All’ex convento San Francesco di Patti (Messina) giovedì 3 settembre alle ore 21,30 andrà in scena Comu Veni Ferrazzano di e con Giuseppe Provinzano.
Lo spettacolo è il secondo capitolo della Trilogia P3 – Coordinate Popolari, ideata dallo stesso Giuseppe Provinzano e Petra Trombini per trasportare il patrimonio culturale tradizionale dell’antropologo siciliano Giuseppe Pitrè restituendolo attraverso i linguaggi scenici contemporanei.
Nel primo capitolo della Trilogia abbiamo lavorato su U’ pappaiaddu ca cunta tri cunti, una delle favole più significative dell’autore, capolavoro narrativo e drammaturgico di storie nella storia, capace di far viaggiare nel tempo e nello spazio tra reale e immaginifico, una storia carica di simbologia e saggezza popolare.
Per guidarci in questa trilogia abbiamo scelto di affidarci alla figura di Ferrazzano, alter ego scaltro di Giufà, al quale il Giuseppe Pitrè ha dedicato diverse storie nella sua opera a fare da contraltare al babbasone di lui più noto. Ferrazzano è una sorta di Virgilio, un trait d’union tra i vari capitoli, che in questo secondo lavoro si presenta in tutta la potenza narrativa e performativa.
Comu Veni Ferrazzano è a tutti gli effetti un esperimento scenico performativo: nell’opera di Pitrè, Ferrazzano è presente più volte con tanti frammenti, piccole storie che ne delineano il carattere ma non ne restituiscono un’identità riconoscibile in unico racconto. Ferrazzano ci condurrà pertanto tra le storie nelle storie, passando da una all’altra, facendo scegliere al pubblico attorno a sé una o più storie delle tante che sarà in grado di raccontare, quale primo esemplare delle posteggie ancora prima che queste fossero tali. Un personaggio denso capace di raccontare tutto e il contrario di tutto, in un meccanismo aperto che si modifica di giorno in giorno, così come lui era abituato a fare. Un tutto fare nella vita / Un tutto raccontare sulla scena. Un primordiale performer dei cunti e delle narrazioni.
Sono 35 e più le storie che Ferrazzano conosce: potrebbe raccontarle tutte fino a quando il pubblico ne avrà voglia o solo alcune. Quali non è dato saperlo, in un gioco che ricorda quello delle vecchie osterie, sfidandosi “a chi la racconta meglio”, con un bicchiere di vino quale premio o come pegno. E così, come un tempo queste entravano e uscivano dal calesse dell’antropologo siciliano, oggi muoveranno il loro incedere dalla voglia di sentire una storia di uno spettatore e da un corpo capace di narrare con tutti i suoi mezzi a disposizione, quello di Ferrazzano, che vivrà questa sfida in un ambiente scenico che lo farà sentire un gigante, o forse un nano sulle spalle di un gigante, Giuseppe Pitrè.
Comu veni Ferrazzano
dall’opera di Giuseppe Pitrè
di e con Giuseppe Provinzano
luci e ambiente scenico Petra Trombini
una co–produzione Associazione Babel – Associazione per la Conservazione delle tradizioni popolari