Dopo un mese di attività si è conclusa l’attività di indagine nello stretto di Messina per la salvaguardia degli uccelli rapaci migratori, che ha visto impegnati militari del reparto operativo SOARda del raggruppamento carabinieri Cites, del gruppo forestale di Reggio Calabria e del nucleo carabinieri Cites di Catania.
Lo stretto di Messina, in particolare la provincia di Reggio Calabria, è connotato da un’alta illegalità venatoria tanto da far rientrare le province in uno dei sette black-spot, aree calde del bracconaggio italiano, individuati dal piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici.
Insieme allo stretto di Gibiltera e allo stretto del Bosforo, rappresenta uno dei corridoi della migrazione degli uccelli nell’area mediterranea. Un vero e proprio “collo di bottiglia” in cui tra aprile e maggio si concentrano gli uccelli veleggiatori in viaggio verso i siti di nidificazione. Tra questi il falco pecchiaiolo Penis Apivorus detto Adorno, da cui prende il nome l’operazione.
Durante il periodo di presidio, le pattuglie, prima del corpo forestale dello Stato, oggi dei carabinieri forestali, controllano il territorio reggino e messinese compiendo una silenziosa ed efficace attività di prevenzione del bracconaggio a tutela dei rapaci ma anche di numerosi piccoli passeriformi. Nel corso delle operazioni sono state denunciate 4 persone per reati contro la fauna selvatica ed effettuati numerosi sequestri.
Nel comune di Campo Calabro una pattuglia ha udito dei colpi di fucile in direzione dei falchi di passaggio ed è intervenuta sul posto. Qui due soggetti sono scappati, abbandonando un’arma con matricola limata e numerose cartucce e nei pressi è stata trovata una cicogna bianca abbattuta.
L’uso di armi clandestine per il bracconaggio, fortemente diffuso in tutta la provincia, fornisce una chiara connotazione criminale dei soggetti che si dedicano a queste attività venatorie illegali. Nella zona di Rosali è stato identificato e deferito un uomo, già conosciuto dai militari operanti, per detenzione abusiva di arma da fuoco e ricettazione; il fucile, di piccolo calibro, era carico, privo di sicura e pronto all’uso.
Alcuni allevatori, nel corso dell’operazione, sono stati trovati in possesso di esemplari di cardellino catturati illegalmente e muniti di anello di riconoscimento contraffatto e denunciati per contraffazione di sigilli e ricettazione.
Nell’operazione è stato trovato un esemplare maschio di falco pellegrino, specie protetta dalla convenzione di Washington, detenuto illegalmente e con certificato riciclato.
I carabinieri forestali hanno operato con il contributo dei volontari WWF, LIPU, CABS e Ornis italica che ogni giorno, con la loro attenta osservazione dei flussi migratori e di monitoraggio dei comprensori, apportano un contributo qualificato all’attività di repressione del bracconaggio.
Continueranno anche nelle prossime settimane le attività di controllo dei carabinieri forestali, fino al completamento della migrazione pre nuziale degli uccelli rapaci in transito nell’area dello stretto.