti che avevano subìto il primo sequestro all’interno di una strutturata associazione finalizzata al traffico di sostanza stupefacente stabilmente operante nel quartiere del Villaggio Sant’Agata, capace di immettere sul mercato ingenti quantitativi di droga di ogni genere, nell’ordine delle centinaia di Kg, proveniente dall’Albania o dall’Olanda e destinata alle piazze catanesi di loro competenza, oppure a volte a Malta. Dalle intercettazioni è emerso anche che il sodalizio sembra garantire il mantenimento economico e l’assistenza legale ai familiari dei sodali arrestati nel compimento delle attività illecite dell’associazione.

Approfondendo i movimenti di Sicali, i carabinieri hanno documentato fitti e paralleli  contatti con i referenti di altre importanti piazze di spaccio site in differenti zone della città, con i quali l’indagato sembrava pianificare la compravendita di regolari ed ingenti quantitativi di droga. In particolare, è emerso come, dopo l’arresto di Rosario Zagame, sul quale nel corso dell’indagine e grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza idonei a riscontrare la sua verosimile appartenenza all’associazione mafiosa Cappello-Bonaccorsi. Sicali aveva intensificato i rapporti con il figlio Nicolò Zagame che, secondo l’ipotesi accusatoria condivisa dal Gip, avrebbe ereditato dal padre la gestione della piazza di spaccio del tondicello della Playa.

Sicali, secondo quanto hanno accertato le indagini, intratteneva illeciti rapporti commerciali con Alfio Castagna, ritenuto allo stato, secondo l’ipotesi accusatoria condivisa dal Gip, esponente del clan Cappello-Bonaccorsi e gestore della storica piazza di spaccio delle Salette nel cuore di San Cristoforo. Con Giovanni Di Stefano, che oltre a progettare grossi acquisti di droga con Sicali, in un’occasione gli aveva persino chiesto di procurargli un’arma e, infine, con Salvatore Cambria che sembrerebbe gestire nella stessa zona un’autonoma attività di spaccio.

In carcere sono finiti: Antonino Sebastiano Battaglia, 28 anni; Antonino Battaglia, 31 anni; Salvatore Cambria, 50 anni; Alfio Castagna, 34 anni; Giovanni Agatino Distefano, 40 anni; Gregorio Drago, 31 anni; Michele Angelo Fichera, 55 anni; Orazio Musumeci, 33 anni; Santo Sicali, 40 anni; Antonino Spampinato¸50 anni; Nicolò Zagame, 27 anni e Rosario Zagame, 49 anni.

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