Dopo “I filosofi della Quarta Sezione” (Edizioni Clandestine, 2013), lo scrittore canicattinese Diego Guadagnino torna in libreria con il romanzo “Tindaro La Grua” (Kromato edizioni). Il libro sarà presentato a Modica in prima assoluta sabato 3 ottobre alle ore 17 nella scenografica cornice dell’Hotel San Giorgio, in Via Lanteri 45. A dialogare con l’autore sarà Orazio Giannì, docente e autore teatrale. La lettura attoriale di alcuni brani del libro sarà affidata alla voce di Daniele Cannata.
L’ultima fatica letteraria di Diego Guadagnino promette di bissare il successo del precedente romanzo, “I filosofi della Quarta Sezione”. A rivelare la felice vena letteraria dell’autore sono stati, fin dal 2007, la silloge poetica “Trasmutazione” (ristampata di recente da Ottavio Navarra editore) e i racconti de “La via breve” (2009), che recano la prefazione della scrittrice Maria Attanasio. Da allora Guadagnino si è cimentato in diversi generi letterari (saggistica, critica letteraria, narrativa, poesia), incontrando il favore sempre crescente del pubblico e della critica.
Nel nuovo romanzo, ambientato nella piccola provincia siciliana nell’ultimo scorcio del Novecento, un giovane avvocato, Attilio Bonafede, è chiamato a celebrare il principe del foro Tindaro La Grua, precocemente scomparso. L’avvocato La Grua era stimato, oltre che per lo spessore professionale, anche per la sua inclinazione alle Belle Lettere, che aveva trovato espressione in alcune pregevoli traduzioni dal latino e altri scritti, tra cui uno su Cagliostro. Dai lasciti letterari di La Grua, affidati dalla vedova al giovane Bonafede per curarne la pubblicazione, ma soprattutto dallo scavo biografico sui suoi oscuri anni giovanili, Bonafede fa emergere lentamente una personalità antitetica a quella del professionista colto e stimato che tutti hanno conosciuto. Il colpo di scena finale illumina a ritroso l’intera vicenda, consegnando al lettore una vicenda sorprendente dai contorni pirandelliani. “Con questo suo secondo romanzo – ha scritto Angelo Lo Verme, recensendo il volume – l’Autore indaga il tema del doppio e dell’ambiguità del bene e del male coesistente nella personalità di ogni individuo. Di questa molteplicità dell’Io egli elegge a simbolo, appunto, Cagliostro, e La Grua ne diviene l’alter ego nel corso dell’incedere narrativo”.