Sarà inaugurata il 4 novembre, lunedì prossimo, a Messina, la mostra dedicata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa “eroe del nostro tempo” alla caserma Bonsignore.
Nel giorno in cui si celebra la festa dell’unità nazionale e la giornata delle forze armata, in ricordo di chi ha contribuito con la propria vita a rendere libero il nostro Paese, sarà inaugurata la mostra dedicata al generale Dalla Chiesa a partire dalle 12.00.
Alla presenza di autorità civili, militari e religiose della provincia di Messina, sarà tagliato il nastro inaugurale della mostra dal titolo “Carlo Alberto Dalla Chiesa medaglia d’oro al valor civile e medaglia d’argento al valor militare – eroe del nostro tempo”. Madrina dell’evento sarà il prefetto di Messina, Maria Carmela Librizzi che suggellerà il legame tra il generale e il prefetto Dalla Chiesa con le istituzioni in cui ha sempre creduto e che ha rappresentato con onore e fedeltà.
Figlio d’arte, trascorse buona parte dell’infanzia in terra di Sicilia (il padre Romano, negli anni ’30 prestò servizio in Sicilia quale comandante della divisione di Agrigento con il grado di maggiore, partecipando alle campagne del prefetto Mori). Nominato sottotenente di fanteria nel ruolo del complemento, in data 5 dicembre 1942 transitò con lo stesso grado nell’arma dei carabinieri, conseguendo il trasferimento in s.p.e. per merito di guerra con D.L. 31 maggio 1945 e con anzianità 1° ottobre 1941. Tra i Comandi in cui prestò servizio figurano le tenenze di San Benedetto del Tronto, Bari esterna, Roma-Parioli e Salsomaggiore, la compagnia di Casoria, Firenze esterna, il comando forze repressione banditismo (C.F.R.B.) in Sicilia, la compagnia interna di Firenze, la compagnia di Como ed il gruppo interno di Milano. In seguito, nel grado di tenente colonnello fu dapprima capo ufficio OAIO presso la IV brigata di Roma, poi comandante del nucleo di polizia giudiziaria di Milano, quindi comandante del gruppo della stessa città, sino a quando, con la promozione a colonnello, venne destinato al comando della legione di Palermo, che mantenne dal 1966 al 1973.
Durante il periodo della sua permanenza nel capoluogo siciliano, con D.P.R. del 27 settembre 1970 venne decorato di medaglia di bronzo al valor civile.
Promosso generale, dopo aver comandato la brigata di Torino per quattro anni, nel 1977 assunse per decreto governativo l’incarico di coordinatore del servizio di sicurezza degli istituti di prevenzione e di pena e, a partire dal settembre 1978, anche le funzioni di coordinamento e cooperazione tra le forze di polizia per la lotta contro il terrorismo, alle dirette dipendenze del ministro dell’interno. Continuò in tali incarichi anche con il grado di generale di divisione, conseguito il 31 dicembre 1977, sino a quando non fu preposto al comando della 1ª divisione carabinieri “Pastrengo” di Milano, che resse dal dicembre 1979 al dicembre 1981. Fu vice comandante generale dell’Arma dei carabinieri dal dicembre 1981 al maggio 1982.
Promosso al grado di generale di corpo d’armata al momento di lasciare la carica di vice comandante generale (5 maggio 1982), con decorrenza dal giorno successivo venne collocato in ausiliaria e nominato Prefetto di 1ª classe e destinato a Palermo. La sera del 3 settembre 1982, mentre si dirigeva in compagnia della moglie al proprio domicilio, cadde con essa in un agguato mortale. Quanto la personalità e l’operato del generale Dalla Chiesa fossero apprezzati dal governo e dalla nazione è dimostrato dai seguenti altissimi riconoscimenti decretati alla sua memoria: medaglia d’oro al valor civile.
Nello stato di servizio del Generale Dalla Chiesa figurano – oltre ad attestati di benemerenza ed altre distinzioni cavalleresche –19 encomi solenni, tributatigli nel corso della carriera.
Nel corso della sua lunga carriera, il generale Dalla Chiesa fu l’artefice della risposta dello Stato all’aggressione terroristica, dapprima con la costituzione degli speciali reparti dei Carabinieri antiterrorismo, poi anche in contesto interforze, e riuscì ad organizzare, mediante l’adozione di mezzi e soprattutto mentalità moderni, basati sull’analisi della massa dei dati informativi che giungono dalla struttura territoriale dell’Arma, gli organismi investigativi in modo tale da affrontare questa nuova gravissima minaccia che in quegli anni aveva causato molte vittime tra i servitori dello stato, magistrati, forze dell’ordine, esponenti politici.
Nell’aprile del 1982, quando Dalla Chiesa ricoprì l’incarico di vice comandante generale dell’arma, la massima funzione cui poteva ambire all’epoca un carabiniere, venne nominato prefetto di Palermo. Dalla Chiesa, richiese al governo tutti i poteri in vigore per il suo compito, ovvero poteri reali; legislazione ad hoc, uomini, mezzi e fondi. Nell’estate del 1982 a Palermo ci furono 52 morti e 20 lupare bianche. Nel giugno 1982 inviò il rapporto dei 162, una vera mappa del crimine organizzato. Poi seguì un rapporto sul mondo delle false fatture e dei contributi pubblici finiti nelle tasche di noti esponenti dell’imprenditoria di Palermo e Catania. Inoltre il Generale promosse accertamenti e indagini su comparati, parentele e amicizie, finanche ad avviare un’indagine sui registri di battesimo e nozze per vedere quali politici avessero mai presenziato a eventi di famiglie mafiose.
Cosa Nostra reagì e il 3 settembre 1982 trenta pallottole di Kalashnikov falciarono il generale Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti-Carraro, mentre un altro killer uccise l’agente di scorta, Domenico Russo. Il generale tentò di proteggere invano la moglie col suo corpo, prima di esalare l’ultimo respiro.
L’impegno ed il sacrificio del generale Dalla Chiesa – che anche oggi ricordiamo – hanno avuto il merito di scuotere le coscienze dei siciliani e degli italiani ed hanno posto le basi per quella riscossa civile che, anche attraverso il martirio di altri servitori dello Stato, ha condotto successivamente ad infliggere duri colpi alla mafia.
Esempio emblematico del pensiero e dei valori dell’uomo e del carabiniere sono alcuni passaggi dei discorsi del generale Dalla Chiesa fra i quali si evidenziano quello del 2 giugno 1982, laddove rivolgendosi agli studenti del Liceo Garibaldi di Palermo disse: “… Credo nei giovani e sono venuto qui per dare loro qualcosa: spero di riuscire a creare con questa mia attività per lo meno dei dubbi in coloro che vivono nel marcio, che prosperano sulla corruzione. Io credo ancora che esistano valori, soprattutto perché noi siamo uomini e non numeri. Bisogna respingere qualsiasi forma di corruzione perché è su questa che si alimenta la mafia e il vostro condizionamento.
Bisogna fare affidamento esclusivamente sulla propria intelligenza. La mafia è un modo di essere, un modo di pensare che travolge chiunque; noi dobbiamo studiare il modo come combatterla. A me non interessano i prefetti costruiti sui vari metalli, il ferro, l’acciaio. Quello che a me interessa, non sono gli episodi singoli, non mi interessa scoprire chi è l’autore di un omicidio, ma mi interessa scoprire che cosa determina un omicidio: mi interessa il fenomeno.
Non ho preventivato la paura. Nel momento in cui ho fatto certe scelte ho calcolato anche questo rischio. Quello che però cerco di fare è di limitare la paura solo a me stesso, senza trasmetterla ad altri”.”
Il 29 giugno 1982, invece, in un discorso rivolto ai familiari dei tossicodipendenti all’Istituto Don Bosco di Palermo, il generale disse: “Io non posso mettere in bilancio che dei giovani si affaccino alla società con la spina dorsale flessa, non posso ritenere che tutto ciò sia inevitabile. Avremmo già perso la nostra battaglia se ritenessimo di non poter far nulla per riportarli a vivere l’ambiente della gioia, e fare in modo che siano protagonisti di un avvenire costruito con le proprie mani. Per questo tutti dovremmo essere uniti perché non si è soltanto padroni della propria personalità ma anche dei propri diritti (…)”. Non dobbiamo genufletterci perché siamo tutti portatori di meningi e di valori spirituali. Rivalutare e difendere le une e gli altri vuol dire non privarci degli unici strumenti che ci possono consentire di rimanere i veri protagonisti del nostro destino. Io dico a questi giovani: non fatevi fagocitare dai ladri del sistema gestito da chi vi toglie ossigeno per trarne lucro e prestigio. (…).
La mostra che sarà inaugurata attraverso un percorso espositivo con pannelli illustrativi ricchi di fotografie ed immagini dell’epoca, ripercorre i momenti salienti della sua vita professionale vissuti durante la lunga milizia nell’arma dei carabinieri ma anche nel breve periodo in cui è stato prefetto di Palermo. Saranno illustrati anche momenti di vita privata ed in particolare di vita familiare che risaltano i grandi principi morali del Generale Dalla Chiesa. Emblematica è l’immagine che lo raffigura in alta uniforme da ufficiale dei carabinieri con in braccio sua nipotina Giulia.
La mostra, inoltre, sarà arricchita anche da una suggestiva esposizione di uniformi, cimeli e documenti dell’epoca. Verrà esposta una riproduzione dell’uniforme indossata dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, durante il periodo in cui ha ricoperto l’incarico di Vice Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri (10.12.1981 – 05.05.1982) ma anche documenti originali a sua firma che richiamano gli interventi di etica morale e professionale durante i periodi di comando nell’Arma dei Carabinieri, nonché atti di Polizia Giudiziaria relative alle indagini sull’agguato che portò al suo assassinio e a quello della propria consorte il 3 settembre 1982 in via Isidoro Carini a Palermo.
Al riguardo infatti assume un grande valore storico e sarà esposto un rapporto giudiziario relativo alle indagini che furono effettuate successivamente al suo assassinio ed il conseguente mandato di cattura dei responsabili dell’agguato firmato dal giudice Giovanni Falcone.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 4 al 22 novembre presso i saloni di rappresentanza del comando Interregionale CC Culqualber – dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.30 mentre il sabato dalle 9.00 alle 12.00.