Gioielli di lusso, conti correnti, appartamenti, aziende agricole, per un valore totale di 2,7 milioni di euro sono stati sequestrati oggi dagli agenti della guardia di finanza a Ragusa, impegnati nell’operazione “Centoventuno”. Le fiamme gialle hanno scoperto un’organizzazione responsabile di frode ai danni della UE e che dovrà anche rispondere di bancarotta, emissione e utilizzo di fatture false e riciclaggio.
L’operazione, denominata “Centoventuno”, dalla misura 121 che riguarda l’ammodernamento delle aziende agricole, vede cinque persone indagate con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della UE, all’utilizzo ed emissione di fatture false, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio perché considerati principali artefici dell’intero articolato disegno criminoso, ideato e promosso da T.G., imprenditore agricolo di Vittoria. Insieme a lui altre quattro persone tra familiari e persone a lui vicine: T.S., 38 anni, figlia del principale indagato e legale rappresenta pro tempore di alcune delle società coinvolte; T.F., 30 anni, anche lei figlia del principale indagato; B.M., 35 anni, marito di T.S. e legale rappresentante pro tempore di alcune delle società coinvolte e D.S., 62 anni di Comiso, perito agrario incaricato di predisporre i progetti utilizzati per accedere indebitamente ai finanziamenti ed attestare falsamente il corretto stato di avanzamento lavori (SAL) per l’erogazione dei contributi.
Tra gli indagati anche piccoli imprenditori che si sono prestati ad agevolare le diverse fasi delle truffe scoperte, figurano anche quattro funzionari ed un dirigente dell’ispettorato provinciale agrario di Ragusa, incaricati di procedere ai controlli per constatare lo stato dei lavori, in realtà non realizzati.
L’indagine è scaturita dagli sviluppi di una relazione dell’AGEA inviata in procura, nella quale venivano segnalate incongruenze in merito alle domande di accesso ai finanziamenti presentate da alcune società agricole che avevano ottenuto l’anticipo di contributi economici previsti dal programma di sviluppo rurale regione Sicilia 2007/2013 misura 121.
A capo del sodalizio c’era T.G che, tramite numerose società agricole intestate a lui o ai suoi familiari, con un sistema di false dichiarazioni ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, molte delle quali emesse da una società successivamente fallita, ha ottenuto indebitamente quasi 2 milioni di euro di contributi grazie anche alle condotte di compiacenti funzionari dell’ispettorato provinciale agrario di Ragusa.
Il modus operandi utilizzato prevedeva la predisposizione di articolati progetti di ammodernamento, destinati a rimanere soltanto sulla carta, idonei però ad essere presi a base dagli organi eroganti per l’assegnazione e il pagamento dei contributi. A fronte di un contributo pari al 40% del valore totale del progetto veniva immediatamente erogato un anticipo pari al 50% del valore deliberato (20% del totale del progetto). Successivamente si potevano presentare i vari stati di avanzamento lavori (SAL) con allegata relazione tecnica, corredata dalle fatture quietanzate riportanti gli estremi della data e del numero del titolo di spesa, del nominativo del fornitore, dell’imponibile e della descrizione della fornitura per ottenere fino ad un ulteriore 45% del contributo deliberato. Insomma, le aziende agricole venivano trasformate nella natura giuridica diventando società a responsabilità limitata.
Nessuna opera di completamento dei lavori indicati nei progetti era stata eseguita nonostante le attestazioni dei periti e degli ispettori provinciali, rilevatesi false. I sopralluoghi effettuati in corso di indagine da parte dei militari operanti hanno accertato la presenza solo di vecchie strutture serricole che non avevano subito alcun ammodernamento e in alcuni casi venivano rinvenute targhette che permettevano di verificare che gli impianti erano stati realizzati con precedenti finanziamenti pubblici.
Una delle società utilizzate per l’emissione delle fase fatture impiegate per giustificare fittiziamente i lavori eseguiti è fallita nel 2019 anche a causa del dissesto finanziario causato dagli indagati. Il gip del tribunale di Ragusa ha accolto le richieste del PM. Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati e sequestrati beni mobili e immobili, sei società agricole, una holding, una società di riciclo plastica, 13 orologi di lusso e numerosi gioielli di pregio.