Era stato lui a realizzare il Toro, scultura simbolo di Wall Street. Ieri sera a Vittoria, nel ragusano, nella sua casa, dopo una lunga malattia, è morto il maestro Arturo Di Modica, artista di fama internazionale.
Solo 24 giorni fa l’intera collettività aveva fatto sentire il calore al maestro che aveva compiuto 80 anni. Un abbraccio corale e virtuale gli era giunto da più parti del mondo, non solo dai suoi concittadini, ma anhce da oltre oceano. Di Modica era una grande personaggio dall’animo gentile, artista sensibile, caparbio, visionario, per la sua bravura e la sua tenacia in pochissimo tempo si era conquistato la fama mondiale diventando uno dei più famosi artisti internazionali, autore della scultura simbolo di Wall Street, la borsa finanziaria più importante del mondo e che lo ha reso celebre.
La camera ardente per Di Modica è stata allestita nella sala Giudice al chiostro delle Grazie. I funerali si svolgeranno lunedì pomeriggio alle 16.00 nella chiesa di San Giovanni Battista. La commissione straordinaria ha proclamato lutto cittadino per la giornata di lunedì.
Vittoriese di nascita, Arturo Di Modica a 19 anni lasciò la sua città natale per andare a Firenze dove seguì la propria passione. Qui frequentò la rinomata scuola libera di nudo all’accademia di belle arti.
Nel 1973 decisde di trasferirsi negli Stati Uniti e si stabilì a New York dove aprì uno studio di Crosby Street, nel quartiere di Soho. Proprio qui divenne famoso per la scultura del Toro di Wall Street. Il 1987 è l’anno che gli regalò la fama e lo consacrò facendolo conoscere al pubblico internazionale grazie ad un gesto che era quasi una goliardia. Nel mezzo della grande crisi di mercato della fine degli anni Ottanta, infatti, Di Modica decise di realizzare un grande toro di bronzo e di posizionarlo, senza alcuna autorizzazione, di fronte a Wall Street.
Il toro che carica, troneggia al Bowling Green Park nel quartiere della Borsa di New York e simboleggia la tendenza al rialzo dei mercati finanziari. La scultura, costata 350 mila dollari, oggi è una delle opere più conosciute e amata. Esistono altri tori: uno a Shanghai e uno a Londra.
La passione di Di Modica di plasmare col fuoco il bronzo, ha spinto il maestro vittoriese ad ideare e progettare due imponenti cavalli portando indietro le lancette dell’orologio al tempo dei greci, quando la valle dell’Ippari era popolata da cavalli. Un’opera maestosa che Arturo Di Modica voleva dedicare alla città che gli ha dato i natali. Un progetto ambizioso, che prevedeva di posizionare due grandi cavalli alti 40 metri sulle sponde del fiume Ippari. Un impegno a cui il maestro lavorava da tempo, ma che purtroppo subisce oggi una battuta d’arresto. Grazie al suo acume, alla sua passione e alla sua dedizione per l’arte, ha permesso di far conoscere ilnome di Vittoria in tutto il mondo.
“Artura Di Modica, un grandissimo visionario scultore e un geniale arguto artista, celebrato e conosciuto nel mondo intero, specie per alcune sue opere visitate ogni giorno da migliaia di persone, ma anche un uomo coraggioso ed intraprendente che ha voluto imporre con estrema tenacia la sua arte universale. È stato un grande onore ed una grande emozione per me aver avuto la possibilità di conoscerlo ed incontrarlo più volte nel corso di questo mio periodo a Vittoria. Tra noi era nata una spontanea ed immediata simpatia ed amicizia, tanto che avevo voluto invitarlo al primo importante atto dell’azione della commissione straordinaria a Vittoria, ovvero la firma del patto per la sicurezza di Vittoria, alla presenza del direttore generale della pubblica sicurezza e capo della polizia, prefetto Franco Gabrielli.
Una cerimonia che si è svolta alla presenza di tutte le autorità istituzionali della provincia, nel magnifico tempo della cultura di Vittoria, il teatro Vittoria Colonna. Arturo Di Modica, anche in questa circostanza, è stato protagonista, avendo esposto su nostra richiesta, nel foyer del teatro, una copia perfetta del Charging bull di New York. Io lo ricorderò anche per la sua profonda umanità e la sua straordinaria intelligenza. Ci sentivamo spesso e, più volte, abbiamo condiviso piacevoli momenti a tavola. Ciao mitico Arturo – conclude il commissario straordinario, Filippo Dispenza – mi mancherai”.