Palermo: al teatro Santa Cecilia Billy Cobham

Mister William Billy Cobham, “il re delle bacchette”, la leggenda del jazz, si esibirà per la prima volta al Real Teatro Santa Cecilia con l’Orchestra Jazz Siciliana in un concerto dedicato al suo 75° compleanno.

Dopo il grande successo del concerto di Christian Tumalan accompagnato sempre dall’Orchestra Jazz Siciliana e quello di Laila Biali Trio, la rassegna “Brass in Jazz” continua con il concerto dell’icona della musica d’improvvisazione. Billy Cobham salirà sul palco dello storico teatro del ‘600, il Real Teatro Santa Cecilia, venerdì 13 e sabato 14 dicembre con doppio turno alle ore 19.00 e 21.30 assieme all’OJS diretta dal Maestro Domenico Riina.

Un evento proposto dalla Fondazione the Brass Group che desta grande aspettativa grazie al ritmo e ai virtuosismi, allo swing, al groove, all’amore per l’improvvisazione del batterista, percussionista e compositore innovativo classe 1944 che ha suonato con i grandi nomi della musica, da Horace Silver a Miles Davis, ed è stato anche il fondatore assieme John McLaughlin, della Mahavishnu Orchestra.

Il 16 maggio di quest’anno, Billy Cobham, conosciuto in tutto il mondo come “Il Signore dei tamburi”, ha spento la settantacinquesima candelina di una vita spesa al servizio della musica ed è proprio con la musica che il celebre batterista ha voluto festeggiare la ricorrenza allestendo una speciale tournée celebrativa che lo ha portato in giro sui palchi di tutto il mondo. Adesso che il 2019 volge al termine, Cobham giunge a Palermo con le sue leggendarie bacchette per concludere questo lungo ed esaltante tour come ospite speciale dell’Orchestra Jazz Siciliana. Nato a Colón, Panama, ma subito trasferitosi con la famiglia a New York, Cobham è divenuto famoso per avere saputo infondere nel suo virtuosistico drumming uno straordinario concentrato di doti eccelse, quali potenza, creatività, grinta e tecnica percussiva, ma anche e soprattutto per avere saputo porre queste qualità al servizio di una musica senza confini, capace di spaziare dal jazz più acustico e legato alla tradizione a quello più elettrico e contaminato, dal rock alla world music, dal funk al soul fino alla fusion, ed è proprio di quest’ultima espressione musicale che egli è certamente una delle massime e storiche espressioni viventi.

Gli esordi professionali, nella seconda metà degli anni Sessanta, sono subito segnate da collaborazioni prestigiose condotte a fianco di figure leggendarie del jazz, come il pianista Horace Silver, il sassofonista Stanley Turrentine, la grande organista Shirley Scott e il chitarrista George Benson, ma è a cavallo tra i due decenni che si consumano le sue esperienze cruciali, allorché le sue bacchette incrociano la tromba di Miles Davis, scandendo il ritmo di alcune composizioni che poi verranno pubblicate in dischi epocali come “Bitches brew”, “Live/Evil” e “A tribute to Jack Johnson”.

E’ un momento magico in cui la nascita a getto continuo di nuove idee musicali e l’esplosione di creatività che squassa il jazz di quegli anni trovano in Cobham terreno fertilissimo per avventure ancora più esaltanti, come quella della leggendaria Mahavishnu Orchestra che fonda assieme al chitarrista John McLaughlin all’inizio degli anni Settanta, subito dopo che entrambi i musicisti hanno lasciato la corte di Davis. Gruppo tra i più innovativi della storia della musica, la Mahavishnu Orchestra inventa un nuovo linguaggio guizzando tra jazz e rock, crea ponti sonori mai ascoltati prima tra Oriente e Occidente, pone nuovi standard di riferimento nei suoni e negli assoli, apre la strada al genere fusion. Di tutto ciò rimane traccia ciclopica soprattutto nei primi due album, “The inner mounting flame” e “Birds of fire”.

La parabola dell’orchestra proseguirà sotto la guida di McLaughlin fin quasi alla fine degli anni Ottanta, pur con qualche lunga pausa, ma Cobham se ne distacca assai presto (eccetto un temporaneo ritorno nel 1984) per dedicarsi ad una carriera solista il cui primo tassello è costituito da “Spectrum”, album del 1973 in cui il musicista panamense condensa le influenze assorbite nei gruppi di Miles Davis e nella Mahavishnu. Oltre ad essere il disco di jazz-rock forse più venduto di ogni tempo, “Spectrum” è unanimemente considerato la Bibbia per ogni batterista e per il genere jazz-fusion.

Da allora il percorso di Billy Cobham è stato un susseguirsi di esperienze, tour, dischi e collaborazioni a cui i suoi tamburi hanno regalato battiti sempre emozionanti, da Carlos Santana a George Duke, dalla Glass Menagerie (band da lui fondata negli anni Ottanta) a Peter Gabriel, col quale ha avuto intensi rapporti artistici, da Stanley Clarke a Ron Carter, dal gruppo cubano Asere alla finlandese Orrenmaa Band. Nell’arco delle sue molteplici esperienze, Cobham ha riservato sempre una speciale attenzione alle grandi formazioni jazzistiche in ciò ricambiato dal fatto che la sua scrittura è particolarmente adatta (anche se di esecuzione molto impegnativa) ad essere interpretata da ampi organici.

Oltre a quelle già citate, tra le orchestre con cui Cobham ha collaborato e registrato dischi vi sono le europee Frankfurt Radio Big Band, la WDR Big Band di Colonia e la London Jazz Orchestra con la quale nell’estate del 2000 si è anche esibito al teatro greco di Taormina. A queste adesso si aggiunge l’Orchestra Jazz Siciliana che, sotto la bacchetta di Domenico Riina, accompagnerà Billy Cobham in un concerto di notevolissima caratura artistica e tecnica. Il repertorio scelto dallo stesso batterista riguarda alcune storiche composizioni che ripercorrono per intero la sua carriera, da “Spectrum” ai giorni nostri, e che compaiono ripetutamente in molte delle sue più importanti registrazioni discografiche.

 

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