Agenti della guardia di finanza a Enna hanno scoperto un’organizzazione criminale dedita alle false fatturazioni e al riciclaggio. Nell’operazione denominata “Offshore cash” le fiamme gialle hanno eseguito un provvedimento di sequestro emesso dal Gip di Enna nell’ambito di un’articolata indagine con proiezioni internazionali, coordinata dalla locale procura della repubblica con a capo Massimo Palmieri.
Quattro gli indagati interessati da contestuali perquisizioni personali, domiciliari e locali a cui vengono contestati, a vario titolo, delitti di riciclaggio internazionale, autoriciclaggio, associazione a delinquere, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Oggi è l’epilogo di una complessa indagine svolta dalla polizia economico-finanziaria diretta dai sostituti procuratori Stefania Leonte e Francesco Lo Gerfo che ha permesso di acclarare l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione criminale dedita alle false fatturazioni e successivo riciclaggio su scala internazionale con il fine ultimo di schermare l’origine delittuosa dei proventi illeciti.
A capo dell’organizzazione un commercialista di Mistretta (Messina), M.N. già noto alle cronache giudiziarie per numerosi precedenti specifici. Era stato lui ad ideare il meccanismo fraudolento articolato a cui ha partecipato anche l’imprenditore C.N.A. per una società operante nel settore delle costruzioni con sede a Sant’Agata di Militello, sempre nel messinese.
I finanzieri hanno così scoperto un vortice di fatture false e bonifici in transito sui conti di una società cartiera riconducibile ad A.C.P., imprenditore di Nicosia, anche lui con precedenti specifici, operante nel settore della distribuzione di gasolio agricolo e amministratore di diverse società già in passato oggetto di attenzione da parte delle fiamme gialle ennesi.
Era quest’ultimo a creare fittizie posizioni finanziarie per ripulire ingenti somme di denaro con complesse operazioni di riciclaggio su conti correnti di istituti bancari maltesi e spagnoli. I capitali illeciti così trasferiti all’estero, anche con il concorso di altra co-indagata residente a Nicosia, venivano fatti rientrare in Italia attraverso una serie di surrettizie movimentazioni volte a mascherarne la provenienza illecita e ritornare così nelle tasche degli artefici dell’organizzazione. Tutto per un giro di affari di circa 1 milione di euro.
Nel corso dell’operazione sono stati sottoposti a sequestro penale i proventi illeciti, ma sono anche state avanzate contestazioni fiscali per plurime irregolarità. Al vaglio delle fiamme gialle ennesi ulteriori responsabilità e complicità in Italia e all’estero che potrebbero sfociare in altri provvedimenti cautelari.
L’operazione, denominata Offshore cash, si inserisce nella più ampia trasversalità operativa a contrasto delle frodi fiscali.