La Vucciria, uno dei capolavori del pittore siciliano Renato Guttuso sarà in mostra a Roma a Montecitorio dal 29 novembre al 12 gennaio 2020.
Il quadro, oggi esposto nel complesso monumentale del palazzo Chiaromonte-Steri, sede del rettorato dell’università di Palermo, potrà essere ammirato a Roma, nella prestigiosa sala Lupa di palazzo Montecitorio, sede della camera dei deputati.
L’esposizione, promossa dall’università di Palermo e dalla fondazione Sicilia, rappresenta un importante momento di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale siciliano e vuole essere l’inizio di un ciclo di appuntamenti che renderanno protagoniste anche le altre regioni italiane.
Sarà l’occasione per esporre e rendere visibili per la prima volta al pubblico altri due capolavori di Guttuso: il “Cristo deriso” del 1938 e i “Carrettieri siciliani” del 1946, appartenenti alle collezioni della Camera dei Deputati.
La Vucciria è un grande dipinto di tre metri quadrati realizzato nel 1974 quando Guttuso era nel pieno della sua creatività e maturità artistica e venne donato dallo stesso Guttuso all’università di Palermo, dove è normalmente esposto presso la sede istituzionale di palazzo Chiaramonte-Steri.
La Vucciria, considerato il dipinto più celebre di Guttuso, immerge lo spettatore in una scena di vita quotidiana, in uno dei più affascinanti mercati di Palermo; con realismo crudo e sanguigno come le carni esposte nel famoso omonimo mercato di Palermo, esprime una delle tante anime della città siciliana ed è talmente forte il segno dell’artista e il senso del colore che sembra sprigionare il vocio e la cantilena quasi araba dei vanniaturi del celebre mercato palermitano che dà il nome al quartiere, ed emanare i profumi dei prodotti tipici, frutta e verdura, esposti sulle bancarelle, ingredienti saporosi per la cucina siciliana.
Il termine vucciria deriva dal francese boucherie, in italiano macelleria, poi italianizzato in bocceria e infine sicilianizzato per essere usato oggi con il significato di confusione, cioè quel miscuglio incomprensibile di voci, di persone, di oggetti, di espressioni e di azioni tipiche del mercato.
Questo conduce alla struttura del mercato palermitano, che ricorda moltissimo i suk, quei mercati organizzati in corporazioni, nati dalla cultura degli arabi, che furono i padroni della Sicilia tra il IX e il X secolo.
Chi osserva il quadro è affascinato dalla vucciria della gente, dalla confusione quindi, della gente e della merce, come se le voci e gli odori venissero fuori dal dipinto.
Si possono notare i passanti che si incrociano in un contatto fisico che sembra abituale, in considerazione del poco spazio e del grande afflusso di gente.
In tutta la scena appare solo un pezzetto di strada visibile ai piedi della donna al centro della scena. Lo spazio viene scandito ritmicamente dalle cassette ricche di pesci e di crostacei a sinistra, dal marmo, dove il pescivendolo mette in bella mostra le teste dei pescispada, fino alle casse di frutta e verdura che circondano i passanti, senza dimenticare la macelleria con il realismo crudo delle carni appese sugli uncini da carnezziere.
L’evento è promosso dall’Università di Palermo, dalla Fondazione Sicilia e organizzato da Civita, con il contributo di Igea Banca.