Quindici persone sono state arrestate a Catania nel corso di un’operazione antimafia che ha colpito il clan mafioso dei Laudani, operante nell’area di Adrano. Gli indagati dovranno rispondere di associazione di tipo mafioso, traffico e spaccio di droga, detenzione di armi ed estorsioni con metodo mafioso.
Nel corso dele indagini sono stati documentati atti intimidatori e ritorsivi nei confronti dei familiari di un collaboratore di giustizia. Nell’operazione, denominata Triade, sono stati arrestati: Massimo Neri, 37 anni, detto “zecchinetta”; Giovanni Marco Arcidiacono, 23enne, alias Jimmy; Ivan Atri, 31enne in atto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno; Nunzio Costa, 35 anni; Gianluca Galvagno, 33 anni; Giuseppe Lo Cicero, 31 anni; Tino Neri, 40 anni, detto “a fitusa”; Antonio Luca Josè Pappalardo, 42 anni, detto “pitbull”; Carmelo Scafidi, 52 anni, detto “testa rossa”; Andrea Stissi, 24 anni; Pietro Severino, 64 anni; Salvatore Severino, alias “u cunigghiu”, 42 anni e Francesco Vitanza, detto “ciccio”, 19 anni.
Tutti sono indagati dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso dei clan Laudani di Catania e Scalisi di Adrano che ne costituisce la sua articolazione territoriale, con l’aggravante di essere l’associazione armata, detenzione e porto di armi da fuoco, numerose estorsioni ai danni di commercianti, associazione per delinquere finalizzata alla produzione e al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina e marijuana con l’aggravante di aver commesso il fatto per agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso denominata Scalisi.
I giudici per le indagini preliminari del tribunale di Catania e Lagonegro hanno applicato a tutti la misura cautelare della custodia in carcere ad eccezione di Nunzio Costa, cui è stata applicata quella degli arresti domiciliari. Nel corso della stessa operazione, il gip di Catania ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Claudio Barbera, 21 anni e Giuseppe Fichera, 22 anni. IL primo deve rispondere di associazione per delinquere di stampo mafioso del clan Scalisi con l’aggravante di essere l’associazione armata e il secondo associazione per delinquere finalizzata alla produzione e al traffico e allo spaccio di cocaina e marijuana con l’aggravante di aver commesso il fatto per agevolare l’attività dell’associazione di stampo mafioso denominata Scalisi.
Il provvedimento giudiziario accoglie gli esiti delle indagini avviate nel mese di marzo del 2019 e si sono concluse nel marzo scorso, nei confronti di alcune persone appartenenti al sodalizio mafioso. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno accertato che Massimo Neri, già indicato da numerosi collaboratori di giustizia quale esattore delle estorsioni riconducibili al clan Scalisi, avesse riorganizzato il sodalizio mafioso assumendone il controllo almeno fino alla scarcerazione di Carmelo Scafidi, detto “testa rossa” a lui subentrato.
Le investigazioni hanno permesso di documentare i costanti rapporti intercorrenti tra Massimo Neri e Antonio Luca Josè Pappalardo, detto “pitbull”, ritenuto esponente della frangia territoriale del clan mafioso Laudani operante nel quartiere popolare Canalicchio di Catania, a conferma del rapporto di affiliazione intercorrente tra i due ambiti criminali.
Le indagini hanno permesso di individuare almeno 5 episodi estorsivi posti in essere dagli indagati nei confronti di altrettanti operatori commerciali di Adrano. Le attività riscontrano ulteriormente il rango apicale assunto da Salvatore Calcagno, nipote ed effettivo erede del boss Scarvaglieri, attualmente detenuto al regime detentivo al 41 bis. Calcagno era già sottoposto a misura cautelare per lo stesso reato in un altro procedimento.
Nel periodo monitorato sono stati registrati particolari momenti di tensinoe, tra gli appartenenti al clan Scalisi e quelli riconducibili ad un altro gruppo criminale emergente ed operante sullo stesso territorio, culminati nell’esplosione di colpi d’arma da fuoco in pregiudizio di Salvatore Giarrizzo e Francesco Vitanza.
Il 21 agosto del 2019, come documentato dalle immagini degli impianti di video sorveglianza all’interno di una ex palestra di Adrano si teneva un summit a cui hanno partecipato esponenti del clan Scalisi, del clan Santangelo-Taccuni nonché del clan Laudani.
La collaborazione con la giustizia di Salvatore Giarrizzo, intrapresa nell’estate del 2020, suscitava un forte disappunto tra gli accoliti, specie in Massimo Neri, che giungevano a progettare atti intimidatori nei suoi confronti e in queli della sua famiglia, finalizzati a fargli ritrattare le dichiarazioni rese nei confronti degli ex compagni, nonché di appartenenti ad altri sodalizi mafiosi. Nel corso delle indagini è emerso che il sodalizio mafioso aveva posto in essere lo scorso 17 febbraio il danneggiamento di un mezzo adibito alla vendita di panini riconducibili alla famiglia del collaboratore, a ridosso di un importante udienza in cui avrebbero dovuto utilizzarsi le propalazioni del collaboratore, fatto questo che appare sintomatico dell’intetno del sodalizio di avviare una serie di atti intimidatori e ritorsivi ai danni dei familiari del collaboratore Neri è stato arrestato in provincia di Palermo.
Nel corso della perquisizione nell’abitazione di Francesco Vitanza, sono stati trovati e sequestrati una pistola semiautomatica con matricola obliterata ed un revolver calibro 38 senza matricola con relativo munizionamento. Per questo motivo Vitanza è stato arrestato in flagranza di reato per detenzione illegale di armi da fuoco clandestine.