“Erano già stati revocati nel 2016 i mandati sottoscritti dai titolari delle aziende indagata”. Si difende così Emanuele Galati Sardo, 39 anni, sindaco di Tortorici, centro nebroideo del messinese, di fronte al Gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto ieri.
Emanuele Galati Sardo era finito ai domiciliari insieme ad altri 45 indagati nell’ambito dell’operazione Nebrodi condotta da carabinieri e guardia di finanza e che ha scoperto truffe agricole per percepire contributi non dovuti. L’accusa per Emanuele Galati Sardo era quella di concorso esterno all’associazione mafiosa dei clan tortoriciani e una serie di truffe aggravate.
Il sindaco di Tortorici attualmente sospeso dall’incarico era finito nell’indagine non per l’attività amministrativa, è bene ricordarlo, ma per la sua attività professionale visto che gestisce un CAA per la presentazione delle pratiche agricole. Ieri, accompagnato dagli avvocati Nino Favazzo e Carmela Foti, per più di due ore Emanuele Galati Sardo ha risposto alle domande del gip Salvatore Mastroeni e dei pm Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Antonio Carchietti.
Nel corso dell’interrogatorio Galati Sardo ha anche prodotto la documentazione che confermerebbe la sua versione. Il sindaco avrebbe detto che “l’attività contestatagli è solo marginale rispetto al flusso di pratiche che sono attinenti al risanamento agrario, in quanto esercita la professione di agronomo e di aver revocato i mandati sottoscritti dai titolari delle aziende indagate che aveva in carico nel suo centro di assistenza agraria già nel 2016”.
Quindi non sarebbe stato il CAA gestito da Galati Sardo e dal padre ad occuparsi delle aziende finite nell’inchiesta e “il controllo demandato ai CAA è relativo alla corrispondenza tra la documentazione presentata e i dati immessi nel SIAn, ossia il sistema informativo unificato di servizi del comparto agricolo e non sulla effettiva veridicità della documentazione esibita, da cui richiede il contributo”.
I legali di Galati Sardo hanno presentato un’istanza di scarcerazione su cui il Gip si è riservato la decisione. Ieri sono stati anche interrogati a Messina Pietro Lombardo Facciale, Lucrezia Bontempo e Francesca Lupica Spagnlo. Tutti, ad eccezione di Francesca Lupica Spagnolo hanno scelto di rispondere e si sono difesi. Oggi si concluderanno gli interrogatori. Saranno ascoltati l’operatore del Caa Giuseppe Natoli, Carmelino Zingales, Giuseppe e Angelica Spasaro, tutti ai domiciliari. Sono invece già stati tutti interrogati i 48 arrestati e che si trovano in carcere tra Messina, Catania, Siracusa e Palermo.