La città di Messina resta in testa alla graduatoria dei fondi per il risanamento. Lo rende noto la città metropolitana di Messina guidata dal sindaco Cateno De Luca. Sono 172 i milioni di euro, di cui 20 a carico della regione siciliana, destinati a 5 progetti di rigenerazione urbana per la definitiva eliminazione delle baracche.
Le baracche da più di 100 anni occupano una vasta area urbana e vi risiedono circa 8 mila perone. La città metropolitana di Messina risulta prima nella graduatoria del bando nazionale “Qualità dell’abitare” pubblicata dal ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.
Un risultato che permette di mettere la parola fine alla vicenda delle baracche che, dal 1908, dopo il devastante terremoto che colpì Messina, ospitano migliaia di famiglie. Tra i progetti, uno è stato giudicato come migliore in assoluto, ricevendo un finanziamento di poco superiore ai 98 milioni di euro.
I progetti approvati erano stati presentati dall’amministrazione De Luca il 16 marzo scorso e saranno finanziati con i fondi del PNRR che prevede procedure e tempi rapidi. Le aree interessate da interventi di riqualificazione riguardano Camaro sotto Montagna, Giostra, Annunziata, Fondo Fucile, Rione Taormina e Camaro-Bisconte dove si procederà alla rigenerazione urbana attraverso lo sbaraccamento, la rimozione di materiali inquinanti tra cui l’amianto e la successiva realizzazione di alloggi e servizi di comunità. In totale verranno realizzati o acquistati 692 alloggi, tre asili, due edifici polifunzionali, 2 parchi e diversi alloggi di transito su un’area di oltre 230.000 metri quadrati.
“Nessuna amministrazione – ha affermato con soddisfazione il Sindaco Cateno De Luca – ha mai ottenuto un totale di oltre 172 milioni di euro con un solo bando. Nel giugno 2018 ho assunto quale punto imprescindibile del mio mandato politico ed amministrativo l’impegno di affrontare definitivamente il problema socio-ambientale più grave della città di Messina: la presenza da oltre cento anni di una baraccopoli in pieno centro urbano estesa in 9 ambiti da risanare per oltre 230mila metri quadrati, con unità abitative caratterizzate da tetti in eternit che sprigionano letali fibre d’amianto, prive di servizi fognari e con bagni esterni spesso in comune, dove regna sovrana la presenza di ratti, nonchè spazi angusti in cui i bambini sono costretti a vivere ed a giocare. Queste sono le condizioni di estremo degrado – prosegue De Luca – dove vivevano e in parte vivono ancora 2mila nuclei familiari, oltre 8mila persone, 8mila italiani che da oltre tre generazioni sopravvivono in ‘lebbrosari’, privi di ogni requisito di salubrità e di sicurezza sismica tanto ai margini del perimetro urbano, quanto in pieno centro urbano con sacche di intollerabile degrado.
Dal terremoto del 1908 ad oggi si sono alternati 67 governi della Repubblica e in 112 anni il problema del risanamento non è mai stato risolto nonostante gli svariati interventi normativi finalizzati all’eliminazione delle strutture abitative incompatibili con il requisito dell’abitabilità e del rispetto minimo delle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza impiantistica. Oggi abbiamo messo la parola fine a questa vergogna nazionale”, conclude il Sindaco De Luca.