Sono otto gli indagati ritenuti componenti del mandamento mafioso di Tommaso Natale, a Palermo, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni aggravate e danneggiamento seguito da incendio. I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito le ordinanze nei confronti degli otto.
L’operazione, denominata “Bivio 2”, la seconda in due giorni a Palermo, è stata coordinata da un pool di magistrati della Dda guidati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca.
L’indagine ruota attorno al boss Giulio Caporrimo, già arrestato in passato. Dalle indagini è emersa la continua richiesta di pizzo alle imprese operanti sul territorio. Gli investigatori hanno accertato 11 estorsioni e due tentativi non andati a buon fine, mentre in due casi le vittime hanno denunciato spontaneamente le pressioni subite. I carabinieri hanno ricostruito diverse intimidazioni, spesso con attentati incendiari. Tutte erano state messe in atto da uomini comandati da Giulio Caporrimo per scalzare i concorrenti e accaparrarsi alcuni appalti, come nel caso dell’incendio doloso ai danni di un esercizio commerciale di Sferracavallo.
Un attentato che sarebbe stato partorito dalla mente di Caporrimo insieme al figlio Francesco e da Francesco Ventimiglia, per ottenere la gestione del locale. L’attentato doveva servire a vincere la resistenza del titolare. Con un altro incendio, invece, era stato colpito un cantiere edile per la realizzazione della rete fognaria sempre a Sferracavallo. A ideare l’intimidazione sarebbero stati Antonino Vitamia e Vincenzo Taormina per ottenere alcuni lavori in sub appalto. Nell’occasione venne danneggiato anche il furgone di una ditta di costruzioni, mentre le microspie dei carabinieri registravano tutto in diretta.
Un altro atto intimidatorio aveva colpito una società edile che stava effettuando lavori di ristrutturazione in un immobile, con l’obiettivo di ottenere la commessa per lavori di impiantistica. Diversi gli episodi estortivi accertati anche ai danni di commercianti della zona. La cosca faceva profitti anche grazie ai “cavalli di ritorno” per le auto rubate.
Negli anni i carabinieri avevano già assestato duri colpi al mandamento mafioso di Tommaso Natale con le operazioni: Oscar del 2011; Apocalisse del 2014; Talea del 2017; Cupola 2.0 tra il 2018 e il 2019; Teneo del 2020 e Bivio del 2021.
Il blitz di oggi si ricollega proprio all’operazione Bivio. Giulio Caporrimo, tornato in libertà a maggio del 2019, per volontà del boss Calogero Lo Piccolo aveva trovato al vertice del mandamento un nuovo capo, Francesco Palumeri. Caporrimo prima si trasferisce a Firenze per prendere le distanze dal nuovo assetto che non condivideva e poi, dopo aver costretto il rivale a tirarsi indietro, fa ritorno a Palermo da reggente riuscendo a ricompattare il mandamento. I carabinieri con questa indagine hanno fatto luce su una serie di gravi reati commessi dagli arrestati, a cominciare dallo stesso Giulio Caporrimo e dal figlio Francesco che avevano investito sulle scommesse online, uno dei settori più a rischio per infiltrazioni mafiose.
Uno degli arrestati, Giuseppe Vassallo, palermitano trasferitosi a Firenze, grazie agli accordi con Giulio Caporrimo e Antonino Vitamia, commercializzava i propri siti per le scommesse online proprio sul territorio del mandamento di Tommaso Natale, riconoscendo parte degli utili alla famiglia mafiosa.