Riceviamo e pubblichiamo il commento del vescovo di Cefalù, nel palermitano, sugli incendi di questi giorni.
“In questi giorni la nostra terra di Sicilia soccombe sotto le fiamme dei roghi per lo più appiccati con modalità scientifiche da mani che non abbiamo paura di definire criminali. E ancora una volta siamo qui a levare il nostro grido, esausti e stanchi, ogni anno, sempre nello stesso periodo, raccogliendo l’immane sofferenza della nostra amata sorella Terra.
È possibile che i cuori siano così restii alla conversione?
Oppure dobbiamo sospettare che dietro agli incendi ci siano interessi economici, politici o addirittura di quelle forme di criminalità che vogliono lucrare sulle tante aziende messe in ginocchio da questi eventi nefasti?
Non possiamo che condannare tali atti criminali e sperare che la giustizia faccia il suo corso rintracciando e punendo i colpevoli che, non solo hanno messo a ferro e fuoco tante parti della Sicilia, ma anche in pericolo la vita di coloro che sono impegnati da giorni e con spirito di abnegazione a domare gli incendi.
A loro va la nostra gratitudine e la nostra riconoscenza.
Nello stesso tempo invitiamo i tanti cittadini onesti a denunciare i piromani e a non coprire con l’omertà questi attentati contro la natura.
In questi anni gran parte delle riserve dei nostri territori e dei nostri parchi, sono andate completamente distrutte con un danno incalcolabile all’ecosistema, dato che tanti endemismi [1] non potranno più essere recuperati.
Ad ogni incendio siamo più poveri, ma soprattutto siamo più poveri umanamente perché l’uomo riesce a mostrare tutta la sua cattiveria e la sua miseria che raggiungono l’apice nel disinteresse verso le risorse della terra.
Rivolgiamo un appello alle Istituzioni a fare di più e a fare meglio anticipando tutti quei lavori di prevenzione, necessari a scampare scenari peggiori, ad impiegare le risorse umane e lavorative di cui la nostra Regione Siciliana dispone tutto l’anno e non solo nella stagione calda per un monitoraggio continuo dei territori.
Siamo consapevoli di come negli anni la politica abbia mortificato l’impegno soprattutto dei lavoratori forestali, facendone esclusivamente una riserva di consenso elettorale e prospettando soluzioni di stabilizzazione mai realmente adottate.
Forse è giunto il momento di far seguire alle parole i fatti per una inversione di tendenza che porti anche a quella conversione della politica auspicata da Papa Francesco in Laudato sì:
Occorre dare maggior spazio a una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose. Tuttavia, bisogna aggiungere che i migliori dispositivi finiscono per soccombere quando mancano le grandi mete, i valori, una comprensione umanistica e ricca di significato, capaci di conferire ad ogni società un orientamento nobile e generoso [2].
A tal proposito risuona ancora forte grido di allarme del Santo Padre:
Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr. Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora [3].
Siamo vicini ai Sindaci impegnati in prima linea insieme alle Forze dell’Ordine, alla Protezione Civile e a tutti i volontari che, spesso con esigue risorse, sono il primo e unico intervento nel propagarsi di più roghi contemporaneamente frutto di una crudele premeditazione.
Gli incendi non solo feriscono il volto bello e buono della terra, ma tolgono il futuro a intere generazioni che, attraverso le risorse naturalistiche in nostro possesso, avevano progettato occasioni di lavoro e di sviluppo in particolare per i territori delle nostre aree interne.
Seppur rimangono insoluti i dubbi circa il movente di tali atti delittuosi, ci appelliamo alla coscienza di ogni donna e uomo perché si assumano nuovi stili di vita e perché ogni comunità cristiana e tutta la società civile rafforzino il proprio impegno nella custodia e nella salvaguardia del Creato”.