Dopo il Premio Loano per il miglior disco dell’anno, i Fratelli Mancuso con Manzamà (edito da Squilibri) vincono anche la Targa Tenco per il miglior album in dialetto, il massimo riconoscimento in italiano per la canzone d’autore, decisa da una Giuria composta da circa 350 giornalisti, critici musicali ed opinionisti: e, assieme a loro, sul palco dell’Ariston di Sanremo tornerà anche l’eccellenza della cultura siciliana, sedimentata nella memoria profonda dei due musicisti e trasfigurata in una prospettiva globale, fino a diventare espressione di sentimenti universali grazie anche all’apporto di altri siciliani di genio come, in primo luogo, Franco Battiato che ha arrangiato le musiche per il quartetto d’archi.
Compositori e polistrumentisti animati da una vena poetica e musicale di assoluta originalità, Enzo e Lorenzo Mancuso cantano storie intessute di idiomi e suoni antichi che, nei vortici di una continua affabulazione, ritornano incessantemente alla loro terra natìa, dove grazie alla loro arte sembrano fondersi mondi in apparenza inconciliabili. Eredi privilegiati di una tradizione che hanno trasfigurato nel prisma dei loro innumerevoli strumenti e alfieri di un canto intimo ed essenziale, a oltre dieci anni dal loro ultimo disco di inediti, i due fratelli ritornano così a tessere filati di straordinaria fattura, in mirabile equilibrio tra il filo della memoria personale e il respiro solenne della storia. Immersi in una dimensione quasi onirica, intimi e a volte sofferti quadri di vita quotidiana si aprono, con squarci di grande impatto, sulle tragedie che dilaniano il nostro presente.
Culmine effettivo di una creatività fuori dal comune, Manzamà si avvale dell’apporto di altri artisti e compositori, tra i quali Aldo Giordano, Marco Betta, German Diaz, Ferruccio Spinetti, Arnaldo Vacca, Mario Arcari e Giovanni Sollima e, nel ricco libretto, dei dipinti di Beppe Stasi a corredo di canti che trasudano di esperienze vissute in prima persona, nel corso di una carriera decisamente fuori dal comune.
Nativi di Sutera, i due fratelli emigrano negli anni’70 a Londra dove, per otto anni, lavorano in fabbrica, mentre nel tempo libero, a contatto con circoli e teatri, iniziano a ricomporre i frammenti del patrimonio musicale della loro terra. Ritornati in Italia, nei primi anni ’80 si esibiscono in Germania e in Francia, per lo più in piccoli teatri. Decisivo per la loro carriera l’incontro con Joaquin Diaz, il grande etnomusicologo spagnolo, monumento vivente del folklore iberico, con il quale avviano un rapporto di collaborazione che sfocia nella pubblicazione, in Spagna prima che in Italia, dei loro primi due CD, Nesci Maria (1986) e Romances de alla y de aca (1990). Nel 1993, dopo aver dedicato un altro CD al loro paese natìo, vincono il Premio Recanati.
Nel 1997 pubblicano il CD Bella Maria, e partecipano, come compositori e attori, al film Il talento di Mister Ripley di Anthony Minghella, inaugurando una collaborazione con il cinema e il teatro d’autore che dura tuttora e che ha un suo riferimento privilegiato nelle opere di Emma Dante. Nel 2013, alla 70a edizione della Mostra del cinema di Venezia, vincono il Premio Sound Track Stars e, l’anno dopo, ottengono la nomination al Globo d’Oro e al Nastro d’Argento per la colonna sonora del film Via Castellana Bandiera della regista siciliana. Da ricordare ancora, nella loro discografia, Italian Odissey, inciso nel 2000 per la Putumayo World Music Records, e distribuito in tutto il mondo, Cantu, del 2002, e il cd edito ancora una volta in Spagna, nel 2004, Trazzeri.
Hanno detto di Manzamà
I fratelli Mancuso rappresentano oggi quell’indispensabile memoria sonora che ci è utile per non dimenticare. Nella loro ricerca attentissima alle radici, hanno fatto della musica popolare siciliana la loro musica, la loro espressione. In anni di studio e di lavoro sulle fasce mediterranee e non solo hanno costruito un’idea di suono rara e invidiabile Marco Ranaldi, Left
Un viaggio senza meta nel fertile bacino del Mediterraneo, tra ritmiche soffici e sospese, melodie dai richiami arabi, dolci nenie e loop ammalianti, a raccontare soprattutto le inquietudini dell’esistenza, il malessere per un vivere spostato, la magia dei sogni perduti e recuperati Alberto Marchetti, Vinile
Una strana, ammaliante intensità onirica (..) Tutto ha funzionato, tutto ha la sua nicchia. Ronzano e incantano le pronunce nasalizzate dei fratelli siciliani, il gioco d’alternanza mette in conto picchi scabri e vertiginosi di terze creando quell’effetto magico che spesso ha solo la vera musica popolare. Difficile indicare vertici in un disco fatto di altezze Guido Festinese, Il giornale della musica
La forza tellurica delle composizioni scritte dal duo. Piccoli incanti che passano tra cuore e polmoni, cantati in una lingua i cui accenti appartengono al mondo intero: leggeri come il sogno e dolorosi quanto la carne Carlo Babando, Blow Up
I fratelli Mancuso sono il meglio che l’Italia ha da offrire musicalmente, giudizio che dovrei estendere forse a tutta l’Europa. (…) Un must assoluto! Moors Magazine
Il punto più autorevole per quanto riguarda la ricerca suonata della musica popolare (…) Manzamà è il risultato di un universo di scoperte, conoscenze e collaborazioni Marco Ranaldi, Raro
I Fratelli Mancuso sono tra le voci più autorevoli di una musica siciliana che guarda alla carne viva del folk e lo immette nei vortici di una continua affabulazione Valerio Corzani, RSI-Radio Svizzera Italiana
Decorato con un bellissimo libretto miniato con acquerelli (…) UN VERO CAPOLAVORO Ton Maas, Mixed World Music
Un disco fantastico per chi vuole scavare in profondità! Dani Heyvaert, Roots Time
La combinazione della loro voce terrosa e la raffinata orchestrazione strumentale conferisce al loro folk un tocco artistico che può essere definito stupefacente Eric Van Domburg, Heaven Magazine
Dopo una lunga gestazione creativa e, a dieci anni di distanza dall’ultima produzione discografica, i Fratelli Mancuso ritornano con un sontuoso lavoro Viviana Berardi, L’isola che non c’era
Un piccolo capolavoro (…) che ti avvolge incantatore con i richiami profondi alla tradizione siciliana e mediterranea, con la bellezza di testi poetici e duri e con la ricca strumentazione Raffaello Carabini, 50+
Splendida pubblicazione, come tutte le novità dell’etichetta italiana Squilibri, Manzamà (…) è una delle vere perle della musica italiana con quattordici creazioni artistiche, meravigliosamente malinconiche, (…) e i Fratelli Mancuso sono tra i migliori Pieter Wijnstekers, Heaven
Esistono fenomeni artistici di rara peculiarità, dei veri e propri unicum. In questa speciale categoria va annoverato il duo dei Fratelli Mancuso (…) Un nuovo ammaliante lavoro Gianluca Veltri, Il quotidiano del sud
Dopo un decennio di silenzio discografico (…) un nuovo capolavoro ovviamente in siciliano (…) Ma non serve capire il siciliano, per commuoversi e comprendere il senso ultimo, a tratti terapeutico, di Manzamà Andrea Pedrinelli, Da sapere
Occorre talvolta superare questioni di “genere” e proclamare che le tradizioni musicali popolari dialettali italiane possono assurgere a livelli di dignità internazionale. Prova evidente ne sono i Fratelli Mancuso (…) con Manzama’, prodotto raffinatissimo (…) Andrea Trevaini, Buscadero