Catania: operazione jukebok, 18 arresti per estorsioni

Per anni avevano estorto del denaro a degli imprenditori a Catania. Questa mattina 18 persone sono state arrestate su disposizione del Gip di Catania e sono stati effettuati altri due fermi.

Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale e ha riguardato esponenti apicali ed affiliati del gruppo di San Giovanni Galermo e del clan Assinnata di Paternò, tutti inseriti nella famiglia di Cosa nostra catanese Santapaola-Ercolano, attiva nel capoluogo e in tutta la provincia etnea. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in estorsione continuata, commessa con l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini erano state avviate a seguito della denuncia di un commerciante che dal 2001 ad Aci Sant’Antonio, insieme al figlio, era stato avvicinato dai criminali che gli offrivano protezione in cambio di ingenti somme di denaro. Se non gli fossero stati dati i soldi, loro avrebbero fatto saltare in aria il supermercato.

Gli imprenditori iniziarono a pagare mensilmente prima 350 euro al mese, somma poi lievitata a 700 euro, poi a 1.000 e infine a 1.500 euro in funzione dell’apertura di ulteriori altri due punti vendita a Valcorrente e Misterbianco, nonché di un bar tabacchi nel quartiere San Giorgio a Catania, oltre al versamento di periodiche somme di denaro tra i 500 e i 1.500 euro versati agli esattori in occasione di ogni festività pasquale e natalizia.

Ruolo importante nell’organizzazione era anche quello delle donne. In particolare Rita Spartà, moglie di Salvatore Gurrieri e la sorella Francesca Spartà, moglie di Salvatore Basile. Erano state loro ad essere incaricate a ritirare il pizzo, mentre Maria Antonietta Strano per cui sono stati riconosciuti i gravi indizi di colpevolezza ma non le esigenze cautelari, moglie di Roberto Marino, riceveva le rate estorsive a casa propria.

Dopo la forzata pausa del periodo di chiusura, Francesca Spartà si era recata in uno dei punti vendita chiedendo alla vittima di riprendere subito i pagamenti e il versamento degli arretrati, avvisando il titolare dell’esercizio commerciale che da quel momento non era più protetto da rapine e danneggiamenti. Il giorno successivo il supermercato aveva subito una rapina da parte di tre soggetti con il volto coperto ed armati di pistola.

I denuncianti non solo sono stati costretti al versamento delle rate estorsive, ma hanno dovuto cedere anche alle richieste di Domenico Filippo Assinnata che ha preteso ceste regalo e champagne del valore di diverse centinaia di euro e di Domenico Assinnata, nipote del primo, che impose al commerciante la corresponsione di somme di denaro per aver effettuato una spedizione punitiva non andata a buon fine nei confronti dell’autore di uno scippo ai danni di una congiunta dei denuncianti.

In carcere sono finiti: Salvatore Basile, 49 anni; Carmelo Basile, 71 anni; Salvatore Fiore, 53 anni; Salvatore Gurrieri, 47 anni; Giovanni La Mattina, 60 anni; Luca Marino, 38 anni; Roberto Marino, 61 anni; Vincenzo Mirenda, 47 anni; Francesco Lucio Motta, 34 anni; Cristian Paternò, 39 anni; Rita Spartà, 44 anni.

Ai domiciliari, invece, sono andati: Domenico Filippo Assinnata, 68 anni; Domenico Assinnata, 30 anni; Angelo Mirenda, 56 anni; Arturo MIrenda, 59 anni e Alfio Emanuele Longo, 35 anni.

Sottoposti a fermo, infine, Gaetano Riolo, 52 anni e Francesca Spartà, 38 anni.

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