“Sono talmente numerose le razionali e democratiche ragioni che ci dovranno portare a barrare la casella del No che viene quasi difficile elencarle” dice Giorgio Assenza, in una sua riflessione sul voto referendario del 20 e 21 settembre prossimi.
“La mia è una valutazione già da tempo maturata a titolo personale, da cittadino, da uomo politico e di legge – riprende il presidente dei Questori in Ars – seppur negli ultimi giorni suffragata dalla dichiarazione pubblica del presidente Musumeci in tal senso espressosi. Ma procediamo con un certo ordine: innanzitutto, il taglio dei parlamentari, in entrambe le Camere, sarebbe un intervento diretto sulla Costituzione, campo minato camminando sul quale occorre sempre procedere con grande cautela, vagliando le dirette e indirette conseguenze sulla democrazia del Paese.
Occorre ricordare che il novero deciso dai padri della Carta fu di un deputato ogni 80.000 o frazioni superiori a 40mila abitanti e di un senatore ogni 200mila; ebbene, senza la legge costituzionale del 1963, oggi si eleggerebbero poco più di 750 deputati (altro che i 630 attuali) mentre i seggi al Senato sarebbero più o meno i correnti 315 (abbiamo fino a cinque senatori a vita). È stato un processo lungo e sofferto quello iniziatosi nel 1948 e conclusosi 15 anni dopo e il numero cui si è addivenuto è esattamente quello che possa garantire governabilità e democrazia poiché assicura il diritto di rappresentanza anche ai partiti cosiddetti minori e a territori che, vincesse il Sì, sarebbero sotto rappresentati”.
“Chi pensa di stravolgere l’ordinamento del potere legislativo, per altro ricalcando un passo essenziale del programma della P2, è quasi la medesima compagine composita che ha fatto approvare l’ultima legge elettorale senza alcun rispetto dell’iter parlamentare, cioè della democrazia. E, se malauguratamente dovesse riuscirci, concentrerebbe il potere nelle mani del governo e di chi lo guida, forse pensando di rimanere in eterno nelle posizioni che oggi occupa, attribuendo a un unico partito (che potrebbe anche non esser stato votato dalla maggioranza degli elettori) il potere esecutivo e quello legislativo; condizionerebbe inoltre l’elezione del Presidente della Repubblica, sbilanciandola a favore della coalizione di governo non garantendo più il suo ruolo di arbiter super partes e simbolo dell’unità nazionale nonché dei giudici degli organi di controllo: Corte Costituzionale e CSM.
Mentre il Senato, che si comporrebbe in gran parte di consiglieri regionali e alcuni sindaci secondo una legge ancora in nuce, sarebbe esautorato a cominciare dall’espressione di fiducia al governo nazionale, non sarebbe in pratica eletto dai cittadini e cambierebbe in continuazione con il variare delle composizioni degli enti locali. A me – sottolinea – sembra una follia!”.
“Questo liberticida tentativo di riforma – conclude1 Assenza – va fermato al palo di partenza e la risibilità dello strombazzato risparmio va stigmatizzata; in pratica, 96 centesimi annui per ogni italiano. Che si metta piuttosto mano, se risparmio reale si vuole ottenere, a carrozzoni e stipendifici e la si smetta con la grancassa mediatica dei tagli sine ratio, per altro portando la rappresentanza alla Camera a un eletto ogni 151mila cittadini Italia: la più bassa in Europa”.