Catania: operazione “shoes, droga e armi, i particolari

Un traffico di droga e armi è stato scoperto a Catania dalla guardia di finanza che ha arrestato 25 persone nell’ambito dell’operazione denominata “Shoes”. Ventuno degli indagati sono finiti in carcere e 4 ai domiciliari e dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, aggravata dalle finalità di agevolare il clan mafioso Santapaola-Ercolano e dalla detenzione di armi.

Contestualmente i finanzieri hanno eseguito il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di una ditta individuale per un valore complessivo di 200 mila euro. L’indagine, denominata “Shoes” deriva dal fatto che gli indagati, fra le varie parole in codice, utilizzavano marche famose di scarpe per comunicare i quantitativi di droga da movimentare.

In carcere sono finiti: Salvatore Amato, 22 anni, Salvatore Catania, 37 anni; Cristoforo Crisafulli, 37 anni; Gaetano Dammone Sessa, 31 anni; Antonino Fuselli, 46 anni; Catello Gargiulo, 46 anni; Antonino Mirko Guglielmino, 28 anni; Alfio Giuseppe Maggiore, 32 anni; Silvana Mirabella, 37 anni; Giovanni Papa, 47 anni; Angelo Pasqualino, 38 anni; Klodian Shkrela, 36 anni, Rodolf Sotiri, 45 anni, alias Elton Agalliu; Sebastiano Sozzi, 38 anni; Roberto Spampinato, 49 anni; Giovanni Nicolò Straniero, 29 anni; Maurizio Valenti, 46 anni; Giuseppe Vasta, 32 anni, già recluso nel carcere di Agrigento; Agatino Maurizio Ventimiglia, 46 anni; Fortuato Vitale, 47 anni; Maurizio Vitale, 33 anni.

Arresti domiciliari, invece, sono stati disposti per Cristofaro Angelo Fuselli, 63 anni; Antonio Pane, 33 anni; Francesca Patrocelli, 35 anni; Carmelo Strainero, 49 anni.

L’indagine condotta dal Gico di Catania tra il gennaio 2017 e novembre 2018, a ripetuti riscontri dell’operatività di molteplici gruppi criminali organizzati attraverso l’arresto in flagranza per traffico di stupefacenti di 6 soggetti e al sequestro, in più frangenti, di oltre 4 kg di cocaina, 52 kg di marijuana e 25 kg di hashish. Gli stupefacenti sequestrati avrebbero fruttato alle compagini criminali etnee provenienti per 2,5 milioni di euro.

L’indagine è stata avviata a seguito del procedimento penale Stop and go che a maggio del 2019 portò all’esecuzione di un’ordinanza cautelare in carcere nei confronti di 16 persone, espressione di due distinte compagini associative, aventi la loro base operativa a Catania con ramificazioni in Italia a Torino, Siena e Reggio Calabria e all’estero tra Spagna e Sud America.

Due i sodalizi sgominati dall’operazione shoes. Il primo capeggiato da Giuseppe Vasta, 32 anni, già noto alle cronache giudiziarie per essere stato arrestato nel quartiere Zia Lisa con oltre 1 kg di cocaina tra i salumi, nonché per la detenzione illegale di un’arma clandestina e munizioni. Vasta rappresentava, nell’operazione Stop and Go, uno dei principali collettori di rilevanti quantitativi di hashish ed eroina fornita dai fratelli Alfio Giuseppe Maggiore detto Graziano, cantante neomelodico catanese noto per i suoi pezzi in napoletano, Giuseppe e Orazio Valentino per essere poi rivenduti all’ingrosso ai fornitori di piazze di spaccio nei quartieri catanesi di Librino, San Cristoforo e Villaggio Sant’Agata. Tra il gennaio e il giugno 2017, Giuseppe Vasta, soprannominata Bakù, dai fornitori partenopei in onore di una nota piazza di spaccio di Scampia, promuoveva e dirigeva l’associazione attraverso la collaborazione del succitato Graziano Maggiore, dei suoi cognati Agatino Maurizio Ventimiglia e Giovanni Papa, di Cristoforo Crisafulli, 37 anni, detto Cristian che curavano sia la fase di reperimento ed acquisto della droga dai fornitori che quella successiva di vendita nel territorio di Catania. Anche dal carcere, Vata impartiva precise direttive per la prosecuzione dei suoi traffici illeciti.

L’uomo si approvvigionava stabilente, con collaudati sistemi di comunicazione, tesi ad eludere anche eventuali intercettazioni telefoniche in atto, da diverse formazioni criminali: un sodalizio operante a Castellammare di Stabia per la fornitura di cocaina, costituita da Catello Gargiulo detto Nello Marijuana; Maurizio e Fortunato Vitale e Antonio Pane. Quest’ultimo era stato arrestato in flagranza di reato ad aprile del 2017 all’uscita del casello autostradale di Acireale quando aveva lanciato dal finestrino 2 kg di cocaina. Altro arresto in flagranza e contestuale sequestro di 2 kg di cocaina, concreta evidenza dell’operatività della rodata catena di fornitura, avveniva nel luglio del 2017 al casello autostradale di San Gregorio di Catania quando uno dei corrieri dell’organizzazione veniva sorpreso a trasportare in un “doppio fondo” di un’auto il prezioso carico.

Un secondo canale di fornitori era stanziato tra Scordia e Militello in Val di Catania. Questo secondo canale era rappresentato da Carmelo e Giovanni Nicolò Straniero e Gaetano Dammone Sessa, trafficanti di marijuana.

Nel settembre 2017, sulla strada provinciale 69 in direzione Catania, a riscontro dell’operatività del gruppo di fornitori a favore del sodalizio capeggiato da Vasta, veniva arrestato in flagranza un corriere catanese che trasportava più di 10 kg di marijuana nascosti nel portabagagli di un’auto noleggiata.

Un’ulteriore catena fornitrice aveva la sua base logistica nel Lazio ed era rappresentata da due albanesi. Si tratta di Klodian Shkrela e Rodolf Sotiri che insieme a Salvatore Catania trasportavano a beneficio degli uomini di Vasta rilevanti quantitativi di marijuana e hashish. Due le operazioni di riscontro concluse dai finanzieri del nucleo pef di Catania. A settembre del 2018, al casello autostradale di San Gregorio di Catania, è stato arrestato un corriere della droga che trasportava circa 25 kg di hashsih nascosti a bordo di un autoarticolato tra pedane e bancali di legno. A fine novembre del 2018, 2 corrieri catanesi sono stati arrestati e sequestrati 42 kg di marijuana rintracciata nel bagagliaio della loro auto fermata all’uscita dell’autostrada Messina-Catania.

Ulteriore operazione era stata condotta a settembre del 2017 dai finanzieri del Gico nel quartiere di San Berillo Nuovo. Due persone sono state arrestate perché in possesso di un arsenale costituito da un fucile mitragliatore kalashnikov, 3 revolver, 1 pistola semiautomatica e circa 500 cartucce di vario calibro, alcuni passamontagna e oltre un chilo di marijuana.

Il secondo filone di indagine dell’operazione Shoes era rappresentato dall’associazione armata capeggiata da Sebastiano Sozzi, 37 anni, detto Davide, promotore e coordinatore di un’attività di spaccio nel territorio catanese che si procurava cocaina e crack da fornitori catanesi e calabresi e gestiva la lucrosa attività unitamente alla moglie Silvana Mirabella, incaricata della contabilità dei crediti vantati nei confronti degli acquirenti e della suddivisione in dosi.

Altri sodali del gruppo Sozzi, tutti destinatari dell’odierna misura cautelare, erano Francesca Patrocelli con il ruolo di magazziniere, Antonino Mirko Guglielmino, detto “Nino Coccolino”, organizzatore della fiorente attività di spaccio di via Alogna, Salvatore Amato, Roberto Spampinato, Antonino Fuselli e Angelo Cristofaro, con lo specifico ruolo di broker nell’acquisizione e rivendita all’ingrosso e al dettaglio degli stupefacenti oltre che di recupero di eventuali crediti da forniture di stupefacenti scaduti e non saldati.

Al sodalizio hanno preso parte anche Angelo Pasqualino, detto Angelo il palermitano e Maurizio Valenti, quali stabili fornitori. I proventi del traffico di droga, oltre che essere ripartiti tra gli affiliati in relazione alle mansioni svolte, erano destinati da Sozzi anche alle famiglie di alcuni affiliati in carcere del gruppo mafioso catanese di cui questi, per sua stessa ammissione, faceva parte, ovvero il clan Santapaola-Gruppo Nizza. Numerose le conversazioni intercettate in cui Sozzi, contrariato dalla gestione non adeguatamente redditizia della via Alogna da parte di Guglielmino e successivamente preoccupato per il suo arresto avvenuto nel febbraio del 2018 per spaccio di cocaina, palesava la necessità di affidare la piazza a soggetti in grado di garantire introiti superiori anche per sostenere adeguatamente le famiglie dei detenuti che, all’atto della scarcerazione, avevano risposto la fiducia in Sozzi, affidandogli il controllo delle loro piazze. Tra questi figuravano, tra gli altri, Salvatore Amato, detto Turi, storico esponente di spicco del clan Santapaola, reggente del gruppo Ottantapalmi, sposato con Grazia SAntapaola, cugina di primo grado del boss Nitto Santapaola; Alfio Amato, figlio dei predetti, anche lui esponente di rilievo del clan Santapaola e Francesco Scuderi, detto Niculitto, genero dei coniugi Amato-Santapaola.

Turi Amato, storico capo del gruppo degli Ottantapalmi, aveva gestito tra le altre la piazza di via Alogna e i ricavi dello spaccio erano sempre stati destinati dagli Amato al mantenimento dei detenuti del gruppo e alla cassa comunale del clan mafioso. I provvedimenti cautelari sono completati dall’esecuzione della misura reale del sequestro preventivo finalizzato alla confisca di sproporzione adottata nei confronti di Giuseppe Vasta della ditta individuale Isabella Giuffrida, denominata Bar Rocher, avente la sua sede d’esercizio a Catania in via Acquicella, attività intrapresa nel gennaio del 2018.

Nell’ultimo decennio il nucleo familiare di Vasta ha conseguito e dichiarato un reddito complessivo di circa 6 mila euro assolutamente non adeguato a fronteggiare le spese sostenute in ragione delle quali viene in rilievo una complessiva sproporzione di circa 250 mila euro rappresentata dagli specialisti delle fiamme gialle quale prima significativa traccia dell’avvenuta immissione nel circuito legale di capitali di provenienza illecita.

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