Sono stati più di 400 i carabinieri del comando provinciale di Catania impegnati in un’operazione antidroga che a Catania ha azzerato una roccaforte del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti, avente anhce disponibilità di armi da guerra. Tutto sotto il diretto controllo della famiglia di Cosa nostra catanese.
I carabinieri hanno eseguito ordinanze nei confronti di 101 persone indagate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di droga, con l’aggravante del metodo e della finalità mafiosa e per detenzione illegale e porto di armi da fuoco.
L’indagine, coordinata dalla Dda e condotta dal nucleo operativo della compagnia carabinieri di Catania Fontanarossa ha mirato a disarticolare i diversi sodalizi criminali che gestivano ben 12 piazze di spaccio radicante nel popolare quartiere di San Giovanni Galermo, storica roccaforte del traffico e della vendita di droga a Catania.
Le 12 piazze di spaccio fruttavano al giorno circa 120 mila euro e mantenevano 43 famiglie, le stesse che facevano capo a spacciatori, vedette e “capi piazza”. La droga veniva acquistata tra la Campania e la Calabria. In quest’ultima regione il clan di riferimento, quello Santapaola-Ercolano, tramite Nizza, comprava un chilo di cocaina a 40 mila euro per rivenderla alle piazze a 60 mila con un guadagno netto di 20 mila euro.
Fra gli arrestati anche due minorenni, nove ai domiciliari, quattro all’obbligo di dimore, otto a quello di presentarsi alla polizia giudiziaria e 80 in carcere. Un vero e proprio esercito della droga che in meno di 10 anni aveva trasformato il quartiere periferico di San Giovanni Galermo, copiando il modello della Campania: ossia il modello industriale della vendita della droga.
Il blitz dei carabinieri a notte fonda. I militari hanno utilizzato lo stesso metodo degli spacciatori per evitare le fughe dei manovali dello spaccio e cioè bloccare le tre strade del rione che collegano le vie: Egadi, Capo Passero, Pantelleria e Ustica.
All’alba di oggi la piazza di spaccio più potente del Meridione è stata azzerata, dopo due anni di indagini avviate ad ottobre del 2018 e durate fino a maggio del 2019. Un’operazione resa possibile anche grazie alle rivelazioni dei due pentiti Dario Caruana e Silvio Corra che hanno permesso di ricostruire tutti i punti cardine su cui si è basata l’organizzazione già messa a dura prova in altre due operazioni antidroga del 2012 e del 2018, ma sempre pronta a ricostituirsi.
Corra era informato di tutto in quanto per diversi anni aveva avuto il ruolo di reggente del clan Nizza, dopo aver sostituito il vero capo, il boss Lorenzo Michele Schillaci, arrestato l’8 novembre del 2019. Schillaci, 56 anni, è un personaggio di notevole caratura criminale già condannato per associazione mafiosa. Era suo il compito di fare in modo che le regole venissero rispettate, imponendo la fornitura della droga per conto del gruppo Nizza. Ed era ancora lui che doveva dirimere i contrasti interni ai gruppi in casi di concorrenza sleale per aver protratto l’attività di spaccio oltre l’orario consentito o per aver dirottato i clienti in un’altra piazza di spaccio. L’uomo era stato arrestato l’8 novembre del 2019. Nella sua casa vennero trovati e sequestrati 60 mila euro provento dell’attività di spaccio, la carta degli “stipendi”, la “carta delle estorsioni” e la “carta delle piazze di spaccio”.
Nella disponibilità dei Nizza di San Giovanni Galermo, inoltre, c’erano diverse armi da fuoco, anche da guerra, pronte ad essere utilizzate in caso di richiesta di spedizioni punitive. In occasione dei festeggiamenti della notte di SAn Silvestro del 2018 sono stati anche videoripresi i momenti in cui Lorenzo Michele Schillaci e altri due responsabili di un’importante piazza di spaccio, Mario Maurizio Calabretta e Giambattista Spampinato, sparavano con un kalashnikov e una pistola, senza considerare la presenza di più persone tra cui un bambino, mentre lo spacciatore continuava a smerciare droga ai clienti.
Di seguito gli arrestati: