Sabato 22 febbraio la rete di Associazioni “SOS Sicilia centrale”, costituita da SiciliAntica, Pro Loco di Caltanissetta, Associazione Archeologica Nissena, Associazione Alchimia, Più Città, ha presentato il video “Umbilicus Siciliae: Cerere tradita e abbandonata” per denunciare pubblicamente, per l’ennesima volta, lo stato di abbandono e di degrado delle aree archeologiche della Sicilia centrale.
Dopo la proiezione del video – autofinanziato – è stato avviato un animato e partecipato dibattito che ha coinvolto tutti gli intervenuti e, in particolare, alcuni rappresentanti delle Istituzioni.
Ciò che è apparso subito evidente è che il “tradimento e l’abbandono” non hanno dei responsabili né dei “medici pietosi”. Studiosi, turisti, cittadini, dovrebbero accontentarsi di collinette verdeggianti, di affittare le loro seconde case, di conoscere sulle pagine istituzionali della Regione le bellezze degli antichi insediamenti, ma non di sapere cosa, come e quando si è deciso di intervenire per il recupero di una situazione ormai lasciata al degrado.
Nonostante più incontri propedeutici e la fiducia in professionisti nisseni che oggi occupano posti di rilievo, è emerso un profondo divario tra la concretezza delle associazioni che hanno richiesto un intervento immediato per salvaguardare un patrimonio ormai in estinzione e i rappresentanti degli Istituti periferici dell’Assessorato Regionale BCIS che hanno glissato dal fulcro del seminario.
Particolarmente deludente è stato l’intervento del direttore del parco archeologico di Gela, Luigi Maria Gattuso, che nella sua relazione non ha mai indicato con chiarezza di costi e tempi cosa intende fare per la futura gestione dei siti di pertinenza del Parco, a cominciare dalla devastata Sabucina. Il suo interesse si è soffermato solo ed esclusivamente sugli interventi emergenziali che hanno interessato il Museo Archeologico della città del golfo, a causa di un crollo che ha danneggiato parte della struttura. Va infatti rilevato che negli ultimi tempi i quotidiani locali e nazionali hanno dedicato ampio spazio a Gela e al suo patrimonio archeologico, sottolineando così, in modo chiaro ed inequivocabile, che le risorse promesse dal governatore nonché Assessore BCIS ad interim (sic!) Nello Musumeci, se e quando arriveranno, saranno perlopiù destinate a Gela e alla realizzazione del tanto atteso Museo del Mare.
Nel corso dell’incontro né Gattuso né il Soprintendente, Daniela Vullo, cui spetta la tutela dei siti archeologici, hanno parlato dei gravissimi danni subiti negli ultimi anni dall’area archeologica di Sabucina che, come appurato nel recente sopralluogo dell’8 febbraio scorso, effettuato dalle Associazioni di SOS Sicilia centrale insieme allo stesso Gattuso e alla Direttrice del Museo Archeologico di Caltanissetta, Donatella Giunta, è stato depredato dai tombaroli, distrutto dai vandali, che hanno devastato l’antiquarium (foto) e hanno reso impraticabile il percorso di visita danneggiando la struttura metallica che ne consentiva la fruizione (foto), e da un quotidiano, costante pascolo abusivo che rischia di danneggiare in modo permanente le strutture murarie dell’antico abitato. A ciò bisogna aggiungere anche la rovina della segnaletica (foto) e della strada di accesso al sito, di pertinenza comunale, che, proprio nel corso dell’incontro, è stata segnalata al Sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino, unitamente a quella che conduce all’area archeologica di Gibil Habib, che da tempo versa in condizioni disastrose: il primo cittadino ha promesso pubblicamente che l’amministrazione comunale interverrà presto per risolvere tali problematiche.
Nessuno si è però assunto la responsabilità del danno erariale conseguente a tale devastazione, danno erariale che va certamente addebitato alla Regione Siciliana e all’Assessorato competente che, dopo la chiusura del sito di Sabucina, non ha attuato alcun tipo di verifica, controllo periodico, monitoraggio del sito su cui erano stati investite centinaia di migliaia di euro pubblici.
Fatto ancora più grave se si considera che tale danno non riguarda solo Sabucina, come ha dimostrato il video realizzato dalla rete di Associazioni SOS Sicilia centrale, ma tanti altri siti del territorio nisseno ed ennese che sono stati abbandonati al loro
destino perché impropriamente considerati “minori” e quindi non meritevoli di tutela e di valorizzazione. Di fatto, è emerso che alcuni interventi sono attuati dai privati che vivono nelle aree a ridosso dei siti (come avviene a Vassallaggi).
Le uniche voci fuori dal coro sono state quella della dottoressa Donatella Giunta, che ha richiamato un importante testo di Raffaello sul patrimonio culturale come bene comune e quello dell’archeologa della Soprintendenza BB.CC.AA. di Enna, Francesca Valbruzzi, che ha puntato il dito contro la mercificazione del patrimonio culturale e ha evidenziato il fallimento di una gestione esclusivamente pubblica di esso, fallimento dovuto anche al fatto che all’interno delle Soprintendenze e dei Parchi manca il personale tecnico-scientifico (archeologi, storici dell’arte, restauratori, etc.). L’archeologa ha poi invitato pubblicamente la rete di Associazioni SOS Sicilia centrale a presentare il video anche ad Enna, nei locali della Soprintendenza.
Infine, una proposta è stata avanzata a conclusione dell’evento: dopo la presentazione di Enna si dovrà realizzare un progetto pragmatico, condiviso da Istituzioni e Associazioni, che con graduali e concrete iniziative possa consentire al patrimonio archeologico della Sicilia centrale di non cadere nell’oblio.
La comunicazione, come dimostrano i recenti fatti del Coronavirus, determina percezioni e comportamenti: pur apprezzando esposizioni romagnole dei nostri beni e considerando gli importanti ritrovamenti che in questi mesi riguardano la città di Gela, non possiamo non rilevare come la nostra azione, nata nel contesto della società civile, sia al momento l’unica che cerca di indirizzare l’attenzione, anche presso gli organi di stampa, sui prossimi investimenti regionali e sulla possibilità concreta (questa sì!) che qui arrivino soltanto briciole e parole, in assenza di visione e di programmazione scientifico-culturale.