Novantuno persone sono state arrestate e sono stati effettuati sequestri per circa 15 milioni di euro questa mattina a Palermo dagli agenti della guardia di finanza. Dalle prime ore di oggi i finanzieri, su disposizione del Gip di Palermo che ha accolto la richiesta della Dda, ha eseguito i 91 arresti tra Sicilia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania.
Impegnati 500 uomini delle fiamme gialle, con l’appoggio di un mezzo aereo e di unità cinofile addestrate per la ricerca di armi, stupefacenti e valuta.
Le manette sono scattate ai polsi di boss, gregari, estortori e prestanomi di due storici clan mafiosi palermitani dell’Acquasanta e dell’Arenella, come quelle dei Ferrante e dei Fontana.
Le accuse contestate sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione, riciclaggio, traffico di droga, frode sportiva e truffa.
La mafia stava approfittando dello stato di stallo attuale che sarebbe stato un contesto assai favorevole per il rilancio dei piani dell’associazione criminale.
Tra gli indagati anche un ex concorrente del Grande Fratello, Daniele Santoianni, che ha partecipato alla decima edizione del reality e che ora si trova ai domiciliari con l’accusa di essere un prestanome del clan. Santoianni era stato nominato rappresentante legale della Mok Caffè srl, ditta che commerciava in caffè, di fatto nella disponibilità della cosca.
L’inchiestra, inoltre, ha svelato gli interessi dei clan negli appalti e nelle commesse sui lavori ai cantieri navali di Palermo, nelle attività del mercato ortofrutticolo, nella gestione delle scommesse online e delle slot machine, oltre che in quella storica del traffico di droga e nelle corse dei cavalli. Lunghissima la lista delle attività commerciali sottoposte al racket del pizzo. Sequestrati anche beni del valore di circa 15 milioni di euro.
I complimenti all’operato della Dda di Palermo, magistratura e guardia di finanza, vengono espressi anche da Giuseppe Antoci, presidente onorario della fondazione Caponetto ed ex presidente del parco dei Nebrodi. “Lo avevamo detto – dice Antoci – e cominciamo ad arrivare le prime conferme. E’ necessario dunque alzare ancora di più l’asticella dell’attenzione sulle possibili infiltrazioni mafiose che la crisi può rendere ,come dicono anche i magistrati nell’operazione odierna, molto più agevole”.