Beni riconducibili a Santo Strano, 54enne di Catania, esponente di vertice del clan mafioso Cappello e già giudicato socialmente pericoloso, con decreto irrevocabile del tribunale di Catania dell’aprile 2010. I beni sono stati sequestrati a Strano su richiesta della proucra distrettuale e il provvedimento è stato notificato dai carabinieri del nucleo investigativo.
Il patrimonio di Strano sarebbe stato acquisito in assenza della necessaria copertira economico-finanziaria, ma con proventi derivanti dall’illecita attività svolta da Strano. L’uomo, all fine degli anni Ottante e nei primi anni Novanta, ha vissuto dei proventi illeciti dei reati contro il patrimonio per i quali ha riportato condanna definitiva e che anche successivamente ha continuato a delinquere compiendo una progressione criminale che lo ha visto affacciarsi in contesti associativi anche di tipo mafioso almeno fino al 2017 ricoprendo ruoli di spicco e rievendo utilità illecite significative. Di rilievo le numerose condanne, alcune delle quali irrevocabili, per associazione di tipo mafioso e partecipazione ad associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Secondo quanto riferito agli investigatori da diversi collaboratori di giustizia quali Domenico Querulo, Carmelo Di Mauro, Filippo Passalacqua, Orazio Cardaci, Paolo Mirabile, Natale Cavallaro, Gaetano D’Aquino, Vincenzo Pettinati, Gaetano Musumeci, Giuseppe Raffa, Carmelo Scordino e Sebastiano Sardo, lo Strano aveva ricoperto il ruolo non solo di responsabile del clan mafioso operante in via della Concordia, ma aveva anche deliberato le strategie operative e l’approvvigionamento della droga, nonché le modalità del recupero illegale di ingenti crediti, ma anche quello di trait d’union sia con il gruppo operante nei territori di Catenanuova-Centuripe-Regalbuto, sia con il capo dell’organizzazione mafiosa Salvatore Cappello e la sua compagna, Maria Campagna, con i quali si rapportava quando dovevano essere assunte decisioni nel nome e nell’interesse dell’omonimo clan.
I beni oggetto del provvedimento di oggi hanno un valore complessivo di oltre 500.000 euro. Sigilli sono stati apposti ad un appartamento al Villaggio Sant’Agata intestato alla moglie di Strano, Stefania Reale; l’impresa individuale Stefania Reale con sede sempre a Catania Villaggio Sant’Agata e con oggetto sociale commercio al dettaglio di caffè torrefatto; saldi attivi di eventuali rapporti bancari e finanziari superiori a 1.000 euro; 9 orologi di prestigiose marche e 2 braccialetti tipo tennis con brillanti, oggetto di un precedente sequestro operato dai carabinieri nel maggio del 2015 che li rinvennero nella cassaforte di Strano in occasione del suo fermo di indiziato di delitto in quanto accusato di concorso in omicidio e in un tentato omicidio e per la partecipazione ad associazione mafiosa con il ruolo di organizzatore. Il reato era stato commesso a Catenanuova, nell’ennese, tra l’ottobre del 2009 e l’agosto del 2021, per il quale è stato condannato sia in primo che in secondo grado alla pena di 16 anni di reclusione dalla corte d’assise nissena.