L’età media di vita è salita notevolmente negli ultimi anni e ancora salirà, fortunatamente, nei prossimi. Il concetto di anzianità si è notevolmente modificato negli anni, cambiando anche la percezione rispetto alla persona più o meno anziana. Detto questo possiamo dire che l’anziano moderno, che rientra dunque in questa categoria in un’età molto più avanzata rispetto al passato, è il frutto di tutto ciò che ha vissuto, soprattutto a livello patologico. Il corpo di ognuno di noi è modificato dalle patologie che si sommano durante gli anni. Da quelle cardiovascolari, osteoarticolari, pneumologiche, a quelle che riguardano i disturbi cognitivi e psico-affettivi.
In questo contesto che poi è quello che determina lo stato generale di salute dell’anziano, va aggiunto anche il livello sociale: dove e con chi vive, quanto supporto familiare gli venga dato, il livello economico e la socialità, intesa come rapporti umani, la mobilità e l’autosufficienza.
In questa frastagliata varietà di condizioni ogni anziano arriva ad essere un solo risultato di tante somme e differenze, quozienti e prodotti che le diverse variabili durante il corso della vita hanno inciso in lui. Tutti questi fattori determinano quello che viene definito grado di fragilità dell’anziano che, poi, ne determina il destino.
Sarà questo, snocciolato in tutte le sue sfaccettature, l’argomento oggetto di una due giorni di lavoro che si terrà all’Hotel Villa Itria di Viagrande ( Catania ) il 5 e 6 novembre. Un congresso denominato, appunto, “Il paziente psicogeriatrico tra soma, psiche e cognitività” e coordinato da Mario Santagati e Dario Cannavò.
La fragilità rappresenta una modalità individualizzata di invecchiamento del corpo e, di conseguenza, rientra nel capitolo patologie. E’ evidente che la multimorbosità, ovvero la coesistenza di diverse patologie nello stesso individuo, è qualcosa di comune nella popolazione anziana. Questo può certamente influire negativamente sulla qualità di vita, perché incrementa i bisogni sanitari e costringe a vivere in disabilità un periodo abbastanza lungo della vita. Questo è il contesto in cui lo specialista avrà maggiori difficoltà a comprendere l’invecchiamento cerebrale del paziente. Ogni individuo, infatti, perde le capacità cognitive in modo diverso: differenze dovute ad eventi di vita, alla salute, all’educazione, allo stile di vita, alle capacità economiche e, ovviamente, anche alla genetica.
Sarà proprio questo il contesto di analisi della due giorni di lavoro, in cui ci si concentrerà sulle patologie psichiche che colpiscono l’anziano. Dalle demenze alla depressione, arrivando a quello che, tecnicamente, viene definito “delirium del paziente”.
Non mancherà, poi, un focus dedicato all’attualità dei nostri giorni e a come la pandemia da Covid-19 abbia notevolmente modificato e, in certi casi, amplificato la fragilità del paziente anziano. Isolamento e solitudine, infatti, già notevolmente presenti nella vita degli anziani, sono diventati fattori a tutti gli effetti.
Ogni corpo che invecchia, dunque, ha una sua storia peculiare e, in questo senso, porre una diagnosi psicogeriatrica su un corpo “complesso” risulta per lo specialista una vera e propria sfida, se è vero che il medico, nel modellare una diagnosi psicogeriatrica, appare più artista che scienziato. Potremmo definirlo uno scultore.