Paternò (Ct): call center con debiti per 14 milioni di euro, due indagati

Una persone è finita ai domiciliari e un’altra ha ricevuto una interdittiva nonché a un decreto di sequestro preventivo per 2,4 milioni di euro emessi dal gip di Catania nell’operazione “Who is” della guardia di finanza. Le indagini hanno riguardato il dissesto e il fallimento della Qe’ srl di Paternò nel catanese.

Alla fine del 2016 la società a responsabilità limitata ha chiuso i locali licenziando più di 200 lavoratori dipendenti e centinaia di lavoratori a progetto. Nel giugno del 2017 il tribunale di Catania ha dichiarato il fallimento della società paternese gravata, tra l’altro, da debiti erariali non assolti per circa 14 milioni di euro.

Il dissesto finanziario della Qe’ srl ha avuto inizio nel 2012 quando il patrimonio netto non più esistente (saldo negativo di oltre un milione di euro) venne nascosto agli amministratori attraverso la redazione dei bilanci fasulli per proseguire l’attività in modo fraudolento. Eppure, la società di call center dal 2009, anno di sua costituzione, ha usufruito anche di agevolazioni finanziarie e di crediti d’imposta riservati alle aziende localizzate nel Mezzogiorno per l’assunzione di lavoratori svantaggiati.

Il provvedimento eseguito oggi ai finanzieri di Catania hanno disposto gli arresti domiciliari per Patrizio Argenterio, 64 anni, presidente del consiglio di amministratore e amministratore anche di fatto della Qe srl a partire dal 2013 fino alla dichiarazione del fallimento. Il soggetto è indagato per omesso versamento IVA, falso in bilancio e bancarotta fraudolenta. Argenterio risulta essere oggi amministratore della Zenith alluminio srl con sede a Manerbio (Bs), attiva al 2015 nel settore della “fabbricazione di imballaggi leggeri in metallo”; tra il 2014 e il 2017 è stato sostituito, in incarichi amministrativi in ben 14 società, prevalentemente, dal figlio e a Mauro De Angelis di seguito individuato.

Disposta anche l’interdittiva del divieto temporaneo per sei mesi di esercitare ruoli direttivi di persone giuridiche e imprese per Mauro De Angelis, 70 anni, in qualità di amministratore della Qe’ srl dal luglio 2015 fino al fallimento del 2017.

De Angelis è già noto alle cronache per essere stato ristretto ai domiciliari nel 2017 dalla finanza per un’indagine della procura di Roma sempre per l’ipotesi delittuosa di bancarotta fraudolenta; singolare e significativa è la circostanza che De Angelis abbia ricoperto, nel tempo, cariche amministrative in oltre 40 società commerciali.

Il sequestro preventivo a carico di Argenterio e Di Mauro per il profitto criminoso conseguito per l’omesso versamento dell’Iva per il 2015 pari a quasi un milione e 200 mila euro previa escussione di eventuali disponibilità bancarie ancora a disposizione della Qe’ srl.

Nel 2017 la società aveva omesso il versamento dell’Iva. Argenterio è anche destinatario di un decreto di sequestro preventivo per equivalente per un importo di oltre un milione di euro per un valore complessivo di un milione 300 mila euro.

L’operazione, denominata Who is è stata caratterizzata dall’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali nonché di perquisizioni locali, dall’analisi di documentazione bancaria e all’assunzione di informazioni da dipendenti della società fallita.

L’investigazione dei finanzieri ha permesso i tracciare le condotte criminose poste in essere dal managament della Qe’ srl. la società nel 2015, in pieno dissesto, dopo aver beneficiato di tutti i contributi e gli sgravi possibili concessi per l’insediamento in Sicilia dell’attività aziendale, ha iniziato lo svuotamento delle casse sociali effettuando pagamenti e cessioni distruttive di beni a beneficio di imprese riconducibili direttamente alla cerchia degli indagati.

Il deficit patrimoniale della Qe’ srl, pari ad oltre un milione i euro all’inizio del 2013, per effetto delle condotte di falso in bilancio, omessi versamenti di imposte e contributi previdenziali nonché distrazioni e pagamenti preferenziali, ha raggiunto nell’ultimo bilancio approvato per il 2015 un valore di oltre 7 milioni di euro.

Le fiamme gialle hanno monitorato una cessione di beni azienali (postazioni informatiche, arredi, apparati telefonici utilizzati per i servizi di call center), realizzata a maggio del 2017 a favore di una società milanese, la Telesurvey srl, operativa nello stesso settore della Qe’ srl.

I beni, materialmente trasferiti nella sede meneghina della cessionaria, sono stati ceduti in assenza di corrispettivo per la cedente Qe’ rispetto al loro effettivo valore di mercato pari a 50 mila euro.

Nel corso delle indagini sono emerse ulteriori gravi condotte dolose degli amministratori della fallenda srl e si concretizzavano nell’effettuazione di pagamenti preferenziali, durante il dissesto e prima dell’apertura della procedura fallimentare, a favore di società a loro stessi riconducibili, il tutto a anno di lavoratori e erario le cui spettanze per legge, andavano soddisfatte con precedenza. All’epoca vennero avanzate oltre 200 istanze per crediti a retribuzione e TFR.

Così la Yukti srl di Brescia, esercente l’attività di holding-assunzione di partecipazione, società titolare del 93% delle quote Qe’ srl dichiarata fallita dal tribunale di Brescia nel novembre 2018, amministrata dal giugno 2016 da Mauro De Angelis che era subentrato a Patrizia Argenterio e riceveva tra il 2015 e il 2016 il versamento i 76 mila euro per un credito da finanziamento soci.

Anche la fallita Yukti srl aveva accumulato debiti erariali per circa 2 milioni di euro.

Zenith srl è stata dichiarata fallita a gennaio del 2019 con sede a Manerbio, esercente l’attività i produzione, commercializzazione di prodotti in alluminio e di plastica e riceveva pagamenti preferenziali per crediti originati da forniture i servizi per oltre 330 mila euro. La Zenith srl era amministrata dal figlio Patrizio Argenterio.

La terza società beneficiaria di un pagamento preferenziale di 55.200 euro per fornitura i servizi è la Wave contact srl. quest’ultima, avente sede a Brescia, esercente l’attività di servizi di contact center, dichiarata fallita dal tribunale di Brescia nel maggio 2017, era amministrata dagli stessi Argenterio e De Angelis.

Il debito nei confronti della Wave contact era maturato nel 2016, anno in cui la Qe’ srl aveva cessato la propria attività. A ultimo, a beneficiare di un pagamento di 828.700 euro, in violazione della par condicio credito rum, è la Di Bella srl quale creditrice di Qe’ srl in quanto locatore degli immobili utilizzati alla fallita.

La Di Bella srl con sede a Paternò, esercente l’attività di edilizia civile nel settore delle telecomunicazioni, era amministrata da Franz Di Bella, 41 anni che, figurando, dall’altro lato, quale consigliere di amministrazione della stessa Qe’ era ben consapevole dello stato di dissesto in cui quest’ultima versava.

Le operazioni finanziarie che aggravavano il già conclamato dissesto del call center i Paternò potevano realizzarsi senza suscitare alcun clamore per effetto delle continue falsificazioni di bilancio poste in essere dagli indagati che in questo modo nascondevano al mondo esterno la reale situazione economico-patrimoniale della Qe’.

Tra le voci di bilancio false appostate nell’attivo del bilancio 2014 veniva rinvenuta l’iscrizione di crediti per fatture da emettere per 2 milioni di euro a fronte di fatture poi emesse per soli 700 mila euro. Nell’attivo, addirittura, venivano posizionati 350 mila euro di stipendi da lavoro inquadrati come immobilizzazioni e non come, si doveva, quali costi d’esercizio.

Ulteriore artificio è stato realizzato attraverso l’emissione di non veritiere “note di rettifica” delle fatture i vendita per le quali era stata regolarmente versata dai clienti l’Iva applicata. Per effetto di queste note, quindi, i ricavi conseguiti venivano impropriamente qualificati come esenti conseguendo la sparizione dal bilancio sia dei ricavi che dell’Iva già incassata per conto dello Stato.

L’indagine, condotta dalle fiamme gialle di Catania, ha permesso di fare luce su uno dei dissesti aziendali che più ha impattato sul tessuto economico-sociale del territorio etneo. Il fallimento di una rilevante azienda locale gestita dagli amministratori indagati, negli ultimi anni di vita, in dispregio agli obblighi di legge, frodando lavoratori, enti assistenziali e previdenziali e non versando le imposte dovute.

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