Due usurai sono stati arrestati a Catania dagli agenti della guardia di finanza per aver applicato un tasso usuraio dal 177% al 2.000%. Ad arrestarli sono stati gli agenti della guardia di finanza del capoluogo etneo.
I due avrebbero prestato e poi chiesto denaro a tasso usuraio ad un imprenditore di una piccola azienda. Le manette sono scattate ai polsi di Alfonso Giovanni Angiolini, 62 anni, commerciante e di Camillo Scuderi, 35 anni, figlio di Salvatore Scuderi, esponente del clan Santapaola-Ercolano e genero di Alessandro Di Pasquale, scarcerato nel 2015 dopo essere stato arrestato per traffico di droga.
Le indagini delle fiamme gialle etnee erano state avviate a seguito della denuncia presentata dalla stessa vittima. Dal 2011 ad oggi Scuderi avrebbe concesso 10 prestiti per 18 mila euro pretendendo, oltre alla restituzione del capitale, interessi per oltre 23 mila euro per un tasso comprensivo tra il 117% e il 1.997%. Angiolini, invece, avrebbe erogato tre prestiti per complessivi 14 mila euro applicando un tasso variabile che andava dal 108% al 650% pretendendo interessi per oltre 11.000 euro. Il Gip ha disposto anche il sequestro di 35 mila euro.
I due indagati sono stati posti ai domiciliari e dovranno rispondere di usura aggravata ai danni di un piccolo imprenditore. La vittima, prima lavoratore dipendente non in regola e poi titolare di una ditta individuale di Catania, per fronteggiare bisogni personali e, successivamente, di sostenere la propria attività professionale, si rivolgeva ai due arrestati per ottenere prestiti in denaro contante.
La vittima si era rivolta a Scuderi nel 2011 perché, non disponendo di redditi ufficiali e continuativi, non poteva avere agevole accesso a piccoli prestiti bancari. Si rivolse a Meluccio per sostenere i costi iniziali per l’istruttoria del mutuo bancario per l’acquisto della prima casa. Per un prestito di 1.000 euro ha avuto la disponibilità immediata di 900 euro e l’obbligo di versare ogni mese 100 euro di interessi, senza limiti temporali, ma fino all’integrale restituzione dell’intera somma da corrispondere in un’unica soluzione. Una volta bloccato nel tunnel dell’usura, il piccolo imprenditore si è visto costretto a chiedere nuovi prestiti sia per onorare il corrispettivo usuraio che per sostenere la propria attività e le spese familiari.
In un caso, per restituire un prestito di 2.000 euro per cui erano già stati corrisposti 3.000 euro di interessi, il malcapitato era costretto ad accendere un finanziamento per 3.000 euro con un istituto bancario a nome della sua convivente per l’acquisto di porte di una nuova abitazione in uso a Scuderi. Nel caso specifico l’usurato, per la restituzione del capitale di 2.000 euro, era costretto a contrarre un finanziamento per un importo ben maggiore.
La mostra dell’usuraio era sempre più stretta e nel 2015 il piccolo imprenditore è stato costretto a rivolgersi ad Angiolini che gli ha concesso, in tre circostanze, prestiti per 4.000, 6.000 e 4.000 euro in contanti. La rata usuraia pretesa per i prestiti era 450 euro a settimana pari ad un tasso oscillante tra il 108% e il 520% ben oltre la soglia limite del 17%. Per restituire un capitale residuo di quasi 7 mila euro, la vittima è stata costretta a cedere in garanzia la propria attività professionale ad Angiolini valutandola 15.000 euro, valore sottostimato rispetto a quello reale di mercato, ricavandone, in contanti, la differenza pari a 8.000 euro. L’usurato però poteva continuare ad esercitare la propria professione pur avendo ceduto, solo informalmente l’impresa, pagando un affitto di 100 euro settimanali.
Il piccolo imprenditore, pur restando intestatario della licenza, aveva perso anche la propria azienda e per il suo riacquisto era stato pattuito che dopo il pagamento dei canoni di locazione, per cinque anni, avrebbe avuto la possibilità di riscattarla a 15.000 euro. Più volte la vittima ha cercato di fare valere le proprie ragioni sottolineando che non si trovava più nelle condizioni di poter adempiere ai pagamenti impostigli e che comunque aveva corrisposto agli stessi interessi pari ad almeno il doppio del capitale ricevuto. Ciò nonostante, i due odierni arrestati non desistevano dai loro propositi criminali, portando fino in fondo la loro azione di recupero dei profitti usurai.