“Il versamento delle somme dovute dovrà essere effettuato entro il termine di 30 giorni dalla ricezione del presente avviso di pagamento con espressa avvertenza che in caso contrario sarà avviata la procedura di recupero coattivo del credito con l’aggravio di sanzioni, interessi e spese così come previsto dalla regolamentazione vigente”. È questo il contenuto di centinaia di intimazioni di pagamento della TIA, tariffa di igiene ambientale, inviate ai cittadini di Tortorici dall’AtoMe1, società ormai in liquidazione.
Gli ignari cittadini si sono visti recapitare bollette anche oltre i seicento euro. Una vera e propria tegola in testa, considerando anche che avrebbero soltanto un mese di tempo per effettuare il pagamento o due mesi di tempo per proporre ricorso avverso al pagamento richiesto. Ai cittadini vengono richiesti i pagamenti di parte o tutte le fatture anche dal 2008 al 2012. Nel 2017 l’Ato aveva chiesto il pagamento delle bollette 2011-2012 anche a chi la bolletta l’aveva regolarmente pagata. Lo stesso aveva fatto nel 2018 per conguagli riferiti al 2012.
Molte di queste fatture erano state già pagate alla stessa Ato e adesso pare che dovrà essere cura dei cittadini dover perdere tempo ed energie per dirimere la questione e informare il responsabile del procedimento, Antonino Colica, di aver già pagato le bollette richieste.
Ma c’è un problema ulteriore per i contribuenti di Tortorici che nel 2012, su disposizioni del comune, all’epoca guidato dal sindaco Carmelo Rizzo Nervo, avevano pagato quanto dovuto non all’Ato Messina1 rifiuti, ma direttamente alle casse comunali. E si legge chiaramente che “il pagamento in favore del Comune solleva gli utenti da quello nei confronti dell’Ato”.
L’Ato Messina1, Spa in liquidazione dal 9 agosto 2017, era stata già sanzionata lo scorso anno dall’autorità garante della concorrenza e del mercato per la scorrettezza delle pratiche commerciali nella riscossione della Tia per i cittadini dei 33 comuni compresi nell’attività d’ambito per gli anni dal 2008 al 2012. La storia sembra ripetersi. Il garante aveva già accertato che l’Ato aveva “attivato illegittimamente procedure coercitive di pagamento attraverso l’ingiunzione fiscale per il pagamento di importi prescritti o di cui non era stata verificata l’effettività o l’avvenuto pagamento.
Mentre a Capo d’Orlando i consiglieri di minoranza nei giorni scorsi hanno presentato in merito una interrogazione all’amministrazione, da questo punto di vista al comune oricense nulla si muove.