È stata denominata “Old waste”, l’operazione della guardia di finanza di Palermo sul traffico illecito di rifiuti e reati tributari. Quindici persone sono state arrestate dagli agenti della guardia di finanza di Palermo responsabili a vario titolo di traffico illecito di rifiuti, emissione di fatture false e occultamento di documentazione contabile, operanti nel settore dello smaltimento di rottami metallici.
Gli accertamenti svolti dalle fiamme gialle, attraverso l’approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette e l’ausilio di verifiche fiscali condotte parallelamente ad intercettazioni telefoniche, hanno permesso di svelare un complesso meccanismo fraudolento finalizzato alla gestione di rifiuti metallici fuori dal circuito legale, mediante l’utilizzo di false fatturazioni.
Il traffico illecito, intercettato già dal sistema antiriciclaggio ha poi determinato l’avvio di più penetranti investigazioni di natura penale. Le indagini hanno permesso di portare alla luce un articolato sistema criminale, attraverso cui piccoli imprenditori titolari di ditte individuali, evasori totali e privi di autorizzazione ambientale, hanno movimentato solo cartolarmente merce per 3,5 milioni di euro, in realtà non corrispondente ad effettivi conferimenti di materiale.
La principale funzione delle ditte è stata quella di creare fatture false da consegnare a sei società specializzate nella raccolta trattamento dei rifiuti con sede a Palermo, Carini e Capaci che avevano la necessità di fornire giustificazione documentale al materiale acquistato a prezzi più convenienti da canali non ufficiali e che una volta lavorato sarebbe stato rivenduto a prezzo di mercato.
Il meccanismo era sempre lo stesso. I piccoli imprenditori, al primo livello della filiera, i cosiddetti “cenciaioli”, recuperavano metalli tipo rame, ferro, ottone, alluminio, provvedendo al successivo conferimento nelle piattaforme di raccolta che costituivano il secondo livello, a fronte dei conferimenti venivano emesse fatture per quantitativi di materiale ferroso di gran lunga superiori a quelli effettivamente ceduti dai “cenciaioli”.
Le fatture venivano pagate con bonifici/assegni bancari nei confronti dei cenciaioli che poi prelevavano in contanti le somme ricevute che provvedevano a restituire alle “piattaforme di raccolta” trattenendo solo una minima parte a titolo di compenso. In complesso sono 146 le persone indagate nell’operazione della guardia di finanza. In carcere 15 persone, titolari di “piattaforme di raccolta” e per i cosiddetti “cenciaioli”.