Una casa di riposo “lager” è stata scoperta a Palermo dagli agenti della guardia di finanza. I finanzieri stavano indagando su una bancarotta e si sono imbattuti in un ospizio “lager” nel salotto buono del capoluogo siciliano.
Il blitz è scattato nella casa di riposo Bel’aurora, in un condominio del centro città in via Emerico Amari, 112. Le fiamme gialle hanno così liberato 10 anziani e arrestare l’amministratrice e cinque collaboratrici della struttura, accusate di maltrattamenti.
L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Anna Battaglia, ha portato alla luce un vero e proprio orrore quotidiano, come viene chiamato dallo stesso gip Fabio Pilato nel provvedimento. A registrare vessazioni di ogni tipo subite dagli anziani ospiti della struttura è stata una telecamera nascosta che ha registrato tutto.
Fra botte e minacce andava avanti così la vita degli anziani. In più non venivano lesinate minacce di morte. “Se ti muovi di qua ti rompo una gamba così la smetti”, urlava una delle arrestate. Fra calci e schiaffi dicevano: “devi morire, devi buttare il veleno, per quanto mi riguarda puoi crepare”.
Una situazione che aveva finito per esasperare gli ospiti tanto che nei giorni scorsi una anziana aveva cercato di uccidersi lanciandosi dal balcone.
In manette sono finite: Maria Cristina Catalano, 57 anni, accusata anche di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e auto riciclaggio; Vincenza Bruno, 35 anni; Anna Monti, 52 anni; Valeria La Barbera, 28 anni; Rosaria Florio, 41 anni; Antonina Di Liberto, 54 anni, denunciata anche per false dichiarazioni, che avevano fatto scattare per il marito il reddito di cittadinanza.
Da quanto emerso dalle telecamere installate dalla finanza, alcuni anziani venivano legati alla sedia a rotelle. “Uno spaccato deprimente – racconta il colonnello Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo – non è stato davvero facile documentare un campionario di così grande crudeltà, soprattutto in questo momento in cui gli anziani dovrebbero avere maggiore tutela”.
Si indaga anche sulla morte di una anziana, ospite della struttura, che si era sentita male al mattino ma non è stata accompagnata in ospedale. In merito alla morte dell’anziana, proprio la Catalano avrebbe detto: “ti dico che in altri periodi avrei aspettato che morisse perché già boccheggiava…io lo ripeto, fosse stato un altro periodo, non avrei fatto niente. L’avrei messa a letto e avrei aspettato perché era morta”.
Nel corso del blitz alla casa di riposo di Palermo, con i finanzieri c’erano anche i sanitari del 118 che hanno sottoposto al tampone del Coronavirus i 10 ospiti di casa Bell’aurora. Ora la struttura è stata posta sotto sequestro ed è stato incaricato un amministratore giudiziario per la sua gestione che ha già mandato una nuova squadra di infermieri.
Al vertice del disegno criminale c’era Maria Cristina Catalano, amministratrice di fatto della compagine che gestisce ora la casa di riposo, aiutata da Vincenzo Bruno e dalle altre dipendenti finite in manette.
Una delle indagate, Antonina Di Liberto, risulta inserita, inoltre, in un nucleo familiare percettore del reddito di cittadinanza, ottenuto con dichiarazioni mendaci ed è stata anche denunciata per questo in concorso con il compagno, richiedente e beneficiario del reddito di cittadinanza.
La Catalano, per mettere in atto il suo disegno criminoso, ha potuto contare sul contributo di soggetti “teste di legno” in qualità di formali amministratori e su soggetti compiacenti, tra cui anche un impiegato comunale, tutti indagati.
In due mesi di indagini sono state registrate decine e decine di condotte ignobili di maltrattamento, poste in essere in danno di persone fragili e indifese.