Cinque persone in manette e beni del valore di 500 mila euro sotto sequestro. Sono i numeri dell’operazione Tonsor condotta dalla guardia di finanza di Palermo che ha sgominato una banda di usurai. Degli indagati, Salvatore Cillari, 63 anni, è finito in carcere. Ai domiciliari, invece, sono andati Gabriele Cillari, 34 anni; Matteo Reina, 61 anni e Giovanni Cannatella, 49 anni, indagati a vario titolo per associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio.
Nei confronti di Achille Cuccia, 61 anni, invece, è stata applicata la misura del divieto di dimora nel territorio del comune di Palermo. Il Gip ha anche disposto il sequestro preventivo di beni nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo stimato in circa 500 mila euro.
Le indagini hanno permesso di delineare una consorteria criminale, capeggiata da Salvatore Cillari che, almeno a partire dal 2016, avrebbe erogato prestiti di denaro con l’applicazione di tassi di interesse anche di tipo usurario nei confronti di una vasta platea di soggetti, orbitanti nell’area palermitana e romana, per un ammontare complessivo di 150 mila euro.
Parte dei proventi illeciti sarebbero poi stati “auto riciclati” dal figlio Gabriele, attivo collaboratore del padre nelle azioni criminali, in un’attività economica nel settore della ristorazione nel pieno della movida palermitana. Gli altri sodali avrebbero operato a vario titolo come intermediari nel meccanismo sotteso all’erogazione dei prestiti di denaro, entrando in contatto con le vittime, proponendo piani di rientro, nonché veicolando messaggi per il rispetto della scadenza delle rate concordate. La progressione investigativa curata dagli specialisti del GICO del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo ha permesso di raccogliere elementi circa il grave stato di bisogno vissuto dai soggetti che hanno chiesto prestiti in denaro.
Era stato creato un sistema professionale basato sul rilascio di assegni postdatati utilizzati a garanzia dei prestiti erogati. Gli indagati non esitavano nemmeno di minacciare le vittime. Le fiamme gialle hanno valorizzato gli elementi acquisiti, attraverso l’esame, il confronto e l’incrocio di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso alla finanza, tra il noto applicativo “Molecola”, accertando l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e i redditi dichiarati. Il gip ha emesso dunque un provvedimento ablativo che ha consentito di sequestrare i locali destinati ad uso commerciale dove svolge la propria attività un noto ristorante nel quartiere Capo di Palermo; due immobili, un motoveicolo e conti correnti.