Da circa 10 anni la GDO, grande distribuzione organizzata, subisce una crisi di sistema che si è ulteriormente aggravata nei mesi di marzo ed aprile 2020 e ha avuto un’impennata delle vendite. La Sicilia – sostiene il Sinalp – sconta un ulteriore aggravamento del comparto a causa di fattori storici interni e strutturali”.
Come in tanti altri comparti, la grande distribuzione indigensa siciliana, negli ultimi 10 anni è andata via via scomparendo, lasciando spazio alle reti GDO del nord Italia e straniere.
In questo sitema anche la prima rete GDO nata interamente siciliana, il gruppo Fortè di Catania è stata travolta dalla debolezza strutturale e dalla mancanza di un sistema bancari siciliano, anch’esso fagocitato dalle multinazionali bancarie, in grado di supportare le aziende locali negli investimenti di sviluppo e crescita aziendale.
L’incapacità della proprietà degl ruppo Fortè di capire l’esatto evolversi del settore e il mancato intervento nell’adeguare le strategie commerciali, ha distrutto un patrimonio imprenditoriale importante per la nostra terra. Ricordiamo a tutti – prosegue la nota del Sinalp – che prima della crisi il gruppo Fortè vantava ben 96 punti vendita su tutta l’isola e dava lavoro a poco più di 600 dipendenti.
Oggi ci ritroviamo con un gruppo imprenditoriale azzerato ed in mano al Tribunale di Catania che, per mezzo dei commissari straordinari nominati dal MISE, tenta di salvare quel che resta di questa rete vendita. I lavoratori Fortè a corollario della crisi aziendale hanno dovuto affrontare anche la crisi innescata dalla pandemia che sta completando l’opera distruttiva di Fortè e dell’intero comparto, aprendo enormi spazi competitivi alla GDO straniera, in particolar modo Tedesca, che sta fagocitando i consumatori siciliani e facendo terra bruciata attorno agli esigui gruppi commerciali siciliani.
In questo contesto il Sinalp si stà battendo, assieme ai colleghi dell’USI, nel tentativo di salvare la rete Fortè e tutelare il diritto al lavoro dei suoi dipendenti. Pur avendo messo in campo tutte le azioni consentite dalle normative vigenti, scioperi, sit in e marce di protesta, incontri con le Prefetture delle due province con più punti vendita Palermo e Catania, ad ogni successo, ad ogni passo aventi ci siamo ritrovati ogni volta di fronte a nuovi problemi, a nuove difficoltà, che hanno reso vani i successi ottenuti.
Come SINALP ed USI riteniamo che il governo Regionale, assente pur se invitato a partecipare al salvataggio del Gruppo Fortè, si renda conto che deve entrare “a gamba tesa” nel comparto della Grande Distribuzione se non vogliamo diventare anche in questo comparto terra di conquista dei grandi gruppi stranieri della GDO.
Non riusciamo a comprendere il silenzio del Governo Musumeci su questo strategico e delicato comparto per l’equilibrio economico e sociale della Sicilia. Non possiamo diventare prigionieri delle multinazionali del Food e della GDO che con le loro aggressive strategie commerciali ci imporranno di acquistare prodotti provenienti dall’estero dei quali non ne conosciamo l’origine, la lavorazione, la genuinità e la qualità.
Reti straniere che cannibalizzeranno i nostri produttori alimentari che non avranno alcuno sbocco commerciale per i loro prodotti, preferendo prodotti stranieri di qualità sicuramente più scadente rispetto ai nostri. Queste reti vendita di indubbia aggressività commerciale inoltre nella stragrande maggioranza dei casi, quando arrivano in Italia, pongono la sede giuridica e fiscale della loro azienda in Lombardia con il risultato di pagare le tasse, non alla Sicilia dove incamerano denaro dalla vendita dei loro prodotti, ma alla Lombardia.
Questo sistema fiscale, perfettamente lecito, dà vita al drenaggio del denaro dei siciliani verso altri territori, deprimendo ulteriormente il nostro già fragile sistema economico.
Il Sinalp ha più volte proposto ai Governi Regionali che si sono succeduti nel tempo di avere il coraggio di imporre l’esecutività della nostra Costituzione Regionale, costringendo le reti GDO, presenti sul territorio Siciliano, di proporre in vendita almeno il 30% di prodotti siciliani e di aziende siciliane e di riportare nelle etichette dei prodotti, l’origine delle materie prime utilizzate.
Da sempre abbiamo chiesto che si imponga in Sicilia la sede giuridica e fiscale di tutte le aziende che operano nella nostre isola, trattenendo e reinvestendo in questo modo gli introiti fiscali sul nostro territorio. Bastano queste due manovre strutturali per dare veramente un “cambio di passo” al sistema economico regionale.