Dopo il crollo di una palazzina nella notte tra domenica e lunedì scorsi per lo scavo della metro, sono 39 le persone sfollate che si sentono abbandonate dalle istituzioni.
Per quattro ore uomini e donne, bambini e anziani fra cui una donna incinta, sono rimasti al freddo e poi hanno dovuto pagare di tasca propria l’albergo da cui qualche ora dopo sono stati sfrattati.
“Casa mia è intatta – scrive su un post di Facebook una degli sfollati – ma sotto sequestro e non volevano nemmeno farmi portare via le gatte e le tartarughe, per loro potevano morire di stenti”. Aiuto, pietà e affetto, invece, sono stati dimostrati agli sfollati sia dai vigili del fuoco che dagli agenti della polizia di Stato.
Fra gli sfollati ci sono delle famiglie spaccate a metà o anche in tre. Alcuni ospitati a casa di parenti, altri in monovani fatiscenti. Nessuno che dalle istituzioni voglia pagar loro un affitto. Nessuna notizia. Non sanno se devono traslocare oppure prima o poi riusciranno a tornare a casa.
“Tanta gente comune ci sta aiutando – continua il post pubblico – Io ho cercato da sola un supporto psicologico per mio marito, per mio figlio di 7 anni e per mia suocera di 78. A me hanno diagnosticato un disturbo traumatico da stress, sono imbottita di medicine. In tutto ciò vogliono insabbiare tutto e darci la colpa, con la scusa di essere case antiche, ma in realtà alcune ristrutturate a norma solo pochi mesi fa.
Adesso I 39 sfollati vogliono giustizia: gli organi si attivino subito – dicono – e senza perdersi nei meandri della burocrazia dichiarino prima possibile l’eventuale agibilità di ogni casa e se non fosse così ci permetta di traslocare e di affittare una casa come si deve a spese di chi ha non solo danneggiato le nostre case, ma anche le nostre vite”.