Un confronto aperto al dialogo sulla vita istituzionale più longeva dell’umanità: la Chiesa.
Monsignor Giombanco si presenta con temperamento pacato, colto, aperto al confronto, non esula le domande che chiedono chiarezza, laddove, le tematiche si presentano forti di un’attualità ostica alla Chiesa.
Sulla strada aperta da Papa Francesco ci si interroga quali sono le modalità pratiche attraverso le quali, oggi, la Chiesa vuole parlare al suo popolo, ai popoli del mondo. Da Abramo a Mosè ai giorni nostri la Chiesa deve rivedersi, rinfrancarsi, rivalutarsi, rinforzarsi di una fede autentica “immersi nel pluralismo culturale e religioso la fede è una scelta di libertà, il cristianesimo dell’obbligo non esiste più”.
Le domande rivolte a Monsignor Giombanco spaziano dal confronto con la scienza alle difficoltà delle famiglie, dalla tematica degli immigrati alla piaga della “sessualità tra i corridoi della Chiesa”, dai cristiani perseguitati nei paesi poveri del mondo al laicismo dominante nell’occidente.
Un dialogo aperto le cui risposte aprono lo spazio della riflessione autentica.
Di certo un confronto che vuole capire quanto la Chiesa è disposta a dare in risposta alle sfide di oggi. Cosi Monsignor Giombanco segna una strada certa è sicura “l’amore”.
In sintesi nessuno è reo dal non peccare. Nella risposta data sulle difficoltà in cui oggi riversano le famiglie, il vescovo, sembra presentarsi sulla stessa linea di Papa Francesco “oggi le famiglie sono più povere, vivono maggiori difficoltà, sono plurime ed allargate, il nostro compito e di accoglierle, sostenerle”; stessa lungimiranza nel rapporta tra fede e biotecnologie “ la Chiesa non deve scontrarsi con la scienza ma incontrarsi perché fede e scienza camminino verso i medesimi orizzonti”; anche sugli ultimi pettegolezzi delle due suore sicule in attesa “prima di giudicare o colpevolizzare perché non pensare che dietro la suora vi è una persona che potrebbe anche vivere un dramma.”
Dignità e amore questa la strada che deve perseguire la Chiesa oggi.
Nell’annunciare il servizio che potete di seguito ascoltare, rammentiamo gli auguri rilasciati da Papa Francesco nel natale del 2014: egli fa un elenco impietoso delle 15 malattie di cui è affetta la curia vaticana:
- sentirsi immortali;
- avere il complesso degli eletti;
- nascondersi sotto i documenti diventando macchine a pratiche;
- pianificare tutto vanificando la libertà d’azione dello Spirito;
- nutrire rivalità e vanagloria;
- avere vesti, insigne e onorificenze come obiettivo primario;
- la doppia vita ipocrita e perfino dissoluta;
- il terrorismo dei pettegolezzi;
- la divinizzazione dei capi nell’intento di far carriera;
- i circoli chiusi la cui appartenenza diventa simile ad un cancro;
- gli esibizionismi;
- la moltiplicazione dei poteri;
- la calunnia
- il discredito degli altri propalato addirittura attraverso la carta stampata.
Un’Europa laicizzata e cinica una curia romana corrotta, non vi sono soluzioni definitive, ma la sfida di una Chiesa indebolita in un mondo ingiusto, nel nome del ritorno al Vangelo, ai fondamentali della fede e dell’umanità ( dal libro “il vaticano secondo Francesco).
Foto & Montaggio Salvo Anzà