I sindaci della provincia di Trapani sono i destinatari di una lettera aperta del forum siciliano Acqua e beni comuni” che chiede di sospendere l’affidamento a Siciliacque e avviare una seria riflessione sul futuro del bene comune primario quale è l’acqua.
Pubblichiamo la lettera integrale:
“Sono trascorsi sei anni dalla approvazione della legge regionale 19/2015 sulla gestione delle risorse idriche che sancisce che sull’acqua non si può fare profitto, ed i sindaci della provincia di Trapani non hanno ancora aggiornato il piano d’ambito e individuato la forma di gestione unica provinciale del servizio idrico integrato.
Non stupisce che la Regione prospetti oggi ai sindaci ex EAS di affidare per tre anni la gestione a Siciliacque. Dopo aver tentato di accollare la gestione del servizio idrico direttamente ai comuni per uscire da una fase liquidatoria di EAS che perdura dal 2004, dilapidando un ingentissimo capitale pubblico che poteva essere diversamente e più oculatamente amministrato, ed avere perso innanzi al TAR su ricorso dei sindaci, la Regione ci riprova. Ricordiamo che Siciliacque è partecipata per il 25% dalla Regione e per il restante 75% in mano alla multinazionale francese Veolia. Che l’ottemperanza al contratto di gestione e l’effettiva convenienza per i siciliani di mantenere in vita il gestore super privato del sovrambito voluto da Cuffaro non è mai stato verificato, sebbene disposto dalla legge regionale vigente; che le tariffe praticate da Siciliacque, 70 centesimi a metro cubo, sono state dichiarate illegittime dal TAR e pochi giorni fa anche dal CGA, nonché dalla stessa autorità nazionale ARERA; che Siciliacque vanta ingenti crediti da EAS in liquidazione che sarebbe bello capire chi dovrà ripianare.
La privatizzazione del sovrambito è stato un disastro per tutta la Sicilia e sarebbe un vero sfregio alla democrazia, ricordiamo la maggioranza assoluta dei siciliani che si sono espressi con i Referendum del 2011 contro la privatizzazione del servizio idrico ed una operazione contro legem rispetto alla legge vigente 19/15 che ribadisce in più articoli che hanno passato il vaglio della Corte Costituzionale che sull’acqua non si può fare profitto, affidare al privato per eccellenza, Siciliacque, anche solo in via temporanea il servizio idrico.
È chiaro che la Regione come più volte annunciato vuole arrivare all’ATO Unico regionale per continuare a difendere interessi che non sono certo quelli delle comunità siciliane. Non è difficile immaginare a chi sarebbe affidato in quel caso il servizio, come è evidente che il Forum siciliano continuerà a denunciare in tutte le sedi l’illegittimità di operazioni come queste.
Oggi è necessaria la piena assunzione di responsabilità da parte di chi amministra le comunità locali.
Quello che chiediamo a tutti i sindaci siciliani ed ai sindaci del trapanese è di rispettare il voto popolare e la legge vigente. Occorre che i sindaci all’interno dell’Assemblea Territorialie Idrica deliberino per la gestione interamente pubblica e partecipativa; che individuino, come ha già fatto l’ATI di Agrigento, una Azienda speciale consortile quale soggetto gestore d’ambito di proprietà di tutti i comuni. I fondi della prossima programmazione EU 2021~27 e quelli del PNRR devono essere gestiti da un ente di diritto pubblico per fare gli interessi delle collettività, non quelli di una multinazionale.
Ai sindaci chiediamo con forza di sospendere la decisione sulla soluzione prospettata dalla Regione, ed avviare una seria e responsabile riflessione sulla possibilità di prendere in mano le scelte strategiche per il futuro sostenibile delle proprie comunità.
Il Forum si rende disponibile fin d’ora ad una auspicata discussione pubblica sul futuro della gestione del Bene Comune primario.
Si scrive Acqua e Beni Comuni, si legge Democrazia. Siamo certi che i sindaci non vogliano lasciarsi sfuggire l’occasione di esercitarla fino in fondo a beneficio delle proprie comunità”.