Il concerto narrato, intitolato “Dalla terra al cielo. Il canto liturgico dell’Oriente cristiano”, propone un percorso musicale diacronico, a partire da canti anonimi, espressione dei primi secoli del cristianesimo, fino ad alcune composizioni musicali dell’Ottocento (M.A. Balakirev, D.V. Allemanov) e del Novecento (S. Rachmaninov e N. Kedrov). I brani eseguiti nelle lingue greca, slavonica e aramaica, secondo le tradizioni musicali slava, greca e georgiana, sono espressione del multiforme mosaico sonoro dell’Oriente cristiano.
Questo percorso permette la scoperta della peculiare funzione comunicativa che il canto riveste nei riti delle Chiese d’Oriente. Gli inni, eseguiti ritualmente, mettono in relazione il microcosmo umano e il macrocosmo divino, nell’equilibrio tra anima e corpo. I canti, come le icone, divengono, così, le porte per accedere alla bellezza celeste a partire dall’esperienza terrena.
PROGRAMMA
- “Kyrie, eleison”, tradizione bizantina (anonimo);
- “Blagoslovi, duše moja, Gospoda”, Prima antifona della Divina Liturgia, canto paleoslavo (anonimo);
- “Cheruvimskaja”, Inno cherubico (anonimo);
- “Bogoriditse, Dievo”, Inno alla Madre di Dio, melodia georgiana (anonimo);
- “Milost’ Mira”, Misericordia di pace, melodia athonita (anonimo);
- “Gospodi pomiluij”, Acclamazione in risposta alla ektenia, melodia dell’antico monastero di Elenskij (Bulgaria), arrangiamento di Sepfora;
- “Anghel vopiaše”, Megalinario di Pasqua, melodia del monastero di Valaam (Russia), armonizzazione di M.A. Balakirev;
- N. Kedrov, figlio, “Svete tikhij”, Inno vespertino;
- S. Rachmaninov, “Tebe poiem”, Canto dell’Epiclesi;
- D.V. Allemanov, “Vzsbrannoij Voievode”, Inno alla Madre di Dio;
- Schiarchimandrita Serafim, “Kadishà Elàh”, Inno trisagio (canto in aramaico).
La chiesa di S. Maria dell’Ammiraglio prende il nome dall’Ammiraglio della flotta di Ruggero II d’Altavilla, Giorgio di Antiochia. Ufficiale siriano di culto bizantino, l’Antiocheno la edificò verso la metà del XII secolo accanto al suo palazzo, dedicandola alla Madre di Dio per ringraziarla della protezione che gli aveva concesso nella sua lunga vita militare sui mari.
La chiesa fu costruita su pianta a croce inscritta, tipica delle chiese bizantine del tardo periodo, orientata in asse con l’abside a Est e la facciata a Ovest, perché si doveva sempre pregare verso oriente. Comprendeva anche un nartece che all’epoca era connesso a un cortile porticato aperto, sotto il quale scrivani e notai svolgevano la loro attività per la comunità bizantina. Questo portico fu in seguito unito al campanile.
Appena varcato l’ingresso dal campanile, si apre l’Atrio interno, sovrastato da volte, sostenute dalle otto colonne del vecchio portico. Due colonnine recano iscrizioni arabe dal Corano. La volta della sala di quest’atrio fu affrescata da Olivio Sozzi (Catania 1690 – Ispica 1765) nel 1744, col tema della Gloria dell’Ordine Benedettino. Sono dieci scene divise in due parti di cinque ciascuna, in ovali mistilinei, le cui cornici sono in trompe l’oeil per aumentare lo spazio e la profondità. Bell’effetto coloristico è lo sfondo dei cieli azzurri in contrasto col grigio scuro degli abiti dei monaci.
Diceva il viaggiatore e mercante Ibn Gubair, a Palermo nel 1185, che la “chiesa dell’Ammiraglio era uno dei più stupendi monumenti dei cristiani… che mancano le parole a descriverla ed è forza tacerne, perché è il più bel monumento del mondo”. Rimase molto impressionato dagli ori e dai colori dei mosaici. L’apparato dei mosaici, che rivestono interamente le volte e gli archi della croce greca dell’originaria chiesa bizantina, è uno dei più importanti del mondo.
Il culmine è naturalmente la cupola che ha al centro il Pantocratore a figura intera, seduto sul trono, benedicente-annunciante con la destra, mentre regge il Vangelo con la sinistra, appoggiando i piedi sulla Terra sotto forma di sgabello. Nella cornice in greco il brano evangelico che inizia con “Io sono la luce del mondo…”. Volano intorno al Cristo i quattro arcangeli. Nel tamburo, gli otto profeti, che tengono in mano i cartigli delle profezie, e nelle nicchie i quattro evangelisti.