La Regione siciliana ha commissariato l’assemblea territoriale idrica di Messina che comprende 108 comuni e nella quale la città capoluogo ha un ruolo preminente.
L’ex Ato era stato tra i pochi, insieme a Ragusa e Trapani, a non aver affidato la gestione del SII ad un gestore unico, né tantomeno ad un gestore privato o misto. Fu il risultato della battaglia condotta dal Forum acqua pubblica e da moltissimi comuni del messinese che si schierarono per la gestione pubblica.
Anche l’Ati Messina – si legge in una nota del forum siciliano Acqua bene comune – sembrava orientato verso la scelta pubblica e addirittura nell’assemblea del 20 luglio 2018 indicava nell’Amam, spa pubblica del comune di Messina, il possibile gestore unico del SII del messinese.
Decisione ribaltata lo scorso dicembre dall’assemblea dei sindaci. Mancava il piano d’ambito che il sindaco di CAstelmola, Orlando Russo, eletto presidente dell’Ati a giugno 2019 in sostituzione del sindaco di Mistretta decaduto per lo scioglimento per mafia di quel comune, non è riuscito a sbloccare. Un piano fondamentale che vale centinaia di milioni di euro e la cui approvazione da parte dei comuni è propedeutica all’affidamento al gestore unico. La regione ha finanziato la redazione del piano d’ambito della provincia di Messina con oltre 250 mila euro che saranno gestiti dal commissario, ma è fondamentale – prosegue la nota – che i sindaci diano indicazioni precise sulla futura gestione pubblica e partecipativa del SII attraverso la costituzione di un’azienda speciale consortile, come già deliberato dall’Ati di Agrigento che ha potuto valutare gli effetti nefasti della gestione mista e della privatizzazione.
Solo così i comuni del messinese, che insieme alla provincia in maggior numero in Sicilia hanno promosso la legge di iniziativa popolare e dei consigli comunali per l’acqua pubblica che ha dato vita alla legge regionale 19/15 vigente, potranno mantenere in mano pubblica la gestione di una risorsa indispensabile, restando comproprietari di un’azienda di diritto pubblico che non fa profitto sull’acqua, nel rispetto della legge regionale e della volontà popolare referendaria.
Il commissario dovrà aggiornare il piano d’ambito, ma è fondamentale che i comuni assumano la responsabilità politica di indirizzare le scelte del piano economico finanziario che dovrà essere redatto in una direzione precisa, affinché non ci si ritrovi “costretti” a cedere al mercato il bene più prezioso.
Il commissario ha tempo fino al 31 luglio per stilare il piano d’ambito, mentre i comuni avranno 30 giorni di tempo per approvarlo. È necessario tenere dunque desta l’attenzione e rivitalizzare quello schieramento di comuni e movimenti per la gestione pubblica che ha impedito in questi anni la privatizzazione del servizio idrico; il Forum siciliano propone fin d’ora ai Sindaci e Presidenti dei consigli comunali di aprire una discussione pubblica e di merito sul futuro del bene comune primario”.