Un patrimonio per un importo di 300.000 euro è stato sequestrato dalla guardia di finanza di Trapani a Vincenzo La Cascia, esponente di spicco del mandamento mafioso di Castelvetrano, centro del trapanese.
I sigilli sono stati posti a beni aziendali relativi all’impresa agricola condotta dalla moglie dell’uomo, costituiti in prevalenza da fondi rustici coltivati ad uliveti in agro di Castelvetrano, contrada Latomie.
Le fiamme gialle hanno accertato una sproporzione tra il patrimonio disponibile di La Cascia e il suo profilo economico finanziario. La Cascia ha avuto un ruolo di primo piano nella direzione della famiglia mafiosa di Campbello di Mazara tale da determinare, nel maggio 2018, l’emissione nei suoi confronti di ordinanza di custodia cautelare in carcere all’esito dell’operazione di polizia denominata Anno zero, coordinata dalla procura distrettuale di Palermo. La Cascia era risultato appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano già dal 1998 e avrebbe commesso diversi reati nell’interesse di tale consorteria criminale quali estorsione continuata, danneggiamenti e incendi dolosi.
Il ruolo di “campiere” ricoperto in passato da La Cascia per conto della famiglia Messina Denaro nella contrada Zangara a Castelvtrano, e i risalenti contatti avuti da quest’ultimo con lo stesso boss Messina Denaro, sia nel periodo anteriore alla sua latitanza che in epoca successiva hanno permesso di poterlo giudiziariamente annettere nella ristretta cerchia degli uomini di fudica del superlatitante, avendo il medesimo favorito pure la latitanza di altri membri del mandamento mafioso di Castelvetrano.
Proprio in questo periodo, La Cascia si era adopertao per diramare ai membri della consorteria mafiosa gli ordini impartiti da Matteo Messina Denaro, di cui all’epoca era portavoce il fratello Salvatore, nonché nell’assicurare al mandamento mafioso il procacciamento e la custodia di armi e munizionamento idonei a mantenerne la tutela degli interesse su territorio.